Insegnante e giornalista, lo presenta alla libreria Bonanzinga
MESSINA – Simona Moraci è una giornalista e insegnante messinese. Dopo “Duecento giorni di tempesta” e “L’eterno”, per Marlin editore, ha appena pubblicato il suo nuovo romanzo, ambientato nella Messina degli anni Novanta: “Come pesci sugli scogli” di Simona Moraci, per Morellini editore. In primo piano la storia di due adolescenti.
L’autrice lo presenta oggi, alle 19, alla libreria Bonanzinga, in dialogo con il provveditore Stello Vadalà. Prenotazione obbligatoria in libreria.
La storia di “Come pesci sugli scogli”
Messina, 1998. Save frequenta il quinto anno del liceo scientifico. Figlio di un pescatore, un uomo violento che tormenta lui e sua madre, è preso in giro e vessato da un gruppetto di compagni, tra cui spicca Luca. Chiara, al terzo anno, ha invece una famiglia che la ama e sogna di fare la scrittrice.
Chiara e Save dopo uno scontro casuale e un incontro fortuito nel laboratorio di fisica iniziano a frequentarsi. Tra la dolcezza di un amore che sboccia, le prime esperienze e il turbinio delle emozioni adolescenziali, Chiara si ritrova invischiata in una situazione più grande di lei. Assieme all’amica Tilde si fa coinvolgere da Luca e i suoi amici, e in un pomeriggio tutto degenera.
Si mettono in moto così una serie di eventi che cambieranno il destino di tutti i ragazzi coinvolti, legati da un unico filo che si sviluppa attraverso “nodi” del tempo. Un omaggio al fisico austriaco Schrödinger e alla sua teoria che è perno e leitmotiv dell’intero romanzo.
“La vita inquieta dei miei alunni mi ha ispirato”
Spiega Simona Moraci: “Da ragazzina la teoria di Schrödinger, secondo cui il gatto nella scatola può essere allo stesso tempo sia vivo sia morto, mi ha fatto sognare. La coesistenza di due universi, l’idea che il tempo si potesse spezzare, mi è sembrata la più affascinante delle fiabe. Oggi, che da quell’adolescenza sono distante, vivo l’età inquieta dei miei alunni, di chi cresce nei quartieri difficili, in cui insegno ormai da diversi anni. Questo paradosso, liberamente interpretato, fa da struttura narrativa al romanzo, e ci porta nella vita di due adolescenti siciliani degli anni Novanta, Chiara e Save”.
E ancora: “Save, alle soglie della maturità, ha un vissuto di abusi e sente la puzza della miseria e del male incollarsi alla pelle. La sente nel rifiuto degli altri, nella ferocia dei suoi compagni che lo chiamano il “pesciaro”, perché figlio di un pescatore. Chiara, al terzo anno, ha una famiglia che la ama ed è cullata dall’affetto del padre e della nonna. Il suo approccio alla realtà è sognante, fatto di parole, ingenuo. Le loro vite, così distanti, si incontrano e si intrecciano, nella scoperta dell’amore e nella fuga dal dolore. Il romanzo si anima attraverso vissuti violenti, che non sono solo quelli delle periferie, ma anche dell’alta borghesia. Gli adulti sono percepiti spesso come fantasmi che, nel bene e nel male, sussurrano all’orecchio dei prrotagonisti, orientandone le scelte. E tali scelte divengono “nodi”, fratture di una realtà spesso difficile da accettare in cui l’amore rimane l’unica forza in grado di rigenerare l’universo”.