Duisburg, 14 anni dopo non è finita. E forse non finirà mai

Duisburg, 14 anni dopo non è finita. E forse non finirà mai

Mario Meliado

Duisburg, 14 anni dopo non è finita. E forse non finirà mai

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sabato 14 Agosto 2021 - 10:58

Il Tribunale di sorveglianza di Roma ha deciso: resta al “carcere duro” Giovanni Strangio. E dopo il massacro del 2007, l’iter giudiziario resta incompleto

«Warum?». Perché?
L’orrore, i fiori, e l’incomprensibilità apparente di quella notte spesso definita «l’11 settembre della ‘ndrangheta»…
Si consumava in Germania 14 anni fa – nella notte fra il 14 e il 15 agosto del 2007 – la terrificante strage di Duisburg. Un eccidio che diede alla Calabria un tipo di notorietà planetaria del quale avrebbe fatto volentieri a meno.

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L’ultima notizia è solo di una manciata di ore fa. Resta al “carcere duro” a Rebibbia Giovanni Strangio, fratello di Sebastiano, una delle vittime dell’eccidio di Duisburg. I due fratelli erano i comproprietari del locale davanti al quale avvenne il massacro: si scoprirà in seguito che la “mente” della strage è proprio Giovanni Strangio. Perché mai? Per i ritenuti rapporti di parentela con Giuseppe e Francesco Nirta.

A decidere che Strangio rimarrà al 41-bis la Corte di Cassazione, accogliendo in sostanza la tesi a supporto della decisione del Tribunale di Sorveglianza di Roma (ottobre 2020). La ritenuta «revisione critica» da parte di Strangio, è un’«evenienza recente». Sicché andava considerato probabile che Giovanni Strangio, ove estrapolato dal regime di “carcere duro” nel penitenziario capitolino, «riprendesse i rapporti con i sodali» della sua ‘ndrina.

Orrore a Duisburg

Ma cosa accade, in quella notte del 2007?

Nella strage, compiuta davanti al ristorante-pizzeria “da Bruno”, nel NordRheno-Westfalia, rimangono sul terreno sei salme. Quelle di Francesco Giorgi, Marco Marmo, i fratelli Marco e Francesco Pergola, Sebastiano Strangio e Tommaso Francesco Venturi.

Vengono travolti da 54 proiettili esplosi da due pistole diverse. Nella tasca di Venturi, c’è un “santino” bruciacchiato: il tipico segnale di una recente affiliazione alla ‘ndrangheta.
Il più anziano degli uomini assassinati ha 39 anni; il più giovane, appena 18.
Il 23 agosto, 8 giorni dopo, avranno luogo a San Luca le “blindate” esequie delle sei vittime.

Secondo gli investigatori, il principale obiettivo sarebbe stato Marco Marmo: avrebbe custodito le armi per l’agguato fallito al boss Nirta in cui fu uccisa Maria Strangio.

Faida

Warum?, dunque. L’eccidio tedesco si consumò quale recrudescenza della terrificante faida di San Luca: Nirta-Strangio da un lato, Pelle-Vottari dall’altra.
Le vittime di una notte ferragostana che l’intero pianeta difficilmente potrà mai dimenticare sono tutti uomini «ritenuti affiliati, o comunque vicini» ai Pelle-Vottari, dirà la Cassazione.

La faida in sé – incredibile, ma vero – avrebbe però un’origine del tutto singolare.
Nel Carnevale del 1991, ci sarebbe stato un maldestro scherzo con tanto di lancio di uova. Ne scaturì una rissa violentissima, “destinata” a sfociare nel sangue. Un agguato di San Valentino – ricorda vagamente la Chicago di Al Capone – che, sempre nel ’91, vide due giovani uccisi e altri due feriti.

Di lì in poi, puro orrore. Ma a un epilogo tragico come Duisburg non si poteva arrivare per caso.

Il 31 luglio del 2006 in un luogo-icona della ‘ndrangheta reggina, Africo, il feudo dei temibili Morabito-Palamara, il 31 luglio fu compiuto un agguato ai danni di “Ciccio Pakistan”, ritenuto responsabile dell’omicidio di Antonio Strangio. Parliamo del boss e narcotrafficante Francesco Pelle: gli sparano mentre ha il figlioletto in braccio (miracolosamente illeso), finirà in sedia a rotelle.

Era ben chiaro che ci sarebbe stata una risposta durissima.
Arriva cinque mesi dopo.
La notte di Natale del 2006, i Pelle-Vottari tendono un agguato al capobastone Gianluca Nirta: per un tragico errore uccidono però Maria Strangio, moglie del boss.

La contro-risposta, nel potenzialmente infinito botta-e-risposta di sangue tra i clan sanluchesi rivali, sarà il massacro di Duisburg, che avverrà 8 mesi più tardi.

‘Ndrine non più “invisibili”

Fu, quella notte d’orrore, anche un punto di svolta nella centenaria squallida esistenza delle ‘ndrine. Per la prima volta la ‘ndrangheta – quasi impermeabile persino al fenomeno del pentitismo, grazie alla sua quasi impenetrabile struttura familistica – non era più invisibile. Tutt’altro.

Sull’altare della solita spietata vendetta tribale, gli uomini del disonore insieme a sei vite sacrificavano anche la scarsa percezione che il resto del pianeta aveva fino ad allora del fenomeno-‘ndrangheta. Situazione che colpevolmente perdura. Al punto che, incomprensibilmente, oggi persino nel nostro Paese qualche “addetto ai lavori” non scrive correttamente questo vocabolo.

Nel resto del mondo, però, da allora la soglia dell’attenzione s’è alzata istantaneamente. E tantissimi inviati di giornali e tv di tutto il mondo hanno “scoperto” la Calabria, venendo a raccontare di persona l’orrore delle ‘ndrine. E spesso – per una legge del contrappasso che lascia comunque una dose d’amaro in bocca – finendo per accorgersi che non è affatto tutto ‘ndrangheta, da queste parti; anzi.

Indagini & arresti

La risposta dello Stato è implacabile, e tempestiva come non mai.
Il 30 agosto – dunque solo due settimane dopo l’eccidio e una settimana dopo i funerali dei giovani trucidati – circa 500 uomini tra Polizia e Carabinieri arrestano 30 significativi esponenti dei clan.

Tra i principali esiti investigativi dei mesi successivi, il 12 ottobre del 2007 viene arrestato il boss Francesco Vottari, mentre il 18 dicembre dello stesso anno finiscono in cella 4 presunti fiancheggiatori della strage. In Italia vengono arrestati Domenico Nirta e Domenico Pizzata, nello specifico; in Germania Antonio Rechichi e Luca Liotino.

L’arresto di Giovanni Strangio

Il 12 marzo del 2009 scattano finalmente le manette ai polsi di Giovanni Strangio, la “mente” del Ferragosto d’orrore in NordRheno-Westfalia.

Tra gli arresti successivi, memorabile quello di Francesco Nirta in Olanda, a Nieuwegein.
Da ultimo, dopo essersi reso irreperibile in seguito alla condanna irrevocabile, Ciccio Pakistan è stato ri-arrestato nel marzo scorso nella capitale portoghese Lisbona.

Le condanne

Sotto il profilo più squisitamente giudiziario, il primo step si compie il 12 luglio del 2011. La Corte d’Assise di Locri condanna all’ergastolo Giovanni Strangio e poi Gianluca Nirta, Francesco Nirta, Giuseppe Nirta, Francesco Pelle, Sebastiano Romeo, Francesco Vottari e Sebastiano Vottari. Vengono irrogate anche altre pene minori, assolti tre imputati.

In seguito a indagini successive, il primo dicembre del 2013 i giudici locresi condannano al “fine pena mai” anche Sebastiano Nirta.

Giovanni Strangio

Dopo la sentenza d’appello, il 16 maggio del 2016 arriva la condanna definitiva pronunciata dalla Corte di Cassazione. Ergastolo per Giovanni Strangio (considerato “mente” ma anche autore della mattanza in Germania). Carcere a vita pure per Francesco e Giovanni Nirta, Sebastiano e Francesco Vottari.

Assolti Antonio Pelle e Sonia Carabetta.

Dopo l’annullamento con rinvio, il 16 ottobre 2019 anche Sebastiano Nirta sarà condannato all’ergastolo dalla Corte d’appello di Reggio Calabria.

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2 commenti

  1. Ha ragione Augias: persi….!!!

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  2. Vincenzo Ricciardi 15 Agosto 2021 16:12

    In Germania le ndrine sono potentissime, le leggi locali molto blande, numerosi politici negano il fenomeno o lo sottovalutano pubblicamente, o sono proprio a libro paga. Stupidità? Arroganza? Me lo chiedo da tempo

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