Quell'appuntamento a casa di Costantino e la foto con le vittime: la moglie di Portogallo testimonia
MESSINA – “Mio marito e Claudio Costantino si frequentavano, Giuseppe Cannavò il giorno di Capodanno venne a casa a dirgli: “Claudio ci aspetta domani”. A dirlo è la moglie di Giovanni Portogallo, morto nella sparatoria di Capodanno a Camaro. La donna ha deposto al processo per il delitto del marito e di Giuseppe Cannavò, spirato qualche giorno dopo in ospedale per le ferite riportate nella sparatoria. Alla sbarra c’è Claudio Costantino, reo confesso del delitto che invoca la legittima difesa.
La drammatica deposizione della donna è arrivata all’udienza di ieri davanti alla Corte d’Assise, mentre il processo è agli sgoccioli. Prima della fase finale, infatti, le parti hanno chiesto l’ammissione di nuove prove e tra queste proprio la deposizione della moglie di una delle due vittime.
Quella foto della festa
La donna ha risposto a tutte le domande del presidente Massimiliano Micali ha confermato la frequentazione del killer con le due vittime. Agli atti del processo c’è infatti una foto che ritrae Costantino alla festa per la nascita di una delle figlie di Portogallo, mesi prima del delitto. Non conosceva la natura dei loro rapporti, ha detto la donna al giudice, ma ricorda che il marito e Cannavò tra gli ultimissimi giorni di dicembre e l’inizio di gennaio parlarono della necessità di andare “…a Camaro da Claudio”. Proprio il primo gennaio davanti a lei Cannavò riferì a Portogallo che non sarebbero andati quel giorno ma che Claudio li aspettava per l’indomani. E’ stato questo il passaggio chiave della testimonianza della donna, che ora sarà valutata dai giudici insieme alle dichiarazioni di Costantino. L’uomo, quando venne arrestato dopo 3 mesi di latitanza, riferì di aver sparato perché assalito in casa dai due armati che non conosceva. I familiari di Portogallo sono parti civili al processo, assistiti dalle avvocate Cinzia Panebianco e Angela Martelli.
Depone anche il “terzo uomo”
Anche Bartolo Mussillo è salito sul banco dei testimoni. Condannato per favoreggiamento, Mussillo è stato interrogato sulla sua presenza intorno casa di Costatino, insieme alle due vittime, nei giorni precedenti alla sparatoria. Presenza immortalata dalle telecamere presenti in zona. “Non ricordo”, ha detto in sostanza il giovane che quella sera ha portato Cannavò ferito, in motorino, all’ospedale Piemonte.
La battaglia sugli esami scientifici
Terminato l’esame dei testi, la Corte ha incaricato i periti di effettuare gli ulteriori esami chiesti per sciogliere i dubbi sollevati dalla difesa di Costantino, gli avvocati Carlo Taormina e Filippo Pagano. Si tratta del professor Stefano Conti, esperto balistico, proveniente da Torino, e del medico legale Leonardo Grimaldi, proveniente da Roma, che si sono riservati due mesi per accertare se a sparare è stata una sola arma o più armi e la natura di alcuni fori sui vetri nell’abitazione del Costantino; poi la distribuzione delle ferite sui corpi di Cannavò e Portogallo, i tramiti e la posizione assunta. L’udienza è perciò stata aggiornata a fine marzo prossimo.