E' il tempo del rispetto: per Viviana, Gioele e per chi lavora per la verità e la giustizia

E’ il tempo del rispetto: per Viviana, Gioele e per chi lavora per la verità e la giustizia

Rosaria Brancato

E’ il tempo del rispetto: per Viviana, Gioele e per chi lavora per la verità e la giustizia

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sabato 22 Agosto 2020 - 16:08

Sembra di essere nella casa del Grande Fratello del dolore. Una totale invasione nella vita di Viviana, senza rispetto. E un tribunale social contro chi lavora al servizio della comunità

La morte di Viviana e Gioele è un abisso di dolore. Insondabile, inconoscibile, immenso. Dal giorno della scomparsa fino al ritrovamento del piccolo Gioele la vita di una famiglia, le loro emozioni, fragilità, paure, sogni, speranze, sono diventate “preda”, sono diventate pozzi dai quali attingere in modo direi persino vorace. Più volte e da più parti si sono levate le richieste di silenzio e di rispetto. Silenzio inteso non come complicità ma come rispetto del dolore ed anche del lavoro di chi sta cercando di ricostruire l’accaduto.

Il tempo del rispetto

Ho apprezzato molto le dichiarazioni del Garante per l’infanzia Fabio Costantino che partono da un dato: Viviana e Gioele sono morti. “Del resto si occuperanno gli inquirenti- ha scritto Costantino– Al padre, al marito, alla famiglia resterà un dolore intollerabile che merita solo silenzio. In tanti hanno aiutato, adesso tutti dobbiamo tornare al nostro posto. Ci vengano risparmiati dettagli del ritrovamento, rilievi tecnici, particolari inutili ad un dolore senza fine; nessuno di noi ha competenza e conoscenza per mettere insieme i pezzi di questo strazio. Tuteliamo chi non c’è più evitando di mettere le loro foto. Non li conoscevamo ieri non sappiamo chi sono oggi. Rispettiamo chi è rimasto ed il lavoro dei tecnici senza cercare di saziare la nostra curiosità alla ricerca di scoop inutili. Questo è il tempo del silenzio.”

Il dolore e i codici deontologici

Il mondo del giornalismo si è diviso sul video che mostrava il DOLORE (lo scrivo volutamente tutto maiuscolo) di un padre che dopo aver visto il corpo straziato della moglie adesso aveva davanti agli occhi il corpicino del figlio.In tutti i codici deontologici, dalla Carta di Treviso in poi, per non dire poi delle basi del giornalismo, l’invito è ad evitare il morboso e a rispettare i minori, i dati sensibili. Certo, quando abbiamo firmato quelle carte deontologiche i social non avevano dettato le nuove regole, i leoni da tastiera non avevano imparato a violentare le nostre vite private, e il giornalismo era una professione.

Le polemiche sulle ricerche

Contestualmente al ritrovamento di Gioele è scoppiata la polemica sulle ricerche e poi un’invasione totale sullo stato di salute di Viviana. Ognuno si è improvvisato criminologo, medico legale, giudice, vigile del fuoco, medico, marito, moglie. Dimenticando che il rispetto lo dobbiamo a Gioele ed alla sua mamma ed a chi sta lavorando da quel giorno di agosto per dare loro verità e giustizia. Inquirenti, investigatori, vigili del fuoco, forestali, medici legali, sono al lavoro instancabilmente da giorni e giorni. E’ IL LORO LAVORO e oserei dire la loro missione. La svolgono 365 giorni l’anno, quando i riflettori sono spenti e quando non guardano l’orologio o il sacrificio di turni straordinari.

Il rispetto per chi lavora

Io chiedo rispetto per il mio lavoro da giornalista e penso che allo stesso modo dobbiamo rispettare il lavoro degli altri. Che è al servizio degli altri. Il grazie di tutta la comunità va allo straordinario lavoro dei volontari ed al volontario che ha trovato il corpo di Gioele. Ma adesso dovremmo far lavorare con serenità chi ha le competenze. E dir loro grazie.

La casa del Grande Fratello

Non sarà facile ricostruire l’accaduto, ma non giova alla verità questo vivere perennemente in una casa del Grande Fratello nella quale scrutiamo tutti dal buco della serratura per sapere cosa Viviana Parisi pensava. Confesso di non aver guardato facebook per diversi giorni per non assistere alla “violenza” di quest’invasione sulla vita personale e privatissima di una donna che è uscita di casa col suo amato bimbo e non ha fatto ritorno. Non mi fa star meglio sapere se era depressa o il nome dei farmaci che prendeva. Questi, m’insegnano i famosi (e a quanto pare obsoleti) manuali di un giornalismo morto e sepolto, sono dati supersensibili e dovrebbero essere usati con sensibilità e tutela.

Viviana merita tutela

Proprio perché Viviana non c’è più merita rispetto, merita maggiore tutela rispetto alla curiosità vorace di un popolo social che domani si nutrirà di un altro dolore, di un altro buco della serratura. Viviana non si può più difendere da sola da quest’invasione di privacy. Non può più parlare. Ecco perché ha ragione Costantino. I dettagli macabri e le polemiche evitabili lasciamole fuori. Le forze dell’ordine, i magistrati, sono al servizio della comunità con spirito di sacrificio. Se ci sono stati degli errori emergeranno, ma questo dovrebbe essere il tempo del rispetto verso due morti e non il tempo dell’inquisizione social.

La violenza sulla privacy

Abituati come siamo a guardare il mondo da dietro uno schermo, sia esso il pc sia esso lo smartphone, abbiamo perso la capacità di guardare il prossimo, usiamo la tastiera come arma e giudichiamo “i vivi e i morti”. Nelle due settimane in cui decine di professionisti hanno cercato prima la mamma e poi il suo bambino, noi vivevamo le nostre vite, ed anche i volontari. Nel frattempo quei professionisti non giocavano, ma lavoravano. Allo stesso modo oggi ognuno di noi è tornato al suo lavoro e quei professionisti continuano il loro al servizio della comunità. Se proprio non volete dirgli grazie, da dietro la tastiera di giudici, quantomeno imparate a rispettarli. E rispettiamo anche la vita di Viviana, le sue emozioni, quel suo mondo interiore che era solo suo, quell’angolo che ognuno di noi ha e che non vorrebbe venisse mai violato. Gettarlo in pasto alle discussioni da bar non cambierà l’esito delle indagini, né il corso della sua breve vita.

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2 commenti

  1. Grazie per ciò che hai scritto.
    Un vigile del fuoco che ha cercato, che ha sperato e che ha pianto.
    Abbiamo perso…… ma con onore.

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  2. Complimenti davvero, era ora che finalmente prendeste una posizione in tal senso. Come ho già scritto commentando l’intervento del Dott. Costantino, una testata seria come la vostra deve avere anche il “coraggio” di prendere delle posizioni che, talvolta, purtroppo risultano essere controcorrente. Bravi!

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