Nella Sicilia degli anni '60 la storia di una famiglia s'intreccia con quella di una terra che vuol riscattarsi
“Sono le 17,00 del 25 aprile del 1965, è domenica e io sto per nascere.Posso scegliere qualunque altro giorno per venire al mondo, ma mi va di strafare.Mi piace quest’idea di nascere con calma in un giorno che è doppiamente di festa, nell’ora che per gli inglesi è quella del massimo relax. Voglio entrare nella vita all’ora del thè. Ma questa scelta la pagherò: per tutti sarò “quella che è pigra perchè è nata di domenica, di festa nazionale e all’ora del thè”. Il mio primo desiderio mi costa subito un’etichetta, un marchio di fabbrica che con le parole non si cancella. E’ inutile spiegare che non sono pigra, non mi crede nessuno.In realtà io sono a due velocità”
Il libro
Inizia “all’ora del the” il viaggio di Daniela nella vita, in una Sicilia densa di profumi inebrianti, colori accesi, emozioni intense. Un viaggio che si snoderà tra Palermo, Santo Stefano di Camastra e Messina e riserverà lacrime e sorrisi, profondi abissi e vette incredibili, sullo sfondo di un mondo semplice e sorprendente, dipinto con ironia, realismo e commozione.
Un’isola che non c’è più
“E mi ricorderò” è il primo romanzo di Daniela Cucè Cafeo, con un doppio cognome per via dei tre nonni, tutti amatissimi e che insieme ad altri personaggi popolano le pagine di un affresco, quello di una Sicilia che a tratti non c’è più, se non nell’anima di chi non vuol cancellare le radici, ma vuol anzi lasciarle come testimoni di una staffetta a chi verrà. Fra riso e pianto, bellezza e stupore, la scoperta di un tempo perduto che non vuole essere dimenticato.
Sicilia anni ’60-’70
Daniela cresce nella Sicilia degli anni sessanta e settanta fra Palermo, Santo Stefano di Camastra e Messina, guidata e incuriosita da quella voce interiore che le fa osservare il mondo attraverso una lente critica a tratti coerente con l’età anagrafica, a tratti sorprendentemente matura. Nel racconto di una quotidianità e di un tessuto sociale ormai lontani anni luce dalla realtà odierna, immagazzina immagini, sensazioni ed emozioni che esulano dalla mera descrizione narrativa.
Ogni persona che incontra ha una storia profonda da raccontarle, e perfino gli oggetti hanno un’anima che sembra chiederle di essere ascoltata. La famiglia, le amiche, i vicini di casa, i luoghi e le tradizioni oggi scomparse, sono la fonte inesauribile delle sue profonde riflessioni sul senso del vivere.
Ogni anno di vita è un nuovo ciclo, un cerchio che si apre a Palermo e si chiude a Messina passando per Santo Stefano, in una spirale che ogni volta la confonde e la disorienta, ma che finisce per arricchirla profondamente.
La narrazione
La narrazione è in prima persona e si alternano flashback e flashforward, che sono interscambiabili a seconda della prospettiva da cui il lettore sceglie di porsi: quella di una bambina la cui anima sembra essere misteriosamente consapevole di ciò che in futuro le accadrà, o quella di una donna matura che, a causa di un grande dolore che vuole caparbiamente superare compie un percorso di recupero di ciò che è stato nel tentativo di comprendere meglio ciò che è, e prima di affrontare ciò che sarà.
E’ il finale a svelare la corretta chiave di lettura: attraverso un controcanto alla melodia che precede, le ultime pagine forniscono a sorpresa il punto di vista che giustifica e motiva il viaggio a ritroso nel tempo e nei ricordi.
E’ la storia di una famiglia negli anni ’60 e ’70 in Sicilia, tra amori, rancori e contraddizioni. Personaggi realmente esistiti e storie che sono tanto più autentiche quanto più sembrano surreali.
Io sono, esisto
“L’ho fatto per poter ancora dire: io sono, io esisto, io ho vissuto anche senza quel dolore che ho provato- spiega Daniela Cucè Cafeo-. Ho resistito e sono ancora qui e posso ricominciare esattamente da questo punto, anche se di acqua sotto i ponti della mia esistenza ne è passata molta, prestando ascolto a quel principio buddista del “honnin myo” (da ora in poi), per cui non conta ciò che è passato, ma ciò che posso fare a partire da qui e da ora”.
Il romanzo è come una galleria d’arte in cui ci si sofferma di dipinto in dipinto, apprezzando di ciascuno la bellezza del singolo racconto racchiuso in una propria cornice, ma mantenendo costante il filo conduttore dell’intera mostra.
Dedicato a Messina
“Ben più di metà del libro l’ho dedicata a Messina, e non l’avrei mai detto. Nata a Palermo e trasferita a Messina all’età di 19 anni, ho sempre conservato nel cuore un rammarico e un rimpianto della mia città natale. Invece con grande sorpresa, quando ho cominciato a raccontare e descrivere Messina, con cui ho un forte legame ma un rapporto anche molto controverso che non si rassegna a vederla ridotta così com’è, avrei anche potuto non smettere più”.
crowdfunding
Il libro non si trova in libreria ma Daniela Cucè Cafeo ha scelto la strada del crowdfunding attraverso bookabook. Il libro lo aveva mandato a diverse case editrici che però le avevano annunciato tempi lunghi per valutarlo.
“Ma evidentemente i piani del destino erano più veloci: dopo soli otto giorni dall’invio del manoscritto mi ha risposto bookabook comunicandomi che il romanzo aveva superato la selezione qualitativa e proponendomi un contratto. E’ nata da qui quest’avventura del crowdfunding”
Un libro senza piedi
Daniela lo definisce il difficile cammino di un libro senza piedi “Il crowdfunding è un progetto che nasce fra autore che scrive, casa editrice che sceglie e lettori che danno fiducia ad entrambi. Sono necessari l’uso dei social, la condivisione, i commenti sul sito di bookabook che ospita l’anteprima ed è fondamentale credere in chi ha messo su carta la propria anima. C’è un link sul quale cliccare per dare un’occhiata all’anteprima e poi decidere se preordinarlo o no. Perché la fortuna del libro la facciamo insieme. Un buon romanzo, per tentare di arrivare dove potrebbe meritare di stare, deve avere tanta testa e tanto cuore. Ma i piedi, mannaggia, non ce li ha”
Chi è Daniela Cucè Cafeo
Daniela Cucè Cafeo è nata a Palermo il 25 aprile 1965 e vive a Messina dal 1983. Laureata alla facoltà di Giurisprudenza è Operatore giudiziario e delle pubbliche amministrazioni e svolge la mansione di istruttore amministrativo presso la Città Metropolitana di Messina.
S’interessa d’arte, fotografia, letteratura, spettacolo e di ogni forma creativa dell’intelletto, ma la passione che più la anima è quella per la scrittura, attraverso la quale ferma istanti, memorie ed emozioni. Collabora con numerose testate giornalistiche per le quali scrive recensioni, reportage e libere riflessioni su temi sociali. Si occupa di iniziative a scopo umanitario, una su tutte il sostegno all’associazione “Luca per non perdersi nel tempo” di Pavia, nata in memoria di Luca Bassi per contribuire alla ricerca di Paviail.
“E mi ricorderò” è il suo primo romanzo, ispirato a storie e momenti realmente vissuti.