È TuttAPPosto: Roberto Lipari è a Messina!

È TuttAPPosto: Roberto Lipari è a Messina!

Emanuela Giorgianni

È TuttAPPosto: Roberto Lipari è a Messina!

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martedì 08 Ottobre 2019 - 03:55

Lunedì 7 ottobre, dalle ore 20,30 alle 22,30, all’Auditorium Fasola di Messina, per la proiezione del suo film “TuttAPPosto”, Roberto Lipari è l’ospite d’onore insieme a Ninni Bruschetta, Maurizio Marchetti, e gli sceneggiatori Paolo Pintacuda, Ignazio Rosato e Roberto Anelli.

Raccomandati che trionfano agli esami senza aprire neanche un libro e studenti meritevoli costretti a ricorrere a qualsiasi stratagemma pur di passarne uno; plurilaureati che portano caffè; corruzione, baronato e nepotismo.

Non è un caso di cronaca, stavolta, o, semplicemente, l’esperienza quotidiana con cui qualsiasi giovane passato dall’Università ha trovato a confrontarsi almeno una volta (nel migliore tra i migliori dei casi), ma ciò che racconta TuttAPPosto, primo assoluto al Box Office dei film italiani.

L’evento

Un successo clamoroso in occasione del quale, a Messina, all’Auditorium Fasola, il 7 ottobre, dalle ore 20,30 alle 22,30, sono presenti alla proiezione del film, Roberto Lipari, Ninni Bruschetta, Maurizio Marchetti, e gli sceneggiatori Paolo Pintacuda, Ignazio Rosato e Roberto Anelli, con la simpatia e l’ironia che li contraddistingue e cattura il pubblico.

Il film

L’ennesima trovata geniale dell’estro di Roberto Lipari. Partito dal laboratorio comico palermitano “La Carovana Stramba”, ha trionfato al talent show di La7 “Eccezionale veramente”, è arrivato a “Colorado” su Italia Uno e ha conquistato tutto il web con le sue “note vocali”.

Con la sua comicità attenta, sottile, intelligente e mai volgare, Roberto Lipari debutta al cinema, come protagonista e sceneggiatore insieme a Ignazio Rosato, Paolo Pintacuda, Roberto Anelli, del suo “TuttAPPosto”, nelle sale dal 3 ottobre. Con la regia di Gianni Costantino e un cast d’eccezione: Luca Zingaretti, Maurizio Marchetti, Ninni Bruschetta, Maurizio Bologna, Angelo Tosto. E ancora Gino Astorina, Rossella Leone, Barbara Gallo, Monica Guerritore, Paolo Sassanelli, Silvana Fallisi e Sergio Friscia.

E la benedizione di Ficarra e Picone, suoi primi e più grandi sostenitori.

La storia

Ci troviamo a Borbona Sicula (un’immaginaria città siciliana così chiamata, spiega Lipari, per fondere la meraviglia dei suoi paesaggi con l’inadeguatezza della gente che li abita). Il giovane Roberto Lipari è uno studente di Filosofia in un ateneo dove tutti si chiamano Mancuso, o dei Mancuso sono parenti. Gli studenti per passare gli esami devono coprirsi troppo o scoprirsi ancora di più, sopportare fastidiosi soprusi, distruggere le fotocopie a favore dei ben più dispendiosi libri scritti dai propri professori, nascondersi dal sole per apparire pallidi all’esame e chi più ne ha più ne metta. Strategie tragicamente ordinarie per qualsiasi studente universitario. Roberto, però, si trova al centro di questo corrotto meccanismo, essendo il figlio del Rettore dell’Ateneo (Luca Zingaretti), cresciuto, sin da bambino, tra le torte della mamma, gli arancin e le raccomandazioni.

Fin quando l’amore di una studentessa russa in Erasmus, che disprezza più che mai queste dinamiche becere, lo spinge a rivoluzionare tutto.

Abbandona casa e inizia a lavorare per Nuccio (Sergio Friscia), il creatore degli arancin, soluzione originale della disputa catanese-palermitana tra arancino e arancina. Ispirato dall’ossessione del suo datore di lavoro per TripAdvisor e dalla dialettica hegeliana servo-padrone, ha un’idea geniale. Hegel ci insegna che, riflette Lipari, se il servo smette di essere servo, il padrone smette di essere padrone, e allora basta invertire le cose. Inventa, così, un’applicazione straordinaria grazie alla quale sono gli studenti a valutare i professori, mostrandone pubblicamente i giudizi. “TuttAPPosto” è il suo nome e finalmente porta un po’ di ordine e correttezza nell’Università, anche se i vizi appartenenti al nostro DNA non smettono di creare problemi. Ma, accanto ad essi, non smette la voglia di fare e di cambiare.

La risata di denuncia

Roberto Lipari ne ha fatto di strada ma è sempre rimasto coerente a se stesso, con la sua identità precisa e la sua comicità profonda. Il film, per esempio, rende protagonista, ancora una volta, la battuta con cui esordì in tv. Quella di “minchia”. La magica parola, presente sul dizionario italiano che, per un siciliano, esprime tutto, qualsiasi concetto, dalla gioia al dolore, dalla sorpresa alla disperazione; “se il tuo fidanzato ti dice ‘ho fatto una minchiata’, non sai se ti ha fatto la carne o ti ha fatto le corna” racconta nel film, spiegando come il nostro paese sia fondato su questo fondamentale principio.

Ma più di qualsiasi denuncia, la sua arma critica è la risata, una risata che fa bene e, al tempo stesso, spinge a riflettere su una realtà fin troppo parte del nostro quotidiano, il quale, spiega Lipari, è ambientato in Sicilia ma potrebbe esserlo in qualsiasi altro posto in Italia.

Una risata a volte di amara consapevolezza ma che non fa mai perdere la speranza. Il suo film insegna a credere nei propri ideali, nella forza di cambiare le cose anche se sembrano irrealizzabili, nella fede nell’impossibile, perché si inizia a diventare vecchi soltanto quando ci si impone di fermarsi all’accettazione delle cose così come stanno, quando non si vuole comprendere cosa accade intorno, quando perseguiamo esclusivamente il nostro ego e cerchiamo, poi, un padrone da incolpare.

“Forse questi sono sogni da giovane, ma io lo sono, quindi lasciatemi sognare” dichiara Roberto nel film. “Non c’è niente di più bello che credere nell’impossibile, forse appartiene soltanto ai giovani, ma anziché tornare domani a dire che non cambia mai niente, per oggi lasciatemi sognare” continua.

E i sogni, anche i più grandi, possono realizzarsi, le rivoluzioni possono avvenire ma c’è bisogno di smettere di aspirare al pareggio, dove è vero che non si perde mai, ma non si vince neanche; si deve, invece, puntare in alto e farlo imparando a collaborare.

I protagonisti

Sia per il film che per la sua realizzazione, il vero segreto è la collaborazione; la contaminazione tra le storie diverse dei suoi sceneggiatori, tutti siciliani, il talento degli interpreti e le loro infinite sfaccettature. E proprio sulla collaborazione, infatti, si concentra il bagliore di luce che il film vuole lasciare in mezzo al buio, la sua speranza.

“La collaborazione è l’origine del film e la sua fine, la soluzione ai problemi non sta soltanto nella tecnologia o nella capacità dei giovani di rischiare, abbiamo bisogno di tutti per risolverli. È più facile pensare che non cambi mai niente, ma invece dobbiamo sfatare, una volta per tutte, questa idea e dare una speranza. La nostra è che la rivoluzione funziona se siamo tutti a fare qualcosa, è quello che diceva padre Puglisi” dichiara Lipari al suo pubblico che risponde con un grande applauso.

Lipari, Bruschetta, Marchetti e gli sceneggiatori si raccontano tra battute e risate; consigli su come superare gli esami (masticare con cura, prima del proprio turno, due fettine di aglio e poi avvicinarsi al docente); segreti del set, come la risata finale del professore Domenico Lipari, non programmata ma improvvisata dal grande Maurizio Marchetti; e l’elogio al pubblico messinese, per Ninni Bruschetta, il migliore in assoluto.

Spiegano un film che si è rivelato, per loro inaspettatamente, profetico. “Abbiamo girato le riprese tra Catania e Acireale, ‘paradiso abitato da diavoli’ come scrive Goethe. L’ambientazione dell’Ateneo è al Palazzo degli Elefanti al Comune. Ottimo perché quando chiamavamo in scena il professore corrotto, non c’era pericolo venisse quello reale, come sarebbe avvenuto all’Università. L’Università non ci ha permesso di girare al suo interno per timore che la nostra satira potesse apparire indirizzata contro ad essa. Tre mesi dopo, viene sospeso proprio il Rettore che ci ha diffidato e diffuso lo scandalo dei concorsi truccati. Il 3 ottobre, invece, data di uscita del film, apprendiamo anche la notizia di 600 professori universitari indagati in tutta Italia per il doppio lavoro. Giuro, il nostro film non è un documentario. Inizio a pensare di avere i super poteri, ormai ci chiameranno per fare un film a Roma sulle buche o a Palermo sui rifiuti” scherza Lipari.

Ma profetico o meno, questo film, ambientato nella nostra tanto complicata quanto bella Sicilia, dove generazioni diverse si scoprono poi vicine e pronte a sostenersi, ha un grande potere, quello di porre delle domande.

E da vero filosofo, Roberto sa che il dubbio è origine di ogni cosa. Proporre una domanda comporta il cercarne una risposta e il cercarla permette di cambiare le cose. È forte il messaggio positivo del film e quello che lasciano i suoi protagonisti al pubblico entusiasta.

Per “TuttAPPosto”, un film che “non rischia, scommette!”, e per la serata al Fasola, cinque pallini non sono sufficienti, ne sono necessari molti di più!

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