Ecco come le attuali anomalie atlantiche potranno influenzare i prossimi mesi in Europa

Ecco come le attuali anomalie atlantiche potranno influenzare i prossimi mesi in Europa

Daniele Ingemi

Ecco come le attuali anomalie atlantiche potranno influenzare i prossimi mesi in Europa

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venerdì 03 Aprile 2020 - 08:20

Ecco come le anomalie termiche oceaniche potranno influenzare la bella stagione

Gli oceani coprono il 71% della superficie terrestre e contengono il 97% dell’acqua terrestre. Essi giocano un ruolo cruciale nella circolazione atmosferica globale e nel clima. Abbiamo deciso di dare un’occhiata allo stato attuale dell’oceano per capire come quest’ultimo potrebbe influenzare i prossimi mesi. Innanzitutto abbiamo l’analisi globale, che mostra l’anomalia della temperatura della superficie dei mari e degli oceani, rivelando dove le acque sono più calde o fredde rispetto alla media a lungo termine (1982-2010). Ci sono molte anomalie presenti in tutto il mondo. Per capire come si potrebbe evolvere la circolazione generale atmosferica nei prossimi mesi prenderemo come esempio tre aree: il nord Atlantico e il Golfo del Messico.

Guardando più da vicino il nord Atlantico notiamo la presenza di una vasta area caratterizzata da anomalie termiche negative, specie alle alte latitudini, a ridosso del Circolo Polare Artico. Ciò è dovuto principalmente all’intensa attività ciclonica in quest’area, indotta dalla presenza di un vortice polare molto compatto e a un indice NAO positivo durante l’intera stagione invernale. Nella zona appena elencata la pressione a livello del mare è rimasta molto più bassa del normale.

La forte attività ciclonica e il costante sviluppo di profonde depressioni extratropicali, con frequenti tempeste, hanno contribuito a rimescolare, di continuo, la superficie oceanica, facendo salire dal fondo le acque più fredde presenti a grandi profondità. La risalita di queste acque fredde dal fondo ha favorito un ulteriore raffreddamento della superficie dell’oceano. Una causa più a lungo termine è anche l’indebolimento della circolazione nell’oceano Atlantico del Nord (AMOC), che tende anche a raffreddare il Nord Atlantico subpolare. In vista della stagione estiva il raffreddamento delle acque dell’oceano Atlantico ha avuto sempre una correlazione con le ondate di calore che hanno interessato l’Europa.

Molti studi suggeriscono che l’anomalia dell’oceano Atlantico del Nord freddo e il conseguente forte gradiente SST meridionale potrebbero aver avviato un treno d’onda di Rossby (le ondulazioni che governano il tempo atmosferico) a propagazione causando una posizione stazionaria della corrente a getto che a sua volta agevola lo sviluppo di grossi promontori anticiclonici di blocco che alimentano le ondate di calore in Europa, durante il periodo estivo. Per semplificare, le anomalie delle temperature superficiali dell’Atlantico settentrionale possono influire sui modelli di pressione in sviluppo in estate, influenzando la posizione del flusso del “getto”, consentendo a una maggiore pressione di accumularsi sull’Europa, causando forti ondate di calore.

Parzialmente dobbiamo anche considerare che il modello NAO positivo tiene o si trasferisce in estate, consentendo lo sviluppo di alte pressioni sull’Europa centrale. Facendo un raffronto con le estati più calde che hanno interessato l’Europa, vedi il 2019, 2015, 2003, 1994 e 1983, notiamo subito come in quei periodi sull’Atlantico vi erano delle significative anomalie termiche negative, mentre lungo le medie latitudini atlantiche si registrava la presenza di anomalie termiche positive. Questo tipo di pattern ha accompagnato le principali ondate di calore che hanno interessato il vecchio continente durante il periodo estivo. Oltre alle anomalie termiche del nord Atlantiche cominciano a farsi significative anche le anomalie presenti sul Golfo del Messico.

Proprio a fine marzo le temperature delle acque superficiali del Golfo del Messico presentavano valori di ben +4°C superiori alle tipiche medie del periodo. In particolare nei tratti a ridosso della fascia costiera si registrano valori prossimi ai +26°C che per la fine di marzo è un valore veramente rilevante, che rischia di alimentare in anticipo lo sviluppo dei primi sistemi tropicali, capaci di arrecare precipitazioni molto abbondanti e possibili eventi alluvionali. Il Golfo del Messico funge da fonte di energia. È una grandissima piscina di acqua calda, che fornisce calore e umidità ai sistemi meteorologici, fungendo da “carburante”. Ciò è particolarmente importante durante la stagione dei tornado negli Stati Uniti, che è già iniziata.

I venti che provengono da SE e da Sud di solito trasportano aria calda e molto umida dal Golfo del Messico verso le grandi pianure degli States, dove l’aria calda e umida subtropicale incontra l’aria fredda e secca che scende da Nord e NO. Quando il Golfo del Messico è più caldo del normale, può anche fornire aria più calda, e questa può contenere maggiori quantità di vapore acqueo. Questo significa direttamente più carburante per lo sviluppo di grandi sistemi temporaleschi a mesoscala. L’aumento dell’energia potenziale si può tradurre in una maggiore possibilità di più tornado (più forti). Naturalmente, ciò dipende anche dalla disponibilità di aria fredda e secca, necessaria per sollevare l’aria calda e umida nell’alta troposfera, creando i temporali che favoriscono la creazione dei tornado.

Il Golfo del Messico è importante anche durante i mesi estivi e autunnali, in particolare durante la stagione degli uragani. Proprio come per i tornado, fornisce anche energia per le tempeste tropicali e gli uragani. Abbiamo menzionato la soglia di +26°C richiesta per sostenere le tempeste tropicali. Ma le temperature delle acque estive e autunnali nel Golfo del Messico sono molto più calde degli attuali +26°C e sono completamente in grado di sostenere i sistemi tropicali. Ma ogni ulteriore grado di calore può fornire più energia a una tempesta in via di sviluppo. Naturalmente ci sono anche altri fattori che possono contribuire a sviluppare un uragano, ma le acque più calde hanno avuto un ruolo molto importante come fonte di energia, fornendo più energia di quella che sarebbe normalmente disponibile.

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