Dall’ultimo rapporto regionale di Banca d’Italia sulla Sicilia non emergono segnali positivi (Banca d’Italia, 2019). Si rileva, infatti, che nel 2018 l’economia siciliana nel suo complesso ha subito un rallentamento rispetto l’anno precedente. Ricordiamo che il valore aggiunto in Sicilia ha subito un decremento di 13,7 punti percentuali dal 2007 al 2014. Tra il 2014 e il 2018 si è registrata una lieve ripresa (1,6%), ma nettamente al di sotto del risultato nazionale (4,6%). Nel 2018, il valore aggiunto siciliano risulta ancora notevolmente inferiore (circa 12% in meno) rispetto i valori antecedenti il 2007.
La Sicilia non cresce
Il divario di crescita della Sicilia rispetto le altre regioni appare persistente, se non addirittura crescente. Basti citare un solo dato per averne immediata evidenza. Nel 2018, il tasso di occupazione della Sicilia è risultato il più basso tra le regioni italiane. Proprio alla base della mancata crescita economica siciliana sono i modesti tassi di occupazione, la conseguente stagnazione della produttività del lavoro, ed il preoccupante calo demografico. Si ricorda a tal proposito il saldo migratorio negativo nei confronti delle altre regioni italiane, soprattutto nella classe di età 25-44 e tra le persone con più elevato livello di istruzione.
Industria in difficoltà
L’andamento negativo dell’economia siciliana non è altro che il riflesso di un’industria regionale in difficoltà. Osservando, però, il dettaglio settoriale, si nota una certa eterogeneità e forse una possibile via di uscita da questa spirale negativa. Nel 2018, la produzione agricola risulta essere diminuita del 4,9%. Si è ridotta la quantità di cerali e ortaggi, così come il raccolto di olive e la produzione di agrumi. Unica eccezione è la produzione vinicola che risulta in crescita.
I dati
L’industria in senso stretto ha registrato una diminuzione di 1,8 punti percentuali. Gli andamenti migliori si registrano solamente nelle imprese di maggiore dimensione e con più elevata propensione all’export, mentre le imprese con meno di 50 addetti mostrano una condizione di sofferenza economica (più del 50% di queste ha dichiarato una riduzione di oltre 1,5% di fatturato). Il settore delle costruzioni non mostra alcuna ripresa, nonostante il miglioramento congiunturale del comparto a livello nazionale. In questo settore, le ore lavorate si sono ridotte dell’11,9% in modo uniforme su tutto il territorio regionale.
Il settore privato
Anche il settore dei servizi privati non finanziari ha mostrato segnali di indebolimento. Nel commercio, la quota di imprese con un fatturato in calo ha superato la frazione di quelle in crescita. Se nel complesso l’economia siciliana appare in grande difficoltà, notiamo comunque qualche speranza nel settore del turismo. Tra il 2000 e il 2017, la Sicilia ha mostrato un aumento di circa il 60% del numero di posti letto che corrisponde a più del doppio del dato nazionale. Nel 2018, si è registrato un rallentamento della crescita del settore turistico dovuto al leggero calo della componente italiana, mentre la componente straniera continua a crescere con costanza. In ogni modo, l’andamento delle presenze turistiche è sempre crescente e nell’ultimo anno si è registrata una variazione positiva di 2,9 punti percentuali. In particolare, sono considerevolmente aumentate le presenze nelle province di Palermo e Ragusa (10,3 e 13,3 per cento rispettivamente). Il traffico passeggeri negli aeroporti siciliani è aumentato del 5%, con una crescita più marcata per i voli internazionali.
L’offerta turistica
Negli ultimi anni, si registra, inoltre, un cambiamento strutturale dell’offerta turistica come presumibile risposta alle richieste della domanda. E’, infatti, in crescita la quota di presenze nelle strutture extra alberghiere rispetto agli alberghi, e contemporaneamente aumenta anche la quota di presenze in strutture alberghiere di livello superiore (4-5 stelle) rispetto alle strutture alberghiere di livello medio (3 stelle) ed inferiore (1-2 stelle). La dimensione media, misurata dal numero di addetti, delle strutture alberghiere è in linea con il dato nazionale, mentre risulta al di sotto della media nazionale la dimensione delle strutture extra alberghiere. La crescita del comparto turistico appare, quindi, in prevalenza sostenuta dalla componente straniera e strutturalmente con una tendenza alla polarizzazione tra strutture alberghiere di elevato livello e strutture extra alberghiere di piccola dimensione come i B&B.
Cosa servirebbe
I dati sulla demografia di impresa mostrano un aumento del numero di imprese nei servizi di alloggio e ristorazione. Questi ultimi dati – seppur incoraggianti – non consentono però analisi sulla stabilità economica delle imprese turistiche. Occorrerebbe, infatti, maggiore attenzione da parte di analisti e policy maker non solo sullo studio della natalità, ma anche su quello della sopravvivenza delle imprese, sia nel settore turistico che nel resto dell’economia. E’, infatti, evidenza comprovata che nelle regioni del Mezzogiorno sussiste più un problema di sopravvivenza che di natalità (si veda Piacentino et al., 2017).
Davide Piacentino, Professore Associato presso l’Università degli Studi di Palermo
Fonte: www.opencalabria.com
Dati, analisi, proposte di soluzioni…
Sempre le stesse parole: si dovrebbe incentivare questo… migliorare quest’altro.. i privati dovrebbero…
Dopo decenni di chiacchiere le infrastrutture in Sicilia e in Calabria sono a dir poco inesistenti. Qualcuno di voi ha mai visto le scale mobili della stazione di Villa S.Giovanni funzionare?
La Domenica non si viaggia (tutti in vacanza); la sera tutti a casa perchè i trasporti pubblici e/o privati di mare e di terra tutti fermi.
La tratta Milazzo-Eolie con l’aliscafo costa più di un volo Catania -Parigi.
Pensate ai nostri figli che vivono o studiano in Italia, in città non perfette, ma dove i servizi essenziali sono garantiti. Pensate a quale umiliazione siano sottoposti questi ragazzi nell’arrivare una sera piovosa a Villa S.Giovanni e costretti a raggiungere a piedi al buio su una strada piena di topi, buche e sotto la pioggia le navi per arrivare a Messina.
Quante volte torneranno?
E se non tornano i nostri figli perchè dovrebbero farlo turisti abbandonati al proprio destino?
Anche queste sono chiacchiere che si fanno da decenni (quasi retorica direi), ma con l’unica differenza che non mi paga nessuno per farle.
Buone vacanze a tutti.