L'esponente dell'associazione MAN ha spiegato che il progetto esecutivo non risulta ancora verificato, nonostante la procedura andasse fatta prima dell'inizio dei lavori. E rompe il silenzio sul secondo elettrodotto
Gianni Mento non è il personaggio più in vista tra gli “ambientalisti”; non va in TV, non esce spesso sulla stampa, non organizza manifestazioni. Eppure, è l’unico ad aver stoppato, seppur temporaneamente, i lavori dell’elettrodotto Sorgente-Rizziconi, realizzati da Terna Spa. Proprio in seguito ad un suo elaborato ricorso al TAR, infatti, il pilone 40 era stato posto sotto sequestro dal giudice. I risvolti successivi, che hanno portato al dissequestro, sono ancora da chiarire; intanto, però, anche Mento, in rappresentanza dell’associazione MAN, ha parlato davanti alla Commissione Ambiente del Senato.
Il progetto esecutivo
Con il consueto rigore tecnico, due sono stati gli argomenti affrontati da Mento. Il primo riguarda i mancati controlli del progetto esecutivo, per verificarne la congruità con quello definitivo. “Non è stata verificata in particolare l’ottemperanza alla prescrizione A5, relativa all’obiettivo di qualità” – si legge nella relazione – “così come confermato dall’Arpa, che ci ha negato la documentazione richiesta proprio perchè la verifica di ottemperanza non risulta ancora completata, nonostante andasse fatta prima dell’inizio dei lavori. Valga, in ogni caso, la comunicazione del Ministero dell’Ambiente, che afferma che alla data del 20 marzo 2013 Terna non aveva avviato le procedure per la verifica”.
Mento specifica poi che le norme speciali sugli elettrodotti non consentono al privato – nè al pubblico – di ignorare tutte le norme che riguardano la realizzazione di opere pubbliche e che, se così non fosse, sarebbe il caso di intervenire. A riprova di quanto affermato viene citato il caso dell’elettrodotto Villanova-Gissi in Abruzzo, nel cui progetto esecutivo sarebbero stati individuati 89 sostegni differenti da quelli presenti nel progetto definitivo.
Il secondo elettrodotto
“Perchè un secondo elettrodotto, quando il Sorgente-Rizziconi era presentato come la soluzione di tutti i problemi della Sicilia?” Così Mento introduce l’altro tema della sua relazione, il progetto di un secondo elettrodotto che, partendo dal torrente Gallo, raggiungerà la centrale di Sorgente 2 (ad ovest di Sorgente), per poi indirizzarsi dall’interno della Regione verso l’area di Paternò e oltre. Come si è arrivati a questa decisione?
“Secondo i dati Terna” – è la spiegazione – “la Sicilia ha 1760 MW di impianti eolici connessi alla rete, nonostante essa non sia in grado di accettare questo carico. Ma l’energia fornita dagli impianti eolici è intermittente per sua natura. Dunque, se il carico connesso lo richiede, c’è la necessità di sostituire la fonte eolica. In condizioni di normalità, basterebbe ricorrere alle centrali elettriche presenti nell’isola, che però non sono state ammodernate, e risultano dunque inquinanti, lente e costose. A questo va aggiunta una rete di distribuzione ormai obsoleta.
Si è scelto così di importare l’energia sostitutiva dalla Calabria, oe sono state realizzate centrali all’avanguardia. Ovviamente, per i problemi sopra citati, questa energia potrà raggiungere solo parte dell’isola, soprattutto il versante orientale, e non certo quello occidentale. Analogamente, l’energia prodotta dagli impianti eolici nel palermitano/trapanese non raggiungerà mai il Sorgente-Rizziconi. Tutto questo in un’isola che, proprio grazie ai numerosi impianti eolici, presenta un surplus annuale di energia del 10% circa rispetto alla richiesta. Da queste premesse nasce l’idea di realizzare un secondo elettrodotto”.
Ci sono però dei grossi interrogativi: “La Sicilia ha oggi una giacenza di progetti per impianti eolici per oltre 10.000 MW, senza contare il settore del fotovoltaico in espansione. Cosa succederà se verrà autorizzato anche solo il 50% di questi nuovi impianti? Quanti nuovi elettrodotti dovranno prevedersi per evitare squilibri nella rete? L’energia dovrebbe essere prodotta localmente, in funzione della richiesta; e questo vale anche in ambito nazionale, dove va respinta l’idea di trasformare l’Italia in una mega autostrada dell’energia”.
Problemi endemici?
I problemi legati alle politiche energetiche in Italia sembrano essere sistemici: “Tutti i dati di cui discutiamo sono forniti da Terna” – ha concluso Mento, – “mentre sarebbe auspicabile una rivisitazione di tutte le problematiche relative alla produzione dell’energia elettrica in Sicilia, al mercato dell’energia elettrica e alla costruzione di nuovi elettrodotti. Chiediamo in ogni caso l’eliminazione drastica del regime di monopolio assoluto del sistema di trasmissione nazionale dell’energia elettrica, graziosamente affidato in gestione a Terna Spa”.
Giovanni Passalacqua