Il Decano dell’Università ha sciolto le riserve. Intanto, in un documento , Tomasello “pungola” i candidati a rettore e li invita «a formulare presto idee concrete e a presentare programmi validi sui quali finalmente aprire un confronto reale»
Le elezioni per la scelta del nuovo rettore dell’Università di Messina si terranno il 24 (prima votazione), il 27 (seconda votazione) e 31 maggio (ballottaggio) . Il Decano dell’Ateneo peloritano, Salvatore Berlingò, ha sciolto le riserve e ha pubblicato il Decreto di indizione della consultazione elettorale, che chiamerà al voto i vari rappresentanti della Comunità accademica. Cinque i candidati in campo che ambiscono a prendere il posto di Francesco Tomasello: il neurologo Giuseppe Vita, l’economista Pietro Navarra, il giurista Antonio Romano Tassone, il latinista Giovanni Cupaiolo e l’esperta di veterinaria Adriana Ferlazzo, che adesso potranno iniziare ufficialmente la loro campagna elettorale. Come specificato nel decreto emanato da Berlingò, le candidature – corredate dai curricula e dai relativi programmi – dovranno arrivare sulla scrivania del Decano almeno venti giorni prima del 24 maggio e cioè a partire dal 28 marzo e non oltre il 4 maggio. Secondo i dettami della legge 240/2010, il rettore durerà in carica 6 anni, e cioè per il sessennio 2013/2014 – 2018/2019.
L’era Tomasello, che governa l’Università dal 2004 volge, dunque, al termine. Ma non senza polemiche. L’attuale rettore ha infatti deciso di rompere il silenzio e rispondere alle accuse ricevute negli ultimi giorni, provenienti soprattutto da dentro le mura dell’Ateneo Peloritano. Pugnace come sempre, Tomasello non sente minimamente scalfita la legittimità del suo potere, neanche di fronte alla sentenza di condanna in primo grado a tre anni e sei mesi per tentata concussione nell'ambito del processo sul Concorso truccato alla Facoltà di Veterinaria. In seguito al pronunciamento della sezione penale del Tribunale di Messina, non sono mancate critiche, a cui il magnifico ha deciso di replicare attraverso un documento.
Il primo messaggio è per il prof. Cupaiuolo, che è uno dei cinque candidati a prendere il suo posto e che più volte ha messo in dubbio l’opportunità di certi comportamenti adottati dal rettore. Rivolgendosi alla Comunità accademica e non direttamente a lui, Tomasello puntualizza «di aver sempre tenuto, sia nei confronti di quest’ultimo che degli altri candidati, un comportamento corretto, lineare e rispettoso delle iniziative da loro assunte. E ciò anche quando, in qualche caso, sono state dette cose inverosimili, i toni utilizzati hanno superato quelli della normale dialettica su tematiche di interesse accademico e ci si è spostati sul piano dell’attacco personale».
L’attuale rettore si sente ingiustamente preso di mira, ma nonostante ciò dice nel documento di non voler «cedere alla tentazione di replicare puntualmente alle ultime dichiarazioni e ad altre gratuite esternazioni, per il senso di responsabilità istituzionale che ha sempre caratterizzato il proprio operato e con la consapevolezza di quanto sia necessario evitare di alimentare inutili e sterili polemiche». Eppure, sembra destinata a suscitare qualche polemica la frecciatina che Tomasello lancia nel documento ai cinque aspiranti rettori (Vita,Navarra, Cupaiuolo ,Tassone Romano e Ferlazzo), quando scrive che «è auspicabile che gli aspiranti alla carica di Rettore formulino presto idee concrete e presentino programmi validi sui quali finalmente aprire un confronto reale, dimostrando così ciascuno, con la propria storia personale, con il proprio credito scientifico, con le proprie capacità e competenze, quale contributo costruttivo possono ed intendono offrire al servizio dell’Ateneo e del suo futuro». Come a dire che, ad oggi, si è solo perso tempo in chiacchiere ed inutili attacchi.
Attacchi che, il rettore ci tiene a far sapere, non sono riusciti a bloccare l’attività di governo: «E’ doveroso ribadire – scrive ancora Tomasello – che i vertici dell’Ateneo hanno continuato a lavorare, con il consueto impegno e con indiscutibili risultati noti a tutti, per portare a termine il percorso avviato ad inizio mandato, voluto e condiviso dall'intera collettività accademica, nell’interesse esclusivo di quest’ultima e, soprattutto, degli studenti».
L’ultimo messaggio che il rettore lancia nel suo documento è finalizzato a «rassicurare la comunità accademica circa la piena legittimità della propria azione di governo e del proprio operato alla guida dell’Ateneo, anche in questo ultimo scorcio di mandato». Secondo Tomasello, «del tutto infondate e prive di pregio giuridico appaiono le notizie di segno opposto diffuse ancora di recente, frutto di una non corretta lettura di norme esistenti ritenendole erroneamente applicabili al Rettore in carica ed a prescindere dal merito». Tomasello si riferisce alle interpretazioni sul decreto legislativo attuativo del ddl anti-corruzione, che include tra le cause di inconferibilità degli incarichi dirigenziali e degli incarichi amministrativi di vertice le condanne penali (anche non definitive) per reato contro la pubblica amministrazione. Il Magnifico è sicuro che le norme in questione non inficiano il suo mandato, «ciò è tanto vero che le stesse non sono state condivise dal Ministro, nonostante le reiterate sollecitazioni, di quanti, per fortuna pochi, ritengono più comodo evitare ogni serio dibattito e spostare altrove l’attenzione, perdendo l’occasione di farci conoscere compiutamente i loro progetti».
L’intento iniziale di Tomasello era quello di non alimentare le polemiche, tuttavia le sue conclusioni lasciano intuire che le polemiche ci saranno, eccome. (Danila La Torre)