Mentre si avvicinano le contese nazionali e regionali, il Meridione rischia di perdere la partita del Pnrr
“Secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo, ciechi che vedono, ciechi che, pur vedendo, non vedono”. Quando José Saramago scrisse il romanzo “Cecità”, negli anni Novanta, affrontava il tema della condizione umana. E di certo non raccontava la giostra di alleanze e divorzi lampo che è diventata la politica siciliana e italiana.
Ma, tra questi “ciechi che, pur vedendo, non vedono”, possiamo inserire, come in un girone dantesco, la nostra classe dirigente. Senza generalizzare, una classe dirigente spesso assente dalle tematiche centrali che investono il futuro del Paese e dell’Europa, in primis dalla madre di tutti i problemi e di tutte le emergenze: il Sud d’Italia.
Siamo in piena crisi a causa di guerra, alta inflazione e rischi energetici, come ha evidenziato il commissario dell’Unione europea all’Economia, Paolo Gentiloni, e non possiamo permetterci di perdere la partita del Pnrr, Piano nazionale per la ripresa e resilienza.
Senza un Meridione d’Italia in ripresa, nessun rilancio nazionale ed europeo è possibile. Il tutto assume una veste ancora più significativa se pensiamo alle potenzialità del Mediterraneo e alla necessità di invertire la rotta, sfuggendo alla condanna perenne di un’IItalia a doppia velocità come macigno sul futuro.
Il rischio di perdere i fondi del Pnrr al Sud
Lo hanno evidenziato diversi esperti ma scandalosamente non è al centro del dibattito. Si preferisce dissertare sui continui cambi da uno schieramento all’altro e sulla rottura Pd/Cinque Stelle. Tuttavia, uno dei temi centrali, davvero decisivi, è quello di non perdere il cosiddetto treno dei fondi del Pnrr. Non panacea di tutti i mali ma, di sicuro, una base per ripartire in termini strutturali.
Il segretario provinciale del Partito democratico, Nino Bartolotta, da esperto come segretario comunale e più volte amministratore, ha proprio messo il dito nella piaga del problema in un’intervista a Tempostretto, nei giorni scorsi: “Risulta necessario che il governo valuti l’opportunità di derogare agli stringenti vincoli assunzionali per gli enti locali, relativamente al personale da assegnare al Pnrr, e a una normativa speciale per facilitare le relative procedure di progettazione e affidamento degli interventi”.
Senza personale qualificato da assumere, il Sud perderà la partita del Pnrr
Nel chiacchiericcio mediatico quotidiano, non se ne parla abbastanza. Senza l’assunzione in deroga di figure pofessionali qualificate, perderemo la partita decisiva del Pnrr. Osserva lo stesso Bartolotta: “Se la Sicilia, e quindi anche i suoi Comuni, pur in presenza di più personale in gran parte oggi collocato in quiescienza, non riusciva a utilizzare le tradizionali risorse europee della programmazione ordinaria, come si può pensare di utilizzare oggi appieno, e con pochissimo personale, queste notevoli risorse nei termini ridottissimi previsti dal Piano?“.
Dalla risposta a quella che è una vera e propria emergenza passa una possibile ripresa. Altrimenti, potremo continuare a dibattere sull’ultima dichiarazione del leader di turno o sulla candidatura di Gina Lollobrigida, all’età di 95 anni, per Italia sovrana e popolare, solo per fare un esempio.
Il futuro del Sud a rischio
“Il futuro è già passato. E non ce ne siamo accorti”, si diceva nel film “C’eravamo tanto amati”. Ecco, la nostra classe politica, con la complicità di noi elettori ed elettrici, sembra inseguire un futuro già passato e perseverare in una cecità metaforica, come quella del romanzo di Saramago.
Salvemini, Dorso, Gramsci, solo per fare degli esempi, avevano chiara la necesssità, ognuno con il proprio punto di vista, di mettere al centro il Mezzogiorno d’Italia. Ma oggi, nell’agenda politica, il sud sembra sparito.
Senza un progetto serio di rilancio e di programmazione a lunga scadenza, la crisi proseguirà inarrestabile. E continueremo solo a discutere delle dichiarazioni di turno del politico pronto a cambiare schieramento di volta in volta.