Dalla conferenza dei servizi a Palermo è emerso che la Regione non ha intenzione di rinnovare le autorizzazioni ad ampliare il sito e a relizzare l'impianto di biostabilizzazione. Si tornerà a discutere il 29 settembre, ma già entro il 22 Tirrenoambiente dovrà presentare il pprogetto di chiusura.
La partita non è ancora chiusa ma la Regione ha deciso: niente rinnovo delle autorizzazioni per l’ampliamento della discarica di Mazzarrà Sant’Andrea e per la realizzazione e gestione dell’impianto di biostabilizzazione. Mancano ancora i pareri di Arpa, Provincia e del Comune di Furnari, ma il responso pesantissimo della Regione è stato comunicato dal Dirigente del Dipartimento Acque e Rifiuti Marco Lupo durante la conferenza dei servizi che ha riunito a Palermo Tirrenoambiente, Arpa, Provincia e amministrazioni dei Comuni in cui ricade la discarica. Al centro della discussione le anomalie che la commissione ispettiva della Regione aveva rilevato nei mesi scorsi e le controdeduzioni prodotte da Tirrenoambiente, società che gestisce il sito, per rispondere agli elementi di criticità che nello scorso mese di luglio avevano portato il dirigente Marco Lupo a dire stop alle autorizzazioni (vedi articolo correlato). Evidentemente però quanto prodotto dalla società presieduta da Antonello Crisafulli non è stato sufficiente a far cambiare idea alla Regione. Per quanto riguarda in particolare il decreto 393, quello per l’ampliamento, lo stesso dirigente Lupo spiega i motivi: “Le controdeduzioni presentate dalla ditta non sono tali da superare le criticità evidenziate dalla commissione, in particolare relativamente alla difformità dell’opera realizzata sia dal punto di vista strutturale che da quello gestionale. Inoltre sono emerse ulteriori gravissime difformità dell’impianto realizzato rispetto a quello autorizzato. Pertanto non ci sono i requisiti per il rilascio del rinnovo dell’autorizzazione e di conseguenza la discarica deve essere oggetto di specifico provvedimento di chiusura”. Queste le parole di Marco Lupo e finite nel verbale della riunione.
A rincarare la dose il sindaco di Furnari Mario Foti, che spiega ancor più nel dettaglio quali sono le criticità rilevate dalla Regione. “Dalle risultanze documentali è emerso che l’abbancamento dei rifiuti è stato fatto in maniera non conforme alla normativa vigente ed in violazione del progetto autorizzato dalla competente autorità regionale. In particolare, risultano violate le prescrizioni sulle modalità di impermeabilizzazione, quelle sulla volumetria che ha superato di circa 1 milione di metri cubi quella consentita, con erronea rappresentazioni dello stato di fatto, una grave incongruenza tra i volumi forniti con un superamento delle quote massime di riferimento di abbancamento, una diversa morfologia realizzata rispetto a quella autorizzata, l’assenza di un pizometro posto a monte, la mancata esecuzione della verifica sulla stabilità del corpo rifiuti dell’insieme terreno/corpo rifiuti e del corpo rifiuti. La palese violazione delle autorizzazioni che ha comportato un’altezza della discarica presenta di circa 27 metri in più di quanto consentito (equivalente ad un palazzo di dieci piani) è stata posta in essere con il complice silenzio e con le omissioni delle istituzioni che avrebbero dovuto vigilare su una attività pericolosa che comporta rischio per i cittadini che vivono nel territorio, atteggiamento peraltro continuato e reiterato anche durante la conferenza di servizi”. Per Mario Foti “la società che gestisce l’invaso- nota alle cronache giudiziarie sia per la condanna in secondo grado dell'ex presidente per concorso esterno in associazione mafiosa che per l'arresto dell’attuale amministratore delegato per un presunto atto di corruzione di un funzionario regionale – ha mostrato la propria colpevole negligenza e la propria incompetenza nel gestire il sito della discarica. Tali gravissimi fatti hanno squarciato anche quest’ultimo velo di verità e dimostrano quanto fondate erano le preoccupazioni ed il pericolo reiteratamente rappresentato dalla Amministrazione Comunale di Furnari e come sia urgente ed ineludibile un commissariamento della società ed il sequestro e la bonifica del sito per prevenire e tutelare la salute dei cittadini residenti”.
Il presidente di Tirrenoambiente Crisafulli però non si dimostra sorpreso o preoccupato dall’esito della conferenza dei servizi. “Da mesi ripetiamo che la chiusura è dietro l’angolo e di fatto questo diniego al rinnovo delle autorizzazioni non cambia la sostanza perché non avendo più spazi disponibili non aveva senso rinnovare l’autorizzazione. Attendiamo invece la prossima conferenza dei servizi fissata per il 29 settembre durante la quale si parlerà dell’impianto di biostabilizzazione. E’ questa la strada che vogliamo percorrere e se riusciremo a ultimare l’impianto si potrà scongiurare quell’emergenza che di certo scoppierà appena chiuderanno i cancelli di Mazzarrà” ha dichiarato Crisafulli.
Il 29 settembre ci sarà dunque un altro incontro palermitano. Ma per Tirrenoambiente incombe un altro appuntamento fissato per il 22 settembre: la presentazione del progetto di chiusura. La Regione, negando le autorizzazioni, ha infatti avviato questa procedura. Adesso la società dovrà presentare un progetto definitivo di chiusura che prevede esclusivamente l’utilizzo delle parti già autorizzate e che garantisca la stabilità e la tutela ambientale. Dovrà anche ripristinare l’area sbancata ed eseguire con urgenza le opere di messa in sicurezza del lato sud della discarica nel quale, lo scorso 27 agosto, sono stati riscontrati fenomeni di instabilità. In buona sostanza quell’area dovrà tornare a com’era prima di essere trasformata in discarica, il progetto è molto articolato e da questo documento si saprà con certezza quanta vita avrà ancora la discarica di Mazzarrà.
I circa 100 Comuni che scaricano la spazzatura nel sito messinese possono rassegnarsi a cercare una soluzione. Considerato però che anche a Motta Sant’Anastasia sta toccando la stessa sorte, il problema rischia di assumere proporzioni drammatiche. La Regione dovrà indicare soluzioni. I Comuni, compreso quello di Messina, è meglio che inizino a studiare come allontanare il più possibile il rischio di piombare in un’emergenza senza via d’uscita.
Francesca Stornante
e anche qui, col cuore in mano, l’amministrazione chiedera’ ai cittadini di tenersi a casa i propri rifiuti, in un clima di fattiva collaborazione, per il bene comune, pensando che un giorno anche la munnizza avra’un valore, come per gli altri paesi normali e civili…e quindi piu’ munnizza abbiamo ..piu’ siamo ricchi.
e anche qui, col cuore in mano, l’amministrazione chiedera’ ai cittadini di tenersi a casa i propri rifiuti, in un clima di fattiva collaborazione, per il bene comune, pensando che un giorno anche la munnizza avra’un valore, come per gli altri paesi normali e civili…e quindi piu’ munnizza abbiamo ..piu’ siamo ricchi.
nessun problema ,Messina è già una pattumiera.
nessun problema ,Messina è già una pattumiera.
Da restare basiti. Ma gli altri luoghi d’Italia e del mondo com’è che non hanno questi assurdi problemi? Visto anche che siamo nell’anno di grazia 2014… Non resterà che fuggire da questa città senza speranze.
Da restare basiti. Ma gli altri luoghi d’Italia e del mondo com’è che non hanno questi assurdi problemi? Visto anche che siamo nell’anno di grazia 2014… Non resterà che fuggire da questa città senza speranze.