Trasferiti negli Sprar gli ultimi profughi ancora alla Pascoli dopo lo sbarco di domenica. Nei prossimo giorni le esequie del bimbo siriano annegato a Malta. Con lui, Messina celebra i funerali degli oltre 140 dispersi nel viaggio del peschereccio libico.
Si svuota la scuola media Pascoli. I poco meno di 200 migranti, per lo più uomini di provenienza sud sahariana, hanno trovato posto in diversi Sprar del paese, e giá ieri sera il plesso scolastico che li ha ospitati per circa una settimana era del tutto sgomberato. La Prefettura, insieme al Servizio Centrale Sprar, ha organizzato e gestito il loro trasferimento, annunciato mercoledì scorso.
A Messina sono rimasti i bambini, da domenica ospiti della Casa di Mosé di Camaro, gestita dall’Aibi. L’ormai consueto e incessante lavoro di Clelia Marano, il protocollo di intesa con l’Assessore alla Famiglia Nino Mantineo, hanno consentito agli operatori della sigla nazionale Amici dei Bimbi di accogliere nei giorni scorsi tutti i minori ancora presenti in città.
Resta anche la famiglia siriana del bimbo sbarcato senza vita, ospiti di Padre Paolo. Dopo l’esame medico legale, che non ha potuto che confermare l’annegamento, alla sua mamma non resta che piangerlo. E la città, dopo averlo adagiato nella piccola bara bianca dentro la quale è sceso dalla petroliera Torn Moll, nei prossimi giorni gli tributerà l’estremo saluto. I funerali saranno celebrati davanti al Municipio, la città si stringera’ intorno alla giovane coppia siriana e idealmente anche alle famiglie di tutti quelli che nella traversata verso una nuova vita hanno invece trovato la morte. Almeno 140 persone sono morte, tra le 700 partite dalla Libia a bordo del peschereccio intercettato a Malta, affogate, intossicate, accoltellate.
Chi è sopravvissuto, dopo un estenuante e disumano viaggio di tre giorni, è ancora in cammino. Verso altre cittá, verso connazionali e familiari sbarcati prima, verso una vita che non si annuncia facile ma certamente non sarà compressa dalla linea senza orizzonte della guerra. Una vita che la giovane donna siriana sperava di dare al figlio annegato a Malta mentre entrambi cercavano di lasciare il peschereccio per la più sicura petroliera. Ha tentato di strapparlo all’acqua, non ce l’ha fatta, poi l’ha stretto al petto a lungo, prima di rassegnarsi a consegnarlo all’equipaggio che ha collocato il suo corpicino in una cella frigo.
Una vita senza guerra, quella che una donna incinta, ricoverata in ospedale dopo lo sbarco, spera ora per il suo bimbo in grembo. Al Molo Marconi ha perso di vista il marito, accompagnato alla Pascoli. Si erano persi. Ma lui, alla scuola, tra mille difficolta’ a comunicare, ha scritto il nome di lei su un pezzo di carta consegnato ad un volontario, che non ha smesso di cercare ovunque, fino a che non l’ha trovata. Soltanto così i due sono riusciti a riabbracciarsi, grazie alla dedizione e alla caparbietà di uno dei 50 volontari dell’Unitalsi, accorsi alla Pascoli in supporto della Croce Rossa.
“Molti volontari – dichiara Maria Isabella Martella, presidente della sezione Sicilia Orientale dell’U.N.I.T.A.L.S.I. – sono rientrati dalle vacanze o hanno rinunciato a qualche giorno di mare pur di essere vicini a queste persone arrivate qui in condizioni più che precarie. Per la prima volta la nostra associazione si è cimentata nell’assistenza ai profughi, con l’idea che l’aiuto al prossimo e il servizio non hanno confini”.
“Il nostro – prosegue Martella – è stato un sostegno sia fisico che psicologico. Nonostante le difficoltà della lingua siamo riusciti a comunicare con loro e a capire le loro esigenze. Oltre a cibo e acqua, una delle principali necessità è stato il bisogno delle scarpe. Le abbiamo reperite grazie alla generosità non soltanto dei nostri volontari, ma anche della popolazione messinese, in particolare grazie alle donazioni di alcuni negozianti locali. Ci siamo inoltre prodigati anche a risolvere i problemi familiari”.