Dopo le parole del prof. Navarra e la sua dichiarazione di voler realizzare un "Polo didattico", Squadrito e Anastasi - entrambi molto vicini a Tomasello - mettono in guardia dalla sterile demagogia, invitando a maggiore conoscenza delle specificità del settore
"L'entusiasmo del periodo elettorale non deve tramutarsi in demagogia. Alcune affermazioni , tra cui quelle del prof. Navarra, rischiano di tradursi in sensazionalistiche promesse volte ad ottenere consensi in vista della nomina del nuovo Rettore, mancando però gli obiettivi che la specificità della ‘Medicina’ comporta". Sono le parole con cui il coordinatore del Corso di Studi in Medicina e Chirurgia, Francesco Squadrito, ha dato, sin da subito, una chiara impronta alla conferenza tenutasi stamane presso il Centro Congressi dell'"AOU" Policlinico G. Martino.
Sotto esame, i complessi rapporti che legano l'Università alla sua nuova struttura aziendalistica. Una metamorfosi accolta dal mondo medico come una vera e propria "rivoluzione copernicana" – a volere usare le stesse parole di Squadrito – imposta, all'alba degli anni 2000, dalla riforma Bindi. La preoccupazione manifestata dal coordinatore del corso, assieme al prof. Giuseppe Pio Anastasi, intervenuto in qualità di ex coordinatore del Collegio dei Prorettori, è che l'equilibrio faticosamente ripristinatosi a seguito delle innovazioni legislative susseguitesi con la riforma Bindi, la legge Gelmini e ulteriori interventi del legislatore, possa essere turbato da operazioni poco consce delle peculiarità del settore. Ad essere minacciata, agli occhi dei due professori, in primis, quella capacità di unanime autodeterminazione individuata come unico valore aggiunto in grado di sopperire alle mancanze che le improvvide ingerenze del legislatore avrebbero determinato.
La soppressione delle facoltà con l'imposizione di un'architettura organizzativa prettamente dipartimentale, il profluvio di normativa che ha però segnato una sostanziale assenza del MIUR, ha messo a dura prova, nel corso degli anni, i medici universitari, giornalmente impegnati nell'indefessa "mission" di coniugare armonicamente insegnamento e assistenza. Una scelta di campo che ha, dapprima, nettamente spostato l'ago della bilancia verso la cura del profilo assistenziale, gravando la struttura dell'ingrato compito di perseguire, nella gestione dei propri bilanci, la ricerca di un basso profilo, votato alla spending review, in cui ben marginali – come ha tenuto a ricordare Anastasi – erano ricerca e didattica. A dettare la misura sostanziale di questa nuova rotta, i parametri di valutazione economica e qualitativa calati dall'alto.
Poi la legge Gelmini, che ha tentato di "rimettere la palla al centro", valorizzando anche le ulteriori competenze e potenzialità dei centri di studio e ricerca medica, senza tuttavia, fornire gli strumenti adeguati a battere il nuovo sentiero e anzi dettando nuovi parametri di valutazione attraverso specifiche agenzie tra cui l'ANVUR. Proprio alla luce di tale sequela di sconvolgimenti normativi, che hanno necessitato repentine ridefinizioni degli equilibri, si coglie – hanno affermato Squadrito e Anastasi – il senso profondo della politica di autogestione adottata, la sola in grado di fronteggiare un turbolento panorama politico – normativo.
Ed è sulla base di queste considerazioni che – ha dichiarato Squadrito – si collocano come stonature, del tutto "fuori luogo, le affermazioni del prof. Navarra che vorrebbero consentire al Rettore di arrogarsi competenze che la legge assegna al Direttore Generale". Così come altrettanto criticabile risulterebbe il suo convincimento che il riassetto aziendale debba attendere la nomina del nuovo Rettore. Prese di posizione che rispecchierebbero il "non avere la minima contezza delle necessità operative della Regione, delle responsabilità gestionali del Direttore Generale, delle competenze del Rettore pro tempore e del principio di autodeterminazione della Medicina".
Parole forti che non disdegnano commenti ben privi di mezzi termini anche sotto altri profili. Così è stata aborrita la girandola mediatica attivata sulla campagna per l'elezione del nuovo Rettore. "Sollevare tutta questa attenzione può rivelarsi artificioso e anzi pericoloso per tutte le strutture che gerarchicamente presiedono l'organizzazione – ha chiarito Anastasi – c'è una condizione di sofferenza dovuta al fatto che si lavora meglio in segreto". Storcono il naso, inoltre, i veterani della facoltà, in merito al nuovo progetto di "Polo Didattico" avanzato da Navarra. Si tratterebbe di una trovata poco propensa a riconoscere i meriti di una formazione sul campo, costruita ad arte con dubbi intenti demagogici, chiaramente insufficiente a risolvere le problematiche in cui l'azienda ospedaliera naviga da tempo se non addirittura controproducente. Un'iniziativa dal sapore amaro di un "attacco personalistico che non entra nel concreto dei fatti e anzi toglie obiettività e serenità al lavoro quotidiano della struttura".
Un chiaro rifiuto di alcuna ingerenza esterna, in altre parole, che si è tradotto nello schieramento di un duro fronte, volto a preservare o forse celebrare un'autarchia poco propensa, per il bene comune, a condizionamenti di sorta. Quella stessa autonomia che – ha detto Squadrito – non tarderà a lasciare una nuova impronta, proseguendo, nel corso delle prossime settimane, il discorso sulla realizzazione di una SIR (Struttura interna di raccordo tra i vari dipartimenti)che consenta un'espressione non meramente formale delle attività di ricerca e supporti, al di là delle pur giuste esigenze di economicità, lo strenuo inseguimento di standard d'eccellenza. (Sara Faraci)