Il fenomeno dell'erosione costiera torna nuovamente alla ribalta, soprattutto sul litorale della sud dove la situazione è divenuta allarmante dopo le risacche dei giorni scorsi
Negli ultimi anni, come dimostrato da vari studi condotti dall’Università di Messina, il fenomeno dell’erosione costiera si è fatto veramente preoccupante. Le ultime “scadute” (non si trattata nemmeno di vere mareggiate) del moto ondoso dal secondo quadrante che negli ultimi giorni hanno interessato le coste ioniche e le spiagge affacciate sullo Stretto hanno ulteriormente aggravato questo fenomeno, divenuto una vera e propria emergenza per molti villaggi della zona sud di Messina, particolarmente esposti alle burrasche portate dallo scirocco.
L’erosione inghiotte la spiaggia
L’ultima risacca di venerdì ha eroso interi tratti di spiaggia, interessando soprattutto i villaggi a ridosso della foce del torrente di Santo Stefano, l’abitato di Galati, parte del litorale di Tremestieri, e la foce del torrente San Filippo, dove il mare ormai arriva a sbattere sulla scarpata dove passa la linea ferrata. Interi tratti di spiaggia e di sabbia sono stati inghiottiti dal mare, trascinati su fondali particolarmente profondi (inferiori ai 15 metri).
In alcuni tratti la scomparsa della battigia e dei sedimenti rischia di pregiudicare la tenuta di diverse infrastrutture e abitazioni, come nel caso di Galati, dove gli interventi tampone degli ultimi anni hanno solo “aggravato” la situazione, spostando il fenomeno erosivo poco più a nord. In caso di nuove mareggiate, anche di moderata intensità, l’erosione rischia di accelerare ulteriormente, con inevitabili ripercussioni sull’ambiente circostante.
Gli effetti sull’approdo di Tremestieri
Ma oltre al danno abbiamo pure la beffa, visto che buona parte (parliamo di quantità davvero ingenti) di questo materiale sabbioso, durante le mareggiate prodotte dallo scirocco, tende ad accumularsi proprio sulla spiaggia di Mili, dove l’approdo di Tremestieri, con la sua diga foranea esterna, agisce da “sbarramento” al trasporto di detriti solidi lungocosta in direzione Sud – Nord (durante le sciroccate). La stessa sabbia che, nonostante i recenti lavori di consolidamento della diga foranea, continua ad entrare all’interno del bacino, rendendo inutilizzabili gli scivoli non appena il mare supera forza 4 della scala douglas (con un po’ di risacca).
Spariscono le dune
Nel frattempo delle dune di sabbia che una volta dominavano il paesaggio costiero messinese non vi è più traccia. La riduzione dei trasporti fluviali di materiale sabbioso, le bonifiche e l’imbrigliamento dei corsi d’acqua, unito all’asporto di sabbia e ghiaia dagli alvei dei fiumi e dei torrenti, da tempo ormai determina la drastica riduzione degli apporti di sedimenti (sabbie, ghiaie, limi) al mare. In particolare, la quantità di sabbia portata a mare dai fiumi è notevolmente diminuita negli ultimi anni per le indiscriminate escavazioni degli alvei e la costruzione di opere di regimentazione nei fiumi, nella maggior parte dei casi mai manutenzionate nel tempo.
Ha, inoltre, avuto un impatto pesante la massiccia urbanizzazione delle coste, con la costruzione di immensi impianti balneari e palazzi a ridosso della battigia che hanno provocato l’alterazione dell’equilibrio della costa. Molte di queste opere sono state costruite lì dove prima esistevano le dune di sabbia, con vegetazione spontanea che faceva da cornice.
La scomparsa dell’ambiente dunale rende i litorali molto più vulnerabili alla furia dei marosi. Ma a questi fattori antropici si uniscono anche fattori naturali, come quello relativo ai cambiamenti climatici e al conseguente innalzamento del livello medio dei mari che rende il delicato ambiente costiero sempre più minacciato durante le avverse condizioni meteo/marine. Un problema molto serio che bisogna affrontare nell’immediato (ma senza semplici interventi tampone che rischiano di fare altri danni) prima che un domani possa sfuggire di mano, con danni irreparabili.
Daniele Ingemi