La Consulta Provinciale degli Studenti di Messina, e il suo rappresentante Dino Fornaro, chiedono aiuto in merito alle decisioni del Ministro Azzolina sulle modalità di didattica a distanza e degli esami di Stato.
“Come di certo avrà notato, la situazione nelle scuole non è delle migliori. Ormai da mesi milioni di ragazze e ragazzi stanno affrontando una didattica a distanza, con modalità dettate da un ministero che ha dimostrato di non volersi interfacciare con le difficoltà e le problematiche che studenti e professori hanno riscontrato nel nuovo modo di “fare scuola” scrive la Consulta Provinciale degli Studenti di Messina al Ministro Azzolina.
L’esame di maturità
“Tra i problemi riscontrati, quello della gestione dell’ESAME di maturità è, forse, il più sentito e allo stesso tempo il più dibattuto, quello che tutt’ora, a meno di un mese dalla “grande prova”, ci costringe a vivere in una condizione di totale confusione e incertezza, che risulta svilente e per niente rispettosa nei confronti di chi, da cinque anni, si impegna e si sacrifica per concludere nel migliore dei modi il proprio percorso scolastico.
Quest’ultimo punto, la goccia che ha fatto traboccare il vaso, ci ha dunque spinto a scriverle, con la speranza che per una volta, anche se ormai troppo tardi, riesca ad accogliere il nostro dissenso, per ascoltare gli ultimi destinatari delle sue scelte, i bersagli di un comportamento che ha portato a decisioni che stridono con la difficile realtà di questo particolare e tragico periodo storico”.
La CPS di MESSINA ha espresso il suo dissenso, rilevato a livello nazionale tra le varie componenti scolastiche, circa:
- L’assoluta mancanza di dialogo e confronto con le parti interessate
“Sono state proposte, dalle Consulte di tutta Italia, dai sindacati e da semplici organizzazioni di studenti delle alternative ben più coerenti e realizzabili che tengono conto di una situazione eccezionale, mai affrontata prima, che ha inciso fortemente sugli animi e sulla psiche di studenti e professori. La regolamentazione della DAD, la possibilità di impiegare la quota, già stanziata per la “18app”, negli ormai essenziali dispositivi elettronici per la didattica (computer, tablet, connessioni, ecc…), sono solo alcuni esempi delle tantissime richieste rimaste inascoltate.
In particolare, sulle modalità dell’esame di Stato sono state avanzate proposte bocciate senza nemmeno un preventivo dialogo. La tanto discussa “tesina”, per esempio, sarebbe potuta essere una tra le tante valide alternative che avrebbe permesso agli studenti di non aggiungere ulteriori preoccupazioni a quelle già esistenti a causa della drammatica situazione, permettendo un’adeguata e più umana preparazione per l’esame”.
2. Comunicazioni tardive, discordanti e poco chiare
“Le informazioni riguardanti l’esame, ad oggi, sono benché minime e tutt’altro che stabili: la discussione del decreto, iniziata il 21 Maggio al Senato, potrebbe protrarsi fino al 7 di Giugno, con la possibile conseguenza che le modalità d’esame cambino per l’ennesima volta”.
3. Le modalità impartite per lo svolgimento dell’esame
“L’esame di Stato che avrà luogo quest’anno non ha precedenti: le tradizionali prove scritte non ci saranno e tutto verrà concentrato in una sola “maxi prova” orale. L’ articolo 17 dell’ordinanza ministeriale n.10 del 16 Maggio divide la prova in tre momenti. I primi due (1.discussione di un elaborato, vertente su tematiche attinenti alla materia d’indirizzo. 2. Discussione di un testo di lingua e letteratura italiana estratto a sorte tra quelli studiati) sembrano più che altro dei tentativi falliti di rimpiazzare le prove scritte e risultano, oltre che poco chiari, ridondanti nell’economia della prova, che già prevede nella terza e ultima parte, la trattazione di testi e argomenti della materia d’indirizzo e di lingua e letteratura italiana.
Ci si chiede, dunque, perché non abbia ritenuto sufficiente il solo svolgimento della terza parte dell’esame, considerato che, come lei stessa afferma nell’ordinanza ministeriale sopra citata, “Il materiale… è finalizzato a favorire la trattazione dei nodi concettuali caratterizzanti le diverse discipline e del loro rapporto interdisciplinare.” Non bastava forse questo per una prova che incide solo al 40% nella decisione del voto finale? Che motivo c’era di continuare a cambiare e lasciar scorrere settimane e mesi preziosi nei quali piuttosto, avrebbe potuto accettare il confronto da noi propostole, dando delle direttive concordate e di chiara comprensibilità?”.
E così, infine, i maturandi chiedono aiuto al Ministero:
“Ci sentiamo soli e inascoltati, il Ministero deve sapere cosa stiamo affrontando e quali siano le nostre vere esigenze. Il dialogo sta alla base dei valori democratici e comunitari, che da sempre la scuola e la famiglia cercano di impartirci. Ancora una volta noi studenti facciamo un passo avanti verso il dialogo e il confronto costruttivo.”