Nella maggior parte dei casi al ritrovamento di uno consegue l'avvistamento di altri nelle vicinanze
Nella giornata di oggi, i biologi della società di ricerca Necton hanno rinvenuto a Messina, sulla spiaggia di Capo Peloro, un esemplare di Caravella portoghese (Physalia physalis). L’animale è stato rinvenuto nella battigia, trascinato dal moto ondoso fino sulla spiaggia. Gli esperti hanno avvertito in una nota che “l’organismo è ritenuto particolarmente pericoloso, pertanto, qualora passeggiando lungo le nostre spiagge se ne rinvenisse la presenza, si invita a non toccare ed a contattare la società Necton al numero 3391249021“.
Negli anni scorsi altri esemplari di Physalia physalis sono stati trovati spiaggiati nel tratto di spiaggia di Capo Peloro, generalmente a seguito di mareggiate. Contrariamente a quanto si pensi la Caravella portoghese non è una medusa, ma un sifonoforo. Non si tratta cioè di un singolo organismo pluricellulare, ma dell’aggregazione di individui specializzati di quattro tipi diversi, chiamati zooplancton, collegati e fisiologicamente integrati tra loro al punto da essere reciprocamente dipendenti per la sopravvivenza. È dotata di tentacoli capaci di punture molto dolorose e pericolose per l’uomo, raramente possono divenire pure letali.
Questi animali sono composti da quattro tipi di polipi. Il primo, chiamato pneumatoforo o più comunemente “vela”, è una sacca galleggiante colma di gas, che consente all’animale di galleggiare. Tanto che spesso, in mare, può essere confusa per una bottiglia galleggiante. La Caravella portoghese si sposta mediamente di 20 metri al minuto e, in caso di vento favorevole, percorre tra i 15 e i 28 km al giorno.
Il ritrovamento odierno, avvenuto a Capo Peloro segue altri avvistamenti, avvenuti nelle scorse settimane nell’area di Lampedusa, nel Canale di Sicilia. Anche se questo sifonoforo è originario dell’Atlantico, soprattutto nelle fasce subtropicali e tropicali, che vanno dalle Azzorre fino all’area caraibica, sono tutt’altro che rari gli avvistamenti sul Mediterraneo. Soprattutto sul Mediterraneo centro-occidentale, fra il sud della Spagna e i mari che circondano la Sicilia.
Difatti molto spesso i forti venti occidentali che spirano dall’Atlantico possono spingere questi animali dentro lo Stretto di Gibilterra, fino alle coste del Mediterraneo, portandoli anche a spiaggiarsi sulle coste del murciano o sulle spiagge della Sicilia e isole limitrofe. Raramente si rinviene un esemplare solitario. Nella maggior parte dei casi al ritrovamento di uno consegue l’avvistamento di altri nelle vicinanze.