"Non dobbiamo tradire le nostre vocazioni, in campagna elettorale ho parlato di imprese, investimenti, lavoro, infrastrutture". Antonio Catalfamo, eletto nella lista Fratelli d'Italia ha le idee chiare: "serve avere una voce dentro le istituzioni, altrimenti non ti ascolta nessuno"
“In campagna elettorale erano convinti che io fossi un grillino. Mi dicevano: ma come, sei giovane, propositivo, sei in rottura con la nomenclatura dei partiti, e non sei del M5S??? Rispondevo che sì, si può essere giovani, propositivi e di rottura ma soprattutto avere una visione chiara del futuro, delle cose da fare ed è questa la differenza con il M5S. I grillini si basano sui big data ed in base a questo decidono, sono ondivaghi, non hanno posizioni chiare e costanti. Io sì. Ho fatto una campagna elettorale senza urlare, ho parlato di proposte, di imprese, progetti, ho avuto un consenso che esula dagli ambienti partitici. Ed infatti ho scoperto che molti votavano me per l’Ars e Cancelleri per la Presidenza della Regione”.
Antonio Catalfamo, 37 anni, consulente legale, è tra gli esordienti dell’Ars, approdato a Palermo con 4.238 voti nella lista Fratelli d’Italia (che ha totalizzato 19.420 voti e il 7,09%). La politica l’ha respirata sin da bambino. Il papà Rosario è stato due volte consigliere comunale di Barcellona, poi si è preso una pausa dalla politica, successivamente, nel 2008 è stato eletto consigliere provinciale ed è stato anche assessore nella giunta Ricevuto.
Il neo deputato invece ha fatto i primi passi in politica con le amministrative di Barcellona del 2015, sostenendo il candidato sindaco Turrisi con una lista civica, Libera Barcellona. Le amministrative le ha vinte Roberto Materia, ma per Catalfamo è stato l’inizio di un percorso che lo ha portato dal 6 novembre all’Ars. Ha dapprima creato l’associazione “Prima il territorio” ed ha iniziato ad essere presente su tutte le problematiche della provincia, girando “palmo a palmo” i comuni del comprensorio.
“In questi anni mi sono reso conto che è fondamentale avere voce dentro le istituzioni. Faccio un esempio molto semplice: con la nostra associazione abbiamo raccolto 9 mila firme per scongiurare la chiusura del pronto soccorso dell’ospedale di Barcellona. Le abbiamo consegnate alla Regione e all’assessore regionale Gucciardi. Ebbene, nessuna risposta. Siamo stati ignorati. Faccio un secondo esempio. In campagna elettorale sono stato a Castell’Umberto e ho scoperto che l’80% delle nocciole viene mangiato dei ghiri e l’economia è in ginocchio. Ebbene,da un anno e mezzo alla Regione c’è uno studio rimasto lettera morta per risolvere il problema. In Piemonte in poco tempo e con soluzioni a costo bassissimo hanno risolto il problema con dissuasori acustici e fasce di rispetto. E ho fatto soltanto due esempi…..”.
Il neo deputato è molto concreto, studia a fondo le singole tematiche ed anche le possibili soluzioni, è abituato a parlare con i dati, senza fronzoli.
Ha aderito a Fratelli d’Italia nel 2015, ma il rapporto con Musumeci è antecedente, lo aveva già sostenuto alle Regionali del 2012: “Cinque anni fa rimasi affascinato dal suo modo di esporre le cose. Poi, nell’ottobre 2015 l’ho ascoltato alla manifestazione alle Dogane di Catania e ha detto quello che è poi diventato il mio cavallo di battaglia, perché è quello in cui credo: dobbiamo puntare sulle nostre vocazioni, dal turismo all’agricoltura. Ma il primo passo sono le infrastrutture e non mi riferisco solo alle strade. Lei lo sa che abbiamo una penuria di 83 milioni di metri cubi d’acqua l’anno? E che i bacini idrici riescono a raccogliere solo il 10% di acqua piovana? Manchiamo di tutto, non solo di strade e ferrovie. L’Italia è divisa in due, Cristo si è fermato ad Eboli, a Napoli, a Bari…… Siamo ultimi tra gli ultimi e Musumeci è la persona giusta al posto giusto nel momento giusto. Serve una cura intensiva ed una persona che sappia amministrare. Il M5S non è in grado di farlo”.
Fino all’ultimo momento non era certo della sua elezione o del fatto che scattasse il seggio a Messina per Fratelli d’Italia. Quando all’appello mancavano 26 sezioni di Milazzo e 9 di Terme Vigliatore la lista era nona, quindi fuori dall’assegnazione. Invece nel rush finale è proprio da quelle sezioni che si è registrato il balzo in avanti ed alla lista è andato il settimo seggio sugli otto spettanti al collegio di Messina. Un buon risultato che è andato oltre i singoli candidati dal momento che i voti di lista senza preferenze sono stati tremila e con ogni probabilità sono andati per quel Musumeci Presidente che spiccava nel simbolo.
“Quando ho capito che ero stato eletto ho sentito fortissimo il senso di responsabilità. E’ cambiata la mia vita. Le attese non devono andare deluse. Ho uno staff che opera insieme a me, so già quali saranno i settori nei quali intendo impegnarmi sin dal primo momento. Non possiamo pensare che la Pubblica amministrazione sia la ricetta magica. Noi abbiamo parlato di imprese, di investimenti, di lavoro. Sicuramente tutte le tematiche ambientali saranno in primo piano. Vengo da un comprensorio che sta pagando un prezzo carissimo. La questione ambientale è prioritaria così come la gestione dei rifiuti. Non si può pensare che la risposta siano gli inceneritori. I rifiuti vanno reinseriti nella filiera industriale. Poi la sanità. Ci sono 25 comuni che gravitano intorno agli ospedali di Milazzo e Barcellona. Non è tollerabile smantellare l’emergenza-urgenza di Barcellona. La rete ospedaliera va assolutamente rivista. Non si può pensare alla sanità in termini di numeri”.
Al governo centrale dovranno essere richieste quote pesca più vantaggiose come accade per altre Regioni, così come in Europa dovrà essere portata avanti una battaglia “contro l’euroburocrazia che ci sta distruggendo. Nel mondo globalizzato possiamo sopravvivere solo puntando sulla qualità”.
La vittoria di Musumeci non l’ha data per scontata, né in estate, quando i 5stelle hanno iniziato il tour estivo in anticipo rispetto a tutti, né quando il centro-destra ha raggiunto l’unità ma è scoppiata la grana degli impresentabili “a me preoccupa chi era presentabile ma ha fatto campagna elettorale spendendo migliaia di euro….perchè poi per rientrare nelle spese temo che diventerà impresentabile”.
Immaginava una forbice più stretta rispetto a quella che invece si è registrata, ma adesso guarda alle Politiche con maggiori certezze.
“Il modello Sicilia può ripetersi a livello nazionale solo se trovi la figura adatta. E’ comunque importante avere a Roma la stessa maggioranza che c’è in Sicilia, i due governi devono essere simbiotici. Tra Crocetta e il governo nazionale pur essendoci la stessa maggioranza non è stato così, c’è stata discrasia. Pensiamo all’accordo bluff del dicembre 2015 quello sui conti. In cambio di un piatto di lenticchie abbiamo rinunciato a tutto. E il governo centrale ha pure introdotto il prelievo forzoso per le ex Province….. E meno male che erano due governi dello stesso colore……..”
Rosaria Brancato