Gran finale al Teatro Annibale di Francia con “Sabato, Domenica e Lunedì”

Gran finale al Teatro Annibale di Francia con “Sabato, Domenica e Lunedì”

Laura Giacobbe

Gran finale al Teatro Annibale di Francia con “Sabato, Domenica e Lunedì”

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martedì 21 Aprile 2015 - 11:41

Con la regia di Gianni De Francesco, Pietro Barbaro e la sua storica compagnia hanno mirabilmente reso onore ad una delle opere più note del drammaturgo napoletano scomparso nel 1984.

Si conclude anche per quest’anno la rinomata rassegna del Teatro Annibale Maria Di Francia “Espressione Teatro”, giunta ormai alla XXXII° edizione. A chiudere il cartellone è stato il Gruppo Teatrale Angelo Maio, che ha portato in scena, con un calendario di ben cinque repliche, un classico intramontabile: “Sabato, Domenica e Lunedì”, del grande Eduardo De Filippo. Con la regia di Gianni De Francesco, Pietro Barbaro e la sua storica compagnia hanno mirabilmente reso onore ad una delle opere più note dello sceneggiatore napoletano, scomparso nel 1984.
“Sabato, Domenica e Lunedì” è un’opera che apparteneva alla raccolta “Cantata dei giorni dispari”, ed è incentrata sul tema della famiglia, o più nello specifico sul matrimonio. Ambientata nell’Italia degli anni immediatamente precedenti alla legislatura sul divorzio, in essa De Filippo affronta il tema delle incomprensioni coniugali, sottintendendo come queste, se troppo a lungo taciute per il bene del quieto vivere, rischiano di sfociare in un patatrac. “Si avverte un ammonimento a tutti i coniugi che non vanno d'accordo: spiegatevi, chiaritevi i vostri dubbi, i vostri tormenti”, aveva detto infatti l’autore a proposito della commedia.

Lo scenario è quello della tradizionale famiglia allargata di una volta (in questo caso marito, moglie e figli, più nonno, zia e nipote), che vive tutta riunita sotto lo stesso tetto, ed intorno alla quale gravitano, pressoché quotidianamente, altre figure, non appartenenti al nucleo familiare, ma ugualmente considerate tali (come la rispettabile coppia di coniugi vicini di pianerottolo, l’affezionato medico di famiglia, i domestici). Questa realtà apparentemente armoniosa, è in realtà come un piccolo, caotico universo, di cui i genitori risultano essere il perno, il motore che fa muovere tutto il sistema di ingranaggi. Ecco spiegato come una minima frattura tra loro rischia di far saltare l’intero apparato.
Questo è appunto ciò che accade alla famiglia Priore, per la quale i fatali tre giorni del titolo diventano scenario di melodramma. Una piccola schermaglia tra moglie e marito, avvenuta mesi addietro e passata irrisolta sotto silenzio, genera il cambiamento di Rosa (qui magnificamente interpretata da Maria Saccà) nei confronti del marito Peppino (un eccezionale Pietro Barbaro), al quale nega per dispetto le devote attenzioni che era solita riservargli. Questi, dal canto suo, vedendosi trascurato, sospetta una tresca con il vicino, il quale, generoso ed amichevole per natura, non perde occasione per omaggiare la padrona di casa, credendo di far piacere anche al marito. Il seme del dubbio germoglia e avvelena l’animo del povero protagonista fin quando, durante il fatidico pranzo della domenica, questi è quasi costretto a vuotare il sacco, provocando lo sconcerto generale. Donna Rosa, ferita e sconvolta, è colta da un malore, i familiari si precipitano a soccorrerla ed i vicini, intuendo le ragioni intime di quello sfogo, senza darvi troppo peso si limitano a togliere il disturbo. Resta così solo, il protagonista, un po’ smarrito, un po’ mortificato per il proprio comportamento. Salvifico sopraggiunge il lunedì mattina, i ritmi della casa, sconvolti dalla burrasca, rientrano lentamente nella normalità, e finalmente i due coniugi trovano il coraggio di parlarsi davvero, riscoprendo ancora vivo, proprio in quei piccoli bisticci, il sentimento che li aveva uniti tanti anni addietro.

L’opera, originariamente in napoletano, è stata trasposta in siciliano dallo stesso Barbaro, con un effetto per nulla dissonante, che rispetta i topics originali pur adattandosi al contesto locale. Ammirevole il lavoro di tutti gli interpreti, così come la scelta degli arrangiamenti musicali e scenografici. In definitiva un’ottima riuscita, che ha sancito la chiusura in bellezza della rassegna.

Laura Giacobbe

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