Pizzo alle ditte impegnate sul lungomare di Ponente, tre arresti

Pizzo alle ditte impegnate sul lungomare di Ponente, tre arresti

Alessandra Serio

Pizzo alle ditte impegnate sul lungomare di Ponente, tre arresti

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mercoledì 28 Ottobre 2015 - 10:17

Tra gli arrestati c'è anche il dirigente di una delle imprese componenti il Consorzio che si è aggiudicato l'appalto. Fondamentale la denuncia di uno degli imprenditori vittima. Tutti i particolari e le foto.

C'è anche il dirigente di una delle imprese componenti il consorzio impegnato tra i tre arrestati di stamani per il pizzo imposto al cantiere del lungomare di Ponente. A permettere l'arresto dell'uomo, dell'estortore e del suo braccio destro è stato un altro degli imprenditori, che si è rifiutato di pagare ed ha denunciato tutto.

Sono questi i retroscena dell'operazione Ponente, fatta scattare stamane da Polizia e Carabinieri di Milazzo. L'inchiesta, coordinata dal procuratore capo di Barcellona Emanuele Crescenti e dal sostituto Federica Paiola, ha fatto luce sulla escaletion di atti intimidatori ai danni del cantiere – l'appalto vale oltre due milioni e mezzo di euro – messi a segno in rapida successione tra fine estate e settembre.

In carcere sono andati Giovanni Fiore, 26 anni della cittadina mamertina, considerato nome emergente della criminalià locale, ed il trentaseienne barcellonese Marco Milone. Il Gip Danilo Maffa ha invece concesso i domiciliari a Francesco Calascione, 50 anni, originario di Milazzo, titolare della ditta i cui mezzi sono stati danneggiato lo scorso 1 settembre scorso.

E' proprio allora che sono iniziate le indagini. A dare la svolta agli accertamenti già iniziati, la collaborazione del titolare di una delle imprese che si è visto chiedere il pizzo ma si è rifiutato. Fiore gli aveva chiesto la messa a posto dei lavori per 15 mila euro. Tutti i suoi colleghi avrebbero adempiuto alla richiesta estorsiva, meno lui, nonostante avesse subito l’incendio di un escavatore.

Le intercettazioni degli investigatori hanno svelato tutti i particolari, ed in particolare la figura di Calascione che si sarebbe offerto di "sistemare la faccenda", promuovendo un incontro tra la vittima e Milone, capocantiere dell'impresa Calascione.

La vittima, però, si è rifiutata di trattare con un "postino", chiedendo un incontro col vero estortore. Il giorno dopo, quindi, cioè il 20 settembre scorso, l'imprenditore è stato accompagnato a Spinesante – il lungomare di Barcellona – per incontrare Fiore. Prima di arrivarci Milone lo ha perquisito, gli ha tolto il cellulare, lo ha fatto scendere dalla sua auto portandocelo con la propria vettura. Una volta arrivato al posto concordato, poi, si è assicurato che non ci fossero sguardi indiscreti e ha dato il segnale a Fiore, che è arrivato in scooter

L’incontro però non ha l’esito augurato dalla consorteria criminale. Alla domanda allusiva “allora, che dobbiamo fare? Questa cosa la dobbiamo sistemare?” posta con fare intimidatorio da Fiore, l’imprenditore rispondeva fermamente “Io non ho nulla da sistemare, voi prima mi avete bruciato i mezzi e adesso che volete sistemare?”. Il breve incontro terminava con la frase lapidaria e minacciosa di Fiore “allora non abbiamo più nulla da dire".

Al caso hanno lavorato i carabinieri della Compagnia di Milazzo, ai comandi del capitano Antonino Rotolo, e gli agenti del Commissariato, guidati dal vice questore Antonio Rugolo.

(Alessandra Serio)

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