Giovedì 21 Febbraio, la moglie di Giangiacomo Feltrinelli, fondatore dell’omonimo gruppo editoriale, è stata ospite a Messina del punto vendita di via Ghibellina. Fotografa per caso di alcuni grandi personaggi che hanno fatto la storia, è stata per molto tempo a capo della casa editrice, oggi gestita dal figlio Carlo. Così ricorda il marito: «È stato un uomo di cultura e un imprenditore moderno»
È stato un pomeriggio ricco di ricordi quello che si è svolto Giovedì 21 Febbraio, presso il Feltrinelli Point di Via Ghibellina. Il personale dell’ex circolo Pickwick si è detto onorato di accogliere una persona divenuta un’istituzione, che ha saputo uscire dal cono di fama di suo marito, divenendo una delle imprenditrici più conosciute. Stiamo parlando di Inge Schönthal Feltrinelli, che è stata sposata con Giangiacomo Feltrinelli, il fondatore dell’omonima casa editrice.
Inge, nata ad Essen, in Germania, nel 1930, figlia di ebrei tedeschi immigrati dalla Spagna, intraprese ad Amburgo la carriera di fotografa. Nel 1952 trascorse un lungo periodo a New York, ospite della pronipote di J. P. Morgan, riuscendo a fotografare, tra gli altri, Greta Garbo, Elia Kazan, John Fitzgerald Kennedy, Winston Churchill e a stringere amicizia con Erwin Blumenfeld. Tra le sue foto più celebri quelle degli scrittori Ernest Hemingway, Edoardo Sanguineti, Allen Ginsberg, Günter Grass, Nadine Gordimer, e dei pittori Pablo Picasso e Chagall. Nel 1958 conobbe il suo futuro marito, che sposò nel 1960, seguendolo a Milano. Dal 1969, quando il marito entrò in clandestinità, a seguito degli sviluppi della lotta politica di cui si faceva portavoce in quegli anni di grande tensione, e ancor più dopo la sua morte, gestì l'omonima casa editrice, che, da diversi anni, è in mano al figlio Carlo.
L’incontro di Giovedì– che è stato l’evento conclusivo del mini tour siciliano (dopo le librerie di Palermo e di Catania) – è stato preceduto dalla proiezione di “Inge film”, un documentario prodotto dalla Feltrinelli nel 2010 (a cura di Luca Scarzella e Simonetta Fiori), che ripercorre le tappe principali della sua avventurosa vita. A seguire, l’attore e regista messinese Ninni Bruschetta, ha dialogato con lei davanti ad un nutrito pubblico di lettori e curiosi. C’è stato spazio per ricordare, prima della sua intensa attività editoriale, la Inge fotografa: «Io non ho mai avuto nessuna qualità artistica, – ha detto – ho solo avuto molto fortuna ad incontrare persone come Picasso, Hemingway o Simone de Beauvoir. Personaggi come quelli non esisteranno mai più». Spazio poi è stato dedicato al ricordo del marito, che ha definito «un imprenditore di cultura dallo sguardo moderno», un editore che, subito dopo gli anni bui del fascismo, così come Mondadori, Bompiani o Einaudi, ha rischiato, ha investito soldi e passioni in questo progetto. Erano anni – ha ricordato – in cui ancora non esisteva la figura dell’agente editoriale, ma era l’editore a scegliere personalmente i libri. E così fu per “Il Gattopardo” di Tomasi Di Lampedusa: scartato da Vittorini e dall’Einaudi perché considerato troppo conservatore (è il periodo del Neorealismo), fu pubblicato dalla Feltrinelli e ottenne un successo immenso. Così fu quando, nel 1957, si decise di pubblicare in anteprima mondiale e contro il volere dell’establishment comunista, “Il dottor Živago” il romanzo di denuncia di Boris Pasternak e –primi in Europa–, nel 1968, “Cent'anni di solitudine” di Gabriel García Márquez. È il rischio che rende indipendenti.
E oggi? Come vede la situazione editoriale? «C’è tanta offerta –risponde–, pure troppa. Ci sono troppi scrittori e troppo pochi lettori. Spero che con i nuovi strumenti quali gli e-book ce ne possano essere di più, anche se per me il cartaceo resta la cosa migliore. Uno scrittore, del resto, non può scrivere la propria dedica su un e-book…». Quali sono gli autori italiani del momento che preferisce?, le chiediamo. «Benni, Tabucchi, De Luca…». E per il futuro? «Io sono una vecchia ottimista –dice–, ogni giovane che legge un libro per me è fonte di speranza. Anzi, quello che dico sempre è che un buon tascabile costa meno di una pizza e dura di più». (CLAUDIO STAITI)
LA LETTURA E’ IL CIBO DELL’ANIMA. SIN DA PICCOLA LA MIA MAMMA MI HA EDUCATO ALL’AMORE PER LA LETTURA. ED OGGI LE SONO INFINITAMENTE RICONOSCENTE.