Monforte, convegno sul reato di concorso esterno in associazione mafiosa

Monforte, convegno sul reato di concorso esterno in associazione mafiosa

Antonella Trifiro

Monforte, convegno sul reato di concorso esterno in associazione mafiosa

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sabato 11 Aprile 2015 - 23:37

Alle prese con definizioni quotidiane spesso imprecise, non sempre riusciamo a comprendere il reale significato della terminologia giurisprudenziale: il tema è stato ben sviscerato nel corso di un convegno tenutosi a Monforte Marina, che ha visto la partecipazione di numerosi avvocati e non solo e che ha fornito interessanti spunti di riflessione

Si è svolto ieri mattina, presso il salone del Moon Flower di Monforte Marina, il convegno dal titolo “Concorso esterno in associazione mafiosa, evoluzioni giurisprudenziali e concreta attuazione”, organizzato dal comune di Monforte e voluto, in particolar modo, dal vice sindaco, avvocato Piera Basile. Dopo i saluti iniziali del sindaco Giuseppe Cannistrà e del Presidente dell’Ordine degli avvocati di Barcellona Pozzo di Gotto, avvocato Francesco Russo, si è passati al tema centrale. Un argomento che, a dire il vero, sembra spesso essere dato per scontato.

A illustrare approfonditamente, attraverso un ampio excursus, la storia della definizione del reato di “Concorso esterno in associazione mafiosa” è stato l’avvocato Tommaso Calderone, componente del direttivo della Camera Penale di Barcellona Pozzo di Gotto. Calderone ha delineato i profili giurisprudenziali con dovizia di particolari, ma allo stesso tempo utilizzando un linguaggio scevro da eccessivi tecnicismi, affinché il tema potesse essere maggiormente accessibile a tutti i presenti.

Ed è durante il suo intervento che è emerso chiaramente come in realtà oggi si parli spesso di questo reato senza probabilmente sapere che esso non è presente nel codice penale, ma è semplicemente riconosciuto dal diritto vivente, ossia dai giudici della Corte di Cassazione, che nel tempo, e attraverso non pochi scontri di vedute tra le sezioni che la costituiscono, è giunta a definire meglio cosa si intendesse quando si parla del reato di “concorso esterno in associazione mafiosa”. In particolare, il percorso si è andato definendo via via attraverso alcune sentenze importanti, in ordine di tempo la Dimitri, la Mannino e la Carnevale.

“La Dimitri – ha spiegato l’avvocato Calderone – ha stabilito innanzitutto che esiste il reato di concorso esterno in associazione mafiosa e che il concorrente esterno va differenziato dal partecipe, che è il mafioso. Quest’ultimo è colui che non solo fa parte dell’associazione, ma ne vuole fare parte e la sua condotta è caratterizzata dalla cosiddetta affectio societatis”.

Sul fronte invece di colui che viene accusato di essere concorrente esterno, “la Dimitri – prosegue ancora Calderone – vara un principio anche molto criticato: si tratta di colui che non vuol far parte di questa congrega ma con i suoi comportamenti interviene e da un contributo nella fase patologica, di fibrillazione, dell’associazione mafiosa, cioè quando questa è in difficoltà. In altre parole qualsiasi comportamento che non era di ausilio in fase fisiologica dell’associazione non era incriminabile”.

Passando poi per la sentenza Mannino, spiega l’avvocato Calderone, è la sentenza Carnevale, dal nome del giudice soprannominato “ammazza-sentenze”, che apre la pista a quello che oggi è stato recepito, superando il problema della fibrillazione, della patologia relativa all’associazione mafiosa. Tale sentenza definisce la condotta del concorrente esterno in colui che fornisce un concreto, specifico, consapevole e volontario contributo, che deve condurre alla conservazione e al rafforzamento dell’associazione e alla realizzazione del programma criminoso.

A questo primo intervento sono poi seguiti quelli del dottor Gianluca Denora, dell’università di Bari e di Ennio Fiocco, magistrato Onorario del Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto. Il primo ha sottolineato l’esistenza di una “babele terminologica” intorno all’argomento, ma ha definito comunque importantissima, dal punto di vista applicativo, la sentenza 48 del 2015, che dice no all’obbligo di custodia cautelare per il concorso esterno in associazione mafiosa. Fiocco si è invece concentrato sulle fasi preliminari del dibattimento.

Durante il convegno è intervenuta anche Angela Bianchetti, consigliere di Pace del Mela, sempre attiva nella tutela dell’ambiente, per ribadire come fare politica significhi “mettersi al servizio del popolo e non curarsi dei propri affari”. La Bianchetti ha ricordato inoltre le numerose intimidazioni subite dal primo giorno del suo mandato di consigliere e si è rivolta alle forze dell’ordine presenti affinché s’indaghi su tutto ciò che viene segnalato.

“Certi amministratori devono essere costretti ad andarsene a casa. I comuni non devono essere governati con una gestione familiare. Io credo e ho fiducia nelle istituzioni e tutti i nodi verranno al pettine” ha concluso il consigliere, ricordando la sua costante lotta per giungere a una politica che si prenda cura della collettività.

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