L'ex presidente dell'Iacp interviene sul dibattito in corso sul risanamento. "Piccoli passi avanti sono importanti, ma manca una visione complessiva e troppi cantieri sono fermi"
Premettendo, in considerazione del particolare momento pre elettorale, che non sono candidato a nulla e che fare il vice sindaco e servire il mio paese d'origine "hic manebimus optime", per i miei trascorsi specifici, voglio in poche righe manifestare tutta la mia rabbia e la cocente delusione nell'assistere alla perdurante ed assoluta assenza di visione, di progetto e di strategia per chiudere definitivamente la questione del "Risanamento di Messina".
Si, perché pur potendo considerare apprezzabili e degne di rilievo alcune iniziative e singoli progetti finanziati nel bando delle periferie, che vedranno dei piccoli cantieri pilota a Fondo Sacca e Fondo Fucile, non si può non rilevare come sia assente una qualsiasi idea generale sul come affrontare complessivamente il problema.
In particolare, non sembra emergere alcuna concreta strategia sul come uscire dal pantano avuto riguardo i tanti cantieri bloccati che sembrano ormai senza alcuna speranza di vedere la fine, basta citare per esempio tra gli altri villaggio Matteotti, Fondo Basile, Camaro Sant'Antonio, Camaro Sottomontagna, il Parco Magnolia e via Taormina.
Alcune di queste opere rimangono inspiegabilmente ed in modo pazzesco ferme da anni ormai, quasi nel silenzio e nella rassegnazione dei più.
Certamente, in quello assordante degli addetti ai lavori.
Inoltre, manca o se qualora ci fosse, non emerge assolutamente una strategia di fondo che individui finalmente la via per uscire definitivamente dal guado.
Il pantano ultradecennale sembra non essere sormontatile.
Un vulnus grave ancor di più perché la problematica del risanamento delle aree degradate di Messina è oltre che un grave problema sociale irrisolto, innanzitutto un problema urbanistico, in considerazione del fatto che i vecchi piani di risanamento vecchi ormai di trent'anni, disegnano una città che innegabilmente è cambiata e presenta esigenze diverse.
In questo quadro generale, le piccole iniziative di cui si parla in questi giorni seppure apprezzabili non possono considerarsi ne' rimedio, né nemmeno parte della cura, ma soltanto occasioni di "medicina" palliativa.
Fino a quando l'argomento non verrà posto all'OdG dell'agenda politica cittadina come tema generale, come vera priorità, come punto di ripartenza della città che vuole rinascere, staremo sempre a parlare delle stesse cose, che oltre ad essere piccole gocce nel mare, non risolveranno mai il problema.
Non si può parlare di piano regolatore della città, senza che si affronti una volta per tutte il tema delle sua aree degradate.
Un grande progetto di riqualificazione urbanistica di Messina e dei suoi quartieri non può che nascere dall'individuazione di un futuro di queste aree abbandonate come i messinesi che le abitano.
Solo chi è inoltrato in quei vicoli, chi è entrato dentro quei tuguri, chi ha visto come sono costretti a vivere ancora nel 2017 dei cittadini d'Europa, può rendersi conto della portata del problema.
Perché accanto alle tantissime speculazioni che egli anni il settore ha vissuto, ci sono migliaia di persone che sono davvero costrette a subire il degrado abitativo e condizioni inumane di vita, che gridano quotidianamente vendetta è scandalo.
In tutto ciò, la politica regionale e nazionale tace, impegnata in una lunghissima campagna elettorale regionale, nazionale e….comunale.
Come per lo scippo dell'Autorità Portuale, dove tutto si risolveva in una questione di …"governance", per il risanamento sarà tutto un problema di "vision", che non c'è.
Giuseppe Laface