Anche il prof. Giuseppe Fera, ordinario di Urbanistica all'Università di Reggio Calabria, è contrario alla ricostruzione nello stesso luogo e chiede soluzioni alternative
“’Non è mai troppo tardi’ era il titolo di una trasmissione Rai degli anni 50 che cercava di combattere l’analfabetismo tanto diffuso nel nostro paese; ma è anche uno degli sport favoriti di quei messinesi che pensano che “non è mai troppo tardi” per opporsi, contestare o mandare a monte un progetto o una iniziativa giunta alla fase finale. E’ accaduto tante volte, non sto qui a citarle; ci si poteva opporre quando si iniziò a discutere, nel momento in cui il progetto prendeva corpo; no, si aspettava che fosse approvato o pronto per essere realizzato per gridare allo scempio. Così quando ho letto dell’opposizione alla realizzazione del nuovo teatro in Fiera, sulle macerie del vecchio, ho pensato: “rieccoci con lo sport preferito” a progetto pronto e demolizione conclusa”.
“Poi mi è capitato di passare sul luogo del delitto e ho dovuto ricredermi; la vista del mare dello Stretto e della Calabria, degli spazi della fiera e delle sue pregevoli architetture razionaliste mi hanno positivamente sorpreso. Richiudere questa visuale sarebbe veramente un peccato ora che tutti i messinesi hanno potuto apprezzarne lo straordinario scorcio paesaggistico, liberato finalmente da quel rozzo volume con incredibili finestre esagonali”.
Le soluzioni alternative
“Così son passato dalla parte di chi vorrebbe che il progetto non fosse realizzato. Poi ho iniziato a riflettere: se non lì, dove? Le soluzioni sarebbero tante ma una mi convince maggiormente e che varrebbe la pena di provare a praticare se vogliamo che la soluzione alternativa non sia una toppa messa per rimediare allo strappo.
La città deve affrontare a tutti i costi la sua vergogna principale e avviare finalmente il risanamento delle aree baraccate; risanamento che ormai vado ripetendo da fin troppo tempo (mi sono stancato pure io di sentirmi) deve essere l’occasione per una complessiva rigenerazione dei tanti quartieri in condizione di degrado ambientale e sociale. Ma tale rigenerazione non si può fare levando le baracche e sostituendole con alloggi popolari, destinati prima o poi a degradarsi e a trasformarsi in ghetto. La rigenerazione necessita che in queste aree vengano immesse nuove e vitali funzioni di carattere direzionale, commerciale, produttivo e soprattutto culturale.
E allora diamo senso a questa vicenda, lasciamo libero lo spazio fieristico in modo che gli scorci panoramici e gli edifici esistenti emergano in tutto il loro valore paesaggistico ed architettonico e realizziamo il nuovo teatro altrove, in uno dei tanti quartieri periferici che necessitano di essere riqualificati. Il teatro sarà un potente motore di riqualificazione, attrarrà spettatori dal centro città e dagli altri quartieri, studenti e magari turisti, sfruttando le capacità di creazione di immagine che possono venire da un qualificato progetto di architettura.
Se ciò non fosse possibile a causa del vincolo che occorre si tratti comunque di aree di proprietà dell’Autorità portuale, in mancanza di un quadro di quali esse siano, una soluzione alternativa potrebbe essere nella zona Falcata”.
L’impegno dei deputati
“Dopodiché mi sento di condividere in pieno la posizione di Beppe Picciolo, espressa in un recente contributo sull’argomento, e mi auguro che questo sia l’ultimo intervento in tal senso della nostra Autorità portuale. Mi sento di ringraziare sentitamente questa istituzione per ciò che ha fatto per la città, per il teatro demolito, le aiuole realizzate, il patrimonio architettonico recuperato, ma vorrei che facesse l’Autorità portuale e che si interessasse della organizzazione, dello sviluppo dei porti e degli approdi che sono sotto la sua giurisdizione e che sono tanti, da Milazzo, a Messina, a Tremestieri, a Reggio Calabria e Villa San Giovanni e si occupasse, nei limiti delle sue competenze, di rendere più efficiente e sicuro il traghettamento sullo Stretto. Per sistemare aiuole e recuperare architetture storiche ci sono il Comune e il Ministero dei Beni culturali. Mi piacerebbe che ognuno facesse il proprio mestiere.
Mi auguro, pertanto, che l’intera deputazione nazionale voglia impegnarsi, come ha fatto sul tema del risanamento, perché finalmente le aree portuali non strettamente necessarie allo sviluppo del porto venissero date alla città”.
L’Ente Porto
“E mi auguro anche che l’Ufficio riesumazione cadaveri istituito dal sindaco De Luca, che vorrebbe far rivivere l’Ente porto, venisse annoverata fra le tante stranezze a cui il nostro sindaco ci ha abituati; visto anche che ormai esistono le Zone Economiche Speciali e che dovremmo concentrare la nostra attenzione su come farle partire ed utilizzarle al meglio”.
Giuseppe Fera
Non capisco il senso di abbattere una struttura che ostruiva la vista del mare per costruirne un’altra che – per quanto sarà più bella e moderna – ostruirà sempre la vista del mare. Abbattiamo tutto…padiglioni, teatro e altre baracche e costruiamo lì dove c’era la fiera una prosecuzione della passeggiata attualmente esistente. Vi rendete conto che questa è una città sul mare???? E l’abbiamo consegnata all’Ente Fiera, ai sigg.ri Franza e alle Ferrovie dello Stato!!
L’ottava meraviglia del mondo, ovvero lo stretto di Messina, dovrebbe avere un affaccio totalmente libero per tutta la sua estensione. Non dovrebbe essere deturpato da un solo metro cubo di cemento e dovrebbe essere fruibile dalla cittadinanza e dai turisti, tramite idonei spazi verdi, da cui ammirare lo stupendo paesaggio naturale ed annusare, assaporare il “gusto” del mare.
Sul tema della ricostruzione del teatro in fiera, dopo aver seguito le varie posizioni espresse sul Vostro quotidiano, propongo la seguente soluzione: costruire il nuovo teatro su un sistema semovibile, su ruote, cingoli, ecc., in modo che possa essere spostato a piacere, secondo gli umori dei politici messinesi, del Prof. Fera, del Prof. Ainis, dell’On. Picciolo e di tutti quanti auspicano la “riconquista” del fronte mare contro la tirannia dell’autorità portuale.
Se per svegliare Messina dal suo secolare torpore fosse necessario abbattere gli edifici lungo la cortina portuale, lo si faccia! Abbattiamo tutto e spostiamo tutto in un susseguirsi di impeto patriottico e azionista-movimentista!
P.S. Si è mai chiesto qualcuno se non sia possibile abbattere gli obbrobri della riviera?
E ricostruirli altrove?
Magari seguendo le indicazioni progettuali del Prof. Fera……….
Bisognava utilizzare altre strutture già esistenti e lasciate all’oblio. Finita la pandemia rimarrà l’ennesimo esempio di sperpero di denaro. Ulteriore sperpero sarebbe ricostruire qualcosa che si è abbattuto. Sarebbe invece utile che la città si riappropri di quell’area e quindi allungare la passeggiata a mare e tornare ai tempi d’oro di Messina con l’irrera a mare. Quindi spazi per la gente, cinema all’aperto.
ma bastaaaaaaaa ma dove eravate quando il progetto e stato bandito e reso pubblico . RIDICOLIIIIIIIIIIIIII del senno del poi….. perche non parlate della tela di Penelope chiamata PORTO DI TREMESTIERI ?????? e anche là, dove eravate quando lo hanno proposto e realizzato quello SCHIFO per il quale ad oggi si sono spesi milioni e milioni. RIDICOLIIIIIIIIIIII