L'associazione Uninsieme di Santa Teresa di Riva ha affittato un autobus privato per ridurre i disagi degli studenti iscritti alle facoltà dell'Annunziata o del Papardo che impiegano quattro ore per andare e tornare dall'università, ma i costi da sostenere sono alti. L'associazione ha chiesto aiuto all'Unione dei comuni ma attende da un anno una risposta
Se sei uno studente della provincia di Messina iscritto alle facoltà dell’Annunziata o del Papardo la tua giornata-tipo è la seguente: treno o autobus di linea per arrivare a Messina, tram fino al capolinea e poi navetta per giungere ai poli universitari. Dirlo è molto più semplice che farlo. Se sei fortunato – e becchi le coincidenze dei tre mezzi che devi cambiare – in un’ora e mezza sei in facoltà. Ma un’ora e mezza è un orario record che, in ogni caso, è più o meno il tempo per percorrere in treno Messina-Catania. Troppo per spostarsi solo dalla provincia. Tutto senza considerare la situazione non felice dei trasporti a Messina. E’ vero che grazie alla convenzione tra università e azienda trasporti gli studenti non pagano il biglietto, e devono solo dimostrare di essere regolarmente iscritti, ma in un periodo in cui – come precisato nei giorni scorsi dall’Atm – sono in circolazione mediamente 6 tram al giorno in una città che conta 250mila abitanti, quando arrivi in facoltà non sai se sei ancora in tempo per la lezione o se il calvario per tornare a casa ricomincia subito. Dunque, se non puoi permetterti una casa a Messina o di viaggiare in macchina tutti i giorni, impieghi quattro ore solo per andare all’università e tornare. Per l’Ersu però risulti un pendolare in loco e non hai neanche diritto a agevolazioni o rimborsi. Basterebbe un servizio che per ridurre i fastidi garantisse il viaggio diretto. Da casa all’università, senza il saliscendi dai mezzi, l’attesa alle fermate e le gomitate per assicurarsi un posto. L’associazione Uninsieme di Santa Teresa di Riva ci ha pensato ed è per questo che ha affittato un autobus per permettere agli studenti della riviera jonica di ridurre i tempi e eliminare gli “scali”. Ma il servizio costa e da sola l’associazione non riesce a far fronte alle spese, considerato anche che il numero degli studenti che usufruiscono del servizio è ancora limitato. Per questa ragione Uninsieme si è rivolta all’Unione dei comuni delle valli joniche dei peloritani, l’organismo che opera sul territorio, per un contributo economico esterno che garantisca un supporto alle famiglie che non possono farsi carico dei costi. Di cosa stiamo parlando? Di quel diritto allo studio sancito dall’ordinamento costituzionale che recita: “I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”.
“La richiesta di contributo – spiega il presidente dell’associazione Giovanni Lo Schiavo – è stata fatta nel lontano settembre 2011 ed è stata protocollata nel febbraio 2012”. Stiamo parlando di ben un anno fa, ma dall’Unione dei comuni ancora niente. L’associazione Uninsieme attende una delibera di giunta rimandata – evidentemente – a data da destinarsi. L’Unione si è già dimostrata sensibile nei confronti del territorio e di fronte alle necessità degli studenti jonici quando si paventava la chiusura dello sportello universitario di Furci Siculo, àncora di salvezza per gli studenti che altrimenti avrebbero dovuto recarsi a Messina per il pagamento delle tasse o il ritiro di uno statino d’esame. Ma adesso il problema è un altro.
“Vista l’indifferenza o meglio le false promesse fatte dagli amministratori, in particolare dall’Unione dei comuni nei confronti di questa iniziativa– incalza lo Schiavo – dobbiamo rimboccarci le maniche, cercando di coinvolgere non solo studenti, ma anche lavoratori in modo da garantire il diritto allo studio agli studenti della riviera jonica”. Il servizio dal 18 febbraio intanto riprenderà ancora autofinanziato dall’associazione. (Giusy Briguglio)