No del riesame alla liberazione dell'ex primo cittadino di Montagnareale e imprenditore accusato di bancarotta, associazione e riciclaggio
MESSINA – Resta ai domiciliari Rosario Sidoti, l’ex sindaco di Montagnareale arrestato il 20 ottobre scorso dalla Guardia di Finanza di Patti per i fallimenti “a scatola cinese” delle imprese di famiglia. Il Tribunale del Riesame (presidente Micali) ha detto no alla richiesta di liberazione avanzata dal difensore, l’avvocato Francesco Aurelio Chillemi, confermando il quadro indiziario e cautelare della magistratura di Patti per Rosario. Ancora da fissare, invece, le udienze per gli altri indagati, in sostanza il gruppo familiare dell’ex primo cittadino del paese collinare di Patti.
A rappresentare l’Accusa è stato il pubblico ministero Andrea Apollonio, che si è opposto alla richiesta di scarcerazione. E’ stato lui a coordinare l’indagine dei finanzieri della Tenenza di Patti, ai comandi del tenente Davide Aquino, sfociata nei provvedimento cautelari del blitz “Famiglia reale”. Le accuse, contestate a vario titolo, di bancarotta fraudolenta, associazione a delinquere e riciclaggio, sono state mosse in sostanza all’entourage familiare dell’ex primo cittadino, il cui ruolo è considerato centrale.
L’ordinanza custodiale del Gip Ugo Molina lascia però trasparire che, nelle complesse vicende societarie dell'”impero” costruito dai Sidoti, l’ex primo cittadino ha avuto l’appoggio di altri professionisti, alcuni molto noti sia nel mondo affaristico che agli inquirenti. Altri 10 gli indagati, il cui ruolo e l’effettiva complicità è ancora al vaglio della Procura di Patti.