Condanne anche in appello ma con sconti di pena per il gruppo di spacciatori che stava dietro la sparatoria alla bottiglieria la Spagnola
Anche in secondo grado arrivano le condanne per gli imputati dell’operazione Far West, con al centro l’attività di spaccio gestita da Maurizio Calabrò nella zona sud cittadina.
La Corte d’Appello ha confermato le cinque condanne emesse in primo grado a novembre del 2018, ma ha concesso lievi sconti di pena a tutti. Ecco il verdetto: 8 anni e mezzo per Maurizio Calabrò, 9 anni e 4 mesi per Beniamino Cirillo, 10 anni ad Angelo Crisafi, 8 anni ad Alessandro La Boccetta, 2 anni e 5 mesi per Giuseppe Giacoppo.
Il difensore di Giacoppo, l’avvocato Pietro Ruggeri, ha chiesto di concordare la pena e la Corte ha accettato. Un dato interessante, dal punto di vista processuale, visto che invece per quanto riguarda i buoni postali che erano stati sequestrati l’avvocato non ha chiesto il concordato ma ha discusso, invocando il dissequestro. Anche questa richiesta è stata accettata e i giudici hanno revocato la confisca, restituendoli a Giacoppo. Fin qui l’orientamento prevalente dei giudici di secondo grado messinesi era stato quello di non concedere il concordato “parziale”.
Impegnati nelle difese anche gli avvocati Salvatore Silvestro, Tindaro Celi, Domenico Andrè e Antonio Bongiorno.
L’operazione risale al 24 aprile 2018. Sei gli arresti dell’Arma, alla fine di una inchiesta battezzata Far West perché il giro gestito da Crisafi, la Boccetta e i Calabrò insieme a Giacobbo aveva la disponibilità di armi, che non esitava ad adoperare per punire e minacciare chi sgarrava.
A far scattare gli accertamenti era stata la sparatoria alla bottiglieria La Spagnola di via Consolare Valeria. Dietro, scoprirono gli investigatori, c’erano due gruppi collegati che spacciavano tra Santa Lucia Sopra Contesse, Villagio Aldisio e Gazzi. Oltre ad hashish e marijuana, piazzavano spesso anche non droga pesante.
Proprio “agganciando” con la cocaina il responsabile lavori di una grossa impresa che stava eseguendo un appalto in zona sud, il gruppo era riuscito a penetrare all’interno dell’area di cantiere, da dove portava via a piacimento carburante dai mezzi e materiale.
Anche i gestori della bottiglieria di Gazzi erano finiti nel mirino del pizzo. Così, quando si sono rifiutati di pagare, Calabrò e Giacoppo hanno aperto il fuoco a raffica contro la vetrina del locale, in quel momento affollatissimo. Era il 21 novembre 2014 e soltanto per fortuna non c’è scappato il ferito o peggio.