La giunta ha deliberato le modifiche al regolamento passando la palla al consiglio comunale: prevista la formula dell’autodenuncia per semplificare la procedura di concessione. In commissione Bilancio, però, si discute dei “buchi” pregressi
Dopo tre anni la giunta Buzzanca s’è accorta che era giunto il momento di affrontare lo spinoso nodo del Cosap (Canone occupazione spazi e aree pubbliche), di quello che abbiamo definito il “far west” degli impianti pubblicitari (correlati gli articoli della nostra inchiesta) e di una falla nel sistema burocratico di Palazzo Zanca che ha creato e continuerà a creare spinose controversie. Complice un burrascoso rapporto con gli uffici e con qualche dirigente, l’assessore al Patrimonio, Franco Mondello, solo oggi ha portato in giunta un provvedimento più che necessario: la delibera di modifica e integrazione al regolamento comunale per il rilascio delle concessioni e l’applicazione del canone di occupazione di spazi ed aree pubbliche. Queste le novità più importanti: l’istituzione, con la formula dell’auto denuncia, di una procedura semplificata per la concessione; forme di deposito cauzionale; l’istituzione dell’unità operativa Cosap per il monitoraggio tra l’altro del demanio pubblico; l’innalzamento delle sanzioni fino a 3 mila euro ed adeguamento dei coefficienti per gli impianti pubblicitari (finora i più alti in Sicilia). Basterà a mettere ordine nel caos? Al momento no. Primo, perché il regolamento per diventare esecutivo dovrà adesso essere approvato dal consiglio comunale, che ovviamente avrà anche la facoltà di emendarlo. Secondo, perché per quanto riguarda gli impianti pubblicitari il regolamento, senza il Piano generale degli impianti che da 18 anni il Comune ha l’obbligo di adottare, rischia di assumere i contorni di un provvedimento “monco”.
Quanto sia rilevante la questione lo testimonia quanto emerso dalla seduta odierna della commissione Bilancio, presieduta da Giuseppe Melazzo dell’Udc, ospiti il legale dell’associazione di categoria, l’Aspes, e l’amministratore delegato di una delle aziende che operano nel settore, la Start Affissioni. Il nocciolo della questione è semplice: a fronte di milioni e milioni di euro che il Comune prevede come fondi da incassare (anche se non sono iscritti a bilancio), gran parte di queste somme non potranno mai essere incassate. Sono le somme richieste, come arretrati, alle varie ditte che hanno impianti pubblicitari in città e che, secondo alcuni dirigenti comunali, sono tutte abusive perché non in regola proprio con il Cosap. Somme che, secondo alcune sentenze di primo grado, il Comune non potrebbe richiedere perché non sono stati mai fatti gli accertamenti (ed in seconda analisi perché non esiste il Piano generale degli impianti). Già i giudici hanno dato ragione ad una ditta per una richiesta pregressa di ben 2 milioni di euro. E’ facilmente immaginabile quali possano essere le conseguenze per delle casse come quelle di Palazzo Zanca, tenuto miracolosamente in piedi col bilancino.