Femca Cisl, dopo 12 anni il segretario Stefano Trimboli lascia la carica

Femca Cisl, dopo 12 anni il segretario Stefano Trimboli lascia la carica

Redazione

Femca Cisl, dopo 12 anni il segretario Stefano Trimboli lascia la carica

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venerdì 24 Gennaio 2020 - 13:55

Per raggiunto limite di mandati il segretario che ha retto la federazione dei chimici e tessili della Cisl traccia un suo bilancio

Stefano Trimboli ha lasciato la carica di segretario generale della Femca Cisl di Messina per raggiunto limite di anni (12 anni) e lo ha fatto nel corso di un Consiglio Generale che ha guardato al futuro, partendo dalle basi che la segreteria della Federazione dei Chimici e Tessili della Cisl ha piantato negli ultimi anni sul territorio messinese.

Il Consiglio, nel corso dei lavori, ha richiesto formalmente alla segreteria nazionale la nomina di un reggente che possa chiudere il giro delle consultazioni già avviato e giungere, a stretto giro, alla elezione della nuova segreteria.

«Abbiamo concentrato l’attenzione e l’attività sindacale su alcuni fronti particolari – ha detto Stefano Trimboli – dallo stare sul territorio e dentro le strutture sindacali all’allargamento della base associativa con una nostra precisa identità sindacale. Oggi possiamo tranquillamente dire che questi obiettivi sono stati raggiunti e sono i punti di ripartenza dai quali, chi verrà dopo, potrà continuare a muovere il proprio lavoro, magari con lo stesso spirito e la stessa volontà che ci abbiamo messo noi».

«In questi anni abbiamo esplorato tutti i comparti di nostra pertinenza presenti sul territorio – ha continuato Trimboli – la presenza della Femca si è consolidata sul territorio, ritagliandoci lo spazio della nostra identità. C’è comunque un grande lavoro davanti, il sindacato deve di domani deve abbracciare la modernità, abbandonando vecchi stereotipi, innovando e rinnovando la presenza dentro i luoghi di lavoro, che non può più limitarsi allo svolgimento del semplice ruolo del sindacalista che si oppone ai licenziamenti: è necessario ascoltare, senza pregiudizio, sia lavoratori che datori di lavoro, comprendere la natura dei fenomeni che caratterizzano le loro azioni, le esigenze che pongono, i problemi che si generano dal loro agire; analizzare e studiare a fondo le questioni per individuare soluzioni ben prima che il problema si manifesti con virulenza, quando poi non c’è più nulla da fare».

Per Trimboli la cosa importante è e rimane la partecipazione. «Senza non c’è democrazia vera ma solo una parvenza di essa. E senza vera democrazia il lavoro e i lavoratori sono esposti al libero arbitrio di coloro che delle regole democratiche ne fanno un uso strumentale e le piegano al servizio del tornaconto politico o personale. Dobbiamo fare molta attenzione perché il rischio che ciò possa accadere è troppo grande. Questo è il testimone che vogliamo passare, quello della partecipazione massima, del ritrovarsi attorno un’idea, se non proprio di un ideale di vera democrazia».

Nell’intervento conclusivo, Franco Parisi, nella sua veste di segretario generale della FEMCA Sicilia, ha ricordato come la FEMCA, dal nazionale ai territori, stia vivendo un processo di profondo rinnovamento e ringiovanimento dei propri dirigenti. «Con le nuove energie e l’esperienza consolidata che la federazione si porta dietro» ha proseguito Parisi «continueremo, insieme alla confederazione, ad incalzare i governi regionale e nazionale affinché sia finalmente affrontato il tema di un serio piano strategico sull’industria che punti al rilancio della produzione industriale attraverso una profonda innovazione, che renda le strutture produttive compatibili con i temi ambientali che il sindacato non intende eludere.

«L’industria siciliana è una industria obsoleta e non al passo con i tempi» ha ricordato Parisi. «Sono necessari investimenti sugli impianti più vecchi ed è necessario che i nuovi insediamenti trovino terreno fertile nel recupero e nella ristrutturazione infrastrutturale delle aree industriali. Senza industria non esiste una regione o un Paese in grado di stare in piedi economicamente e competere con il resto dell’Europa e del Mondo».

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