In carcere per omicidio volontario l'infermiere calabrese che ha ucciso la fidanzata a Furci Siculo. Il dolore dei genitori e i dubbi degli investigatori sul raptus e il tentativo di suicidio
Gli investigatori hanno molti dubbi sulla genuinità del tentativo di suicidio di Antonio De Pace, l’infermiere di Vibo Valentia che ha strangolato la convivente Lorena Quaranta, nella loro casa di Furci Siculo.
Il ragazzo, dopo essere stato medicato per le ferite di lama ai polsi e al collo, è stato trasferito nella caserma dei carabinieri di Santa Teresa, diretta dal maresciallo Maurizio La Monica, dove è stato interrogato.
Antonio ha ammesso di aver ucciso la ragazza ma sul perché e sulle modalità, quando e come sarebbe successo tutto, è stato più reticente e vago.
Una tragedia che ha scioccato la comunità di Furci, dove soprattutto i vicini avevano imparato a conoscerli e ad apprezzarli, e il Policlinico di Messina, dove lui studiava odontoiatria e lei stava per specializzarsi.
Da Favara, centro d’origine della ventisettenne, ieri sono arrivati a Furci i genitori di Lorena e i fratelli. Si sono recati dai carabinieri, poi fuori dalla villetta dove la giovane viveva e dove è stata uccisa. Sgomenti, hanno forse cercato risposte in quel tratto di strada che collega lo svincolo autostradale di Roccalumera con la frazione dove abitava la coppia.
Poi hanno deciso di tornare a casa, in attesa di sviluppi, anche perché il corpo di Lorena è in obitorio, in attesa dell’esame medico legale, e loro non possono neppure darle l’ultimo saluto, nella stanza asettica del Policlinico di Messina, per via delle disposizioni anti coronavirus. A Favara la notizia ha fatto presto il giro della cittadina, e il sindaco ha annunciato che sarà proclamato il lutto cittadino.
Per Antonio De Pace, invece, in vista c’è il carcere di Gazzi con l’accusa di omicidio volontario. Il ragazzo é andato in cella in nottata senza passare dall’infermeria, perché le ferite che si è procurato sono superficiali e non hanno influito sulle sue condizioni generali.
Il suo profilo pubblico su Facebook è stato inondato di commenti e insulti non appena è venuto fuori il suo nome e la notizia del delitto.
Il confronto tra lui e il pubblico ministero Roberto Conte, titolare del caso, è quindi rimandato all’interrogatorio di garanzia. Massimo riserbo sulle piste seguite per chiarire il “movente”, anche per la vaghezza del racconto del giovane: è stato un raptus di follìa mascherato dalla gelosia o c’è altro?
Intanto i carabinieri della Compagnia di Taormina, guidati dal Capitano Arcangelo Maiello, e del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando provinciale, sono a lavoro per chiarire tutti gli aspetti di questa tragedia. Il lavoro all’interno dell’appartamento in via delle Mimose è affidato agli esperti scientifici del Ris, mentre gli investigatori scaveranno nella vita di Antonio e della coppia. Saranno passati al setaccio soprattutto i telefoni cellulari della coppia, rinvenuti dai militari.
L’infermiere è incensurato e le prime testimonianze raccolte non indicano dubbi sulla loro relazione – convivevano da 3 anni -. Non sembra emergere neppure il coinvolgimento di altre persone nel delitto e nei momenti successivi.
Il primo esame eseguito dal medico legale Daniela Sapienza lascia pochi dubbi che Lorena sia morta strangolata da Antonio, ma il consulente non è riuscita a indicare l’orario della morte così il magistrato disporrà forse già oggi l’autopsia, sia per precisare questo dato che per capire se ci sono segni di altre violenze sul corpo della ragazza. Sarà poi importante stabilire quanto tempo è passato dalla morte di Lorena a quando il ragazzo ha chiamato il 112.