Festa in maschera, ecco le 8 condanne per il market della droga a Giostra

Festa in maschera, ecco le 8 condanne per il market della droga a Giostra

Alessandra Serio

Festa in maschera, ecco le 8 condanne per il market della droga a Giostra

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martedì 29 Settembre 2020 - 18:15

Otto condanne per gli spacciatori messinesi arrestati nell'operazione Festa in Maschera della Guardia di Finanza sullo spaccio a Giostra.

Sono otto pesanti condanne – tenuto conto che si tratta del processo in abbreviato – quelle decise dal giudice Fabio Pagana per gli imputati dell’inchiesta antidroga a Messina Festa in Maschera.

Ecco nel dettaglio le condanne:  15 anni e 8 mesi a Gaetano Mauro, 10 anni a Giacomo Lo Presti, 6 anni a Domenico Sottile, 10 anni e 2 mesi ad Alessio Papale, 8 anni a Giacomo Russo, 6 anni e 8 mesi a Carlo Ardizzone,7 anni e 2 mesi a Domenico Batessa, 9 anni e 10 mesi a Domenico Papale. Assolto perché il fatto non sussiste Luca Di Silvestro.

L’Accusa, rappresentata dai PM Roberto Conte e Antonella Fradà, aveva sollecitato condanne per tutti fino a 20 anni. Hanno difeso gli avvocati  gli avvocati Salvatore Silvestro, Carolina Stroscio, Daniela Garufi, Katia Veneziani, Giuseppe Donato, Alessandro Trovato e Giuseppe Bonavita.

L’indagine della Guardia di Finanza ha visto la luce lo scorso febbraio: la retata con 11 arresti è scattata proprio nei giorni di Carnevale nello storico rione di Giostra, dove in via degli Appennini (nella foto) alcuni nomi storici del mondo dello spaccio avevano messo su un vero e proprio market della droga, attivo 24 ore su 24.

Nomi come Alessio Papale e Gaetano Mauro – questa la ricostruzione della Procura di Messina, avevano messo in piedi una rete di pusher in grado di garantire lo smercio di hashish ma anche cocaina in tempi rapidissimi. A far scoprire tutto ai finanzieri erano state le conversazioni in carcere di due corrieri arrestati nel 2018, al ritorno da un carico di hashish a Rosarno.

Le intercettazioni dietro le sbarre prima e le cimici in via degli Appennini dopo permisero agli investigatori di svelare che dietro al giro c’era Mauro, un pezzo da ’90 del clan di Giostra, e che una baracca era diventata una base operativa attivissima, gestita da Papale che alle sue dipendente aveva pusher assoldati “a turno”, così da garantire la vendita per l’arco dell’intera giornata.

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