Convincenti le prove di Francesco Landolfi e Giancarlo Monsalve, anche se per "Lucevan le stelle" ci saremmo aspettati un'interpretazione più intensa e incisiva
La stagione lirica al teatro antico di Taormina ha visto in scena sabato 9 agosto la rappresentazione di “Tosca” di Giacomo Puccini nell’allestimento di Enrico Castiglione (regia e scene), Sonia Cammarata (costumi), Cem Mansur (Direttore dell’Orchestra Nazionale della Turchia). Cast: Elena Rossi (Tosca), Giancarlo Monsalve (Cavaradossi), Francesco Landolfi (Scarpia), Gianluca Lentini (Angelotti), Giovanni Di Mare (Sagrestano), Giuseppe Distefano (Spoletta), Gianluca Lentini (Sciarrone), Alberto M. Munafò (un Carceriere), Antonella Leotta (un Pastore).
L’impronta minimalista della scena emerge subito con l’ambientazione della vicenda nella Chiesa di Sant’Andrea della Valle appena evocata da alcune colonne mozzate (atto I). Palazzo Farnese e Castel Sant’Angelo fanno da sfondo all’intera vicenda rispettivamente nel II e III atto: una scelta, quella del maestro Castiglione, che si colloca consapevolmente a metà strada tra una regia di tipo “museale” e una regia troppo innovativa ma poco rispettosa della tradizione. Anche quest’opera è riconducibile al clima verista di fine Ottocento per l’indugiare su certi particolari realistici, ma i protagonisti sono animati da forti idealità: la passione politica di Mario e quella amorosa di Tosca opposte all’abiezione morale di Scarpia. Bello il “Te Deum” nel I atto (Coro Lirico Siciliano diretto da Francesco Costa, Coro di voci bianche “Progetto Suono” diretto da Rita Padovano), valida l’interpretazione del soprano Elena Rossi, in particolare della celebre aria di Tosca “Vissi d’arte”(atto II), una sorta di analessi con quel bilancio di una vita prima che l’eroina si risolva a uccidere l’odioso Scarpia. Convincenti le prove di Francesco Landolfi e Giancarlo Monsalve, anche se per “Lucevan le stelle” ci saremmo aspettati un’interpretazione più intensa e incisiva. Buona la direzione della giovane orchestra turca affidata a Cem Mansur, che si è dovuto confrontare con una partitura molto raffinata e variegata. Il finale della rappresentazione è stato accompagnato da un lunghissimo applauso del pubblico, rivolto a tutto il cast. Si replica l’11 e 13 agosto.
(Giovanni Faraone)