Il grande clarinettista siciliano di scena al Palacultura con gli studenti del Conservatorio.
In un gremito Palacultura, l’Orchestra Sinfonica del Conservatorio Corelli, diretta da Bruno Cinquegrani e integrata da alcuni docenti, grazie ad una positiva collaborazione con la Filarmonica Laudamo, si è esibita accanto al clarinettista Calogero Palermo, nel più celebre e sicuramente più bello dei concerti per clarinetto mai scritti, il Concerto per clarinetto e orchestra in la maggiore K 622 di Wolfgang Amadeus Mozart.
Il concerto è stato dedicato al compianto presidente della Filarmonica Laudamo, Manlio Nicosia, recentemente scomparso, con contestuale augurio di buon lavoro al nuovo Presidente, Domenico Dominici. Dopo l’esecuzione dell’Ouverture da Le nozze di Figaro di Mozart: un brioso pezzo di apertura che nella sua brevità riesce a rendere alla perfezione il clima della “Folle giornata” raccontata nella celebre opera, è entrato in scena il clarinettista Calogero Palermo, per eseguire il celeberrimo concerto mozartiano. “Fino ad oggi non è nata altra opera che abbia reso così piena giustizia allo spirito di questo strumento; è un pezzo unico nel suo genere anche fra le composizioni concertistiche di Mozart” così si esprime il musicologo Paumgartner sull’ultimo brano orchestrale composto dal grande genio austriaco, appena due mesi prima di morire. In effetti è unanimemente riconosciuto che il concerto per clarinetto di Mozart costituisca la vetta assoluta nel campo della musica riservata a questo strumento. Dedicato al suo amico clarinettista Anton Stadler, il concerto rappresenta il momento più alto di quella seconda giovinezza mozartiana, ove la musica si libera di ogni inutile apparato per ridursi all’essenziale, ed esprime quella leggiadra malinconia, quel sorriso amaro, quella sublime ironia tipica delle ultime composizioni di Mozart. L’atmosfera è molto vicina a quella del Flauto Magico, e anche il concerto per clarinetto può essere considerato un inno alla fratellanza. Perfettamente equilibrato nei tre movimenti, presenta un continuo modulare da tonalità maggiore a minore, e sfrutta in maniera miracolosa il timbro dello strumento, creando effetti indimenticabili. Il momento più alto è forse raggiunto nel famoso “Adagio”, una pagina celestiale, ove la profonda intensità espressiva è raggiunta attraverso una sconcertante semplicità, un momento di purissima ispirazione. L’orchestra ha poi eseguito “Quadri di un’esposizione”, di Modest Mussorgski, nella trascrizione per orchestra di Maurice Ravel (il brano, come è noto, fu scritto da Mussorgski per pianoforte). Il compositore russo vissuto nella seconda metà dell’ottocento, contemporaneo di Cajkovskij, ha composto questo famoso brano in ricordo del suo amico Viktor Hartmann, architetto e pittore russo morto in giovane età. La composizione si ispira ad una collezione di quadri del pittore esposti a Pietroburgo dopo la sua morte… Nel 1922 Ravel trascrisse mirabilmente, da quel grande orchestratore che era, questo capolavoro per orchestra, ed oggi entrambe le versioni sono di frequente rappresentate nei palcoscenici di tutto il mondo. Si tratta di una musica tipicamente russa, come tutte le opere del compositore autore del Boris Godunov, epresenta una straordinaria ricchezza di invenzione: una passeggiata “Promenade”, filo conduttore di tutta l’opera, ci conduce da un quadro all’altro, tutti splendidamente “dipnti” in musica da Mussorgski, Molto efficaci, in particolare, “Il vecchio castello” brano misterioso e intriso di tristezza, “Bydlo” – un grande carro di contadini, con enormi ruote, trainato dai buoi – brano impressionante che raffigura la fatica e pesantezza del gesto faticoso del traino, e “La grande porta di Kiev” che conclude trionfalmente il brano.
L’orchestra del Corelli ovviamente va giudicata considerando che non siamo ancora in presenza di musicisti professionisti (anche se la stessa è rinfoltita da alcuni docenti); premesso ciò i musicisti sono stati ben diretti dal maestro Cinquegrani – che ha optato per un tempo un po’ rallentato nell’Ouverture del Figaro – e la loro interpretazione è risultata più che dignitosa se consideriamo la complessità dei brani proposti. Ovviamente non sono mancate imperfezioni, soprattutto in alcuni momenti dei “Quadri d’un’esposizione”, mentre il concerto di Mozart è apparso spesso monocorde, ma stiamo parlando di studenti che fanno senz’altro tesoro di questa lodevole iniziativa del Conservatorio in collaborazione con la Filarmonica Laudamo, hanno l’opportunità di esibirsi dinanzi al grande pubblico, e soprattutto di suonare di volta in volta con grandissimi artisti. L’anno scorso si sono esibiti con il violinista serbo Milenkovich, quest’anno è stata la volta del primo clarinettista della Royal Concetgebouw di Amsterdam, una delle più importanti orchestre del mondo, Calogero Palermo. Il clarinettista siciliano ha interpretato mirabilmente il concerto di Mozart, eseguito tutto a memoria. Delicato nel fraseggio, attento ad ogni sfumatura, ha mostrato un’eccellente padronanza dello strumento, suonato con estrema naturalezza. Palermo ha anche concesso un bis, con l’orchestra, un malinconico brano di Gabriel Faurè.
Giovanni Franciò