La perizia e l’impeccabilità strumentale con cui Tornabene ha reso sul suo strumento ”Cadiz e Granada“ (tratti dalla “Suite Espagnola” per pianoforte del compositore andaluso) si è coniugata con quel mitore lirico che, in taluni casi, ci ha ricordato la grande Alicia De La Rocha
Il terzo concerto organizzato dalla Filarmonica Laudamo, che promuove uno strumento, la chitarra, troppo spesso fatto oggetto di proposte a dir poco discutibili, ha avuto un esito davvero brillante.
Protagonista della serata, il solista reggino Francesco Tornabene (docente presso il conservatorio messinese “Arcangelo Corelli”) che ha presentato un programma capace di spaziare dalle volute contrappuntistiche di Bach alla genialità timbrico-onomatopeica del brasiliano H.Villa Lobos.
Esordio affidato ad uno dei principi del liuto barocco tedesco S.L.Weiss , di cui Tornabene ha eseguito una celebre “Fantasia” con quella libertà toccatistica e quel rigore dinamico richiesti dalla musica di un autore importante, ancorché adattato alla chitarra.
Nella prima parte, Tornabene si è cimentato con il trittico bachiano BWV998 dando prova di equilibrio nell’impervia Fuga a tre parti, preceduta dal Preludio, e di grande virtuosismo nel tastieristico Allegro finale.
Il compositore boemo J.K.Mertz , uno dei bardi romantici della chitarra (una sorta di Liszt per il pianoforte, per intenderci), di cui Tornabene ha eseguito in modo squisitamente lirico la celebre Elegia, è stato il terzo autore omaggiato dalla performance del maestro.
Dopo la poesia cantabile di Mertz, è stata la volta di una delle principali espressioni della letteratura chitarristica Novecentesca: il brasiliano H.Villa Lobos. I suoi cinque preludi rappresentano una delle punte qualitative del repertorio Novecentesco per lo strumento esacorde: Tornabene ha fornito una lettura di cinque di essi, capace di svelare aspetti inusitati di composizioni decisamente inflazionate.
L’interpretazione di Tornabene è stata tanto intensamente coinvolgente quanto rigorosamente fedele al dettato compositivo villa lobosiano, e tanto più rimarchevole in quanto si tratta di lavori che non di rado subiscono una vera e propria falcidie da parte degli esecutori di turno.
I.Albeniz, uno dei principali esponenti della scuola nazionale spagnola di fine ‘800, virtuoso del pianoforte, è uno degli autori che maggior fortuna ha riscosso storicamente nell’ambito degli adattamenti alla chitarra. La perizia e l’impeccabilità strumentale con cui Tornabene ha reso sul suo strumento ”Cadiz e Granada“ (tratti dalla “Suite Espagnola” per pianoforte del compositore andaluso) si è coniugata con quel mitore lirico che, in taluni casi, ci ha ricordato la grande Alicia De La Rocha.
Il gran finale è stata la rutilante “Tarantella”, una delle pagine più celebri di M. Castelnuovo Tedesco dedicata alla chitarra, che Tornabene ha restituito con intelligenza interpretativa: distinguendo tra le varie sezioni che compongono la danza e infondendo a ciascuno il carattere più congruo.
Il prossimo appuntamento al Palacultura, domenica 10 novembre: “Dalla danza cubana al piano stride di Harlem” con Marco Fumo e il suo pianoforte.