Inizia con un uomo che dorme, vestito, con la barba sfatta (quando non si usava), su una branda in mezzo a una camera piccola e coi muri sporchi, mentre una gatta si lamenta per la fame, Il lungo addio, film di Robert Altman del 1973 tratto dall’omonimo romanzo di Raymond Chandler, pubblicato negli Stati Uniti nel 1953.
Chandler viene considerato il maestro dell’”hard boiled”, sottogenere del poliziesco caratterizzato dall’avere come protagonista un detective duro e solitario, che parla poco, ha un rapporto conflittuale sia con le donne che con la polizia (pur avendone, spesso, fatto parte in passato), è perennemente al verde e viene considerato come un fallito dalla maggior parte della società.
L’incipit de Il lungo addio richiama immediatamente tali tratti distintivi e, subito dopo essersi svegliato, il protagonista Philip Marlowe, interpretato da Elliot Gould, infila una sigaretta tra le labbra e serve alla gatta una sbobba non gradita.
Sono le tre del mattino, e l’espediente narrativo del dover uscire in piena notte per comprare il cibo per l’animale permette l’inattesa entrata in scena di Terry Lennox, un amico del protagonista. Marlowe accetta di portarlo in Messico ma, rientrato a casa, scopre che Lennox è sospettato dell’omicidio della moglie, e finisce in galera per favoreggiamento. Ne uscirà dopo tre giorni, quando si scopre che Lennox si è suicidato in Messico.
In seguito Marlowe è ingaggiato da Eileen Wade, moglie del famoso – e alcolizzato – romanziere Roger Wade, per ritrovare il marito scomparso. Trattandosi di un’indagine, si preferisce non aggiungere molto altro sulla trama; basti dire – come del resto è facilmente intuibile – che i due fatti accennati si riveleranno collegati, dinamica confermata dalla scoperta che i Wade conoscevano i Lennox.
Il film, pur differenziandosi nettamente rispetto al romanzo di Chandler sul piano della struttura, ne conserva la linfa vitale. L’opera, infatti, si fa apprezzare per la costruzione – e la risoluzione – del mistero, ma porta anche avanti una critica verso la società che vive, e giudica, basandosi sulle apparenze.
Con i suoi tanti vizi e le poche virtù, col suo essere del tutto politicamente scorretto nei comportamenti e nel linguaggio, e col suo pieno disinteresse verso le regole dello Stato e del pudore comune, Marlowe ha più a cuore “la giustizia” della maggior parte dei personaggi che incontra, puliti, rispettabili, danarosi, e intenti a tessere trame per raggiungere il proprio interesse a qualsiasi costo, ovviamente restando nell’ombra.
Gli altri Marlowe: numerose opere di Raymond Chandler sono state portate sul grande schermo. Tra le altre, ricordiamo Il grande sonno, del 1946, con Humphrey Bogart nei panni di Philip Marlowe, Marlowe, il poliziotto privato e Marlowe indaga, rispettivamente del 1975 e 1978, con Robert Mitchum a interpretare il famoso detective.
Curiosità: Circa venti anni dopo Il lungo addio, Elliott Gould è diventato personaggio ricorrente della celebre sit-com Friends interpretando il padre di Ross e Monica Geller.
Perché vederlo: Ogni investigatore al contempo cinico e idealista deriva in un certo senso da Philip Marlowe.
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