L'incontro è stato organizzato dal Centro di Aiuto alla Vita Vittoria Quarenghi e dalla parrocchia S. Giuliano.
Fine vita, un tema sempre controverso e dibattuto. Molti gli interrogativi sollevati ieri dagli esperti, durante l’incontro su fine vita organizzato dal Centro di Aiuto alla Vita Vittoria Quarenghi e dalla parrocchia S. Giuliano.
Per la Dottoressa Nancy Crisafulli, di fronte alla certezza che l’idratazione, la ventilazione e la nutrizione non fanno parte del così detto accanimento terapeutico, e che in ogni caso il medico è vincolato dal giuramento di Ippocrate, ogni disposizione di fine vita ci interroga, e inevitabilmente richiama il tema dell’eutanasia.
Per Venera Scrima, sul piano del diritto, si pone già la difficoltà di considerare il consenso, contenuto nel testamento biologico, un consenso informato: certamente non lo è mai per il paziente che, avendo espresso in precedenza la propria volontà, trovandosi poi in stato grave di incapacità, non sarà affatto in grado di prestare il consenso nel momento dell’intervento medico e non potrà quindi esprimere la propria volontà soprattutto rispetto a nuove terapie che potrebbero incidere anche sulle sue decisioni di fine vita. Generiche e imprecise anche le norme della nuova legge su consenso informato per minori ed incapaci, contraddittorie anche rispetto alle norme che regolano le sperimentazioni su minori ed incapaci: in questo caso le sperimentazioni, che dovrebbero avere solo fine terapeutico, non possono essere lesive della salute, ossia procurare sofferenze indebite o comunque avere un impatto negativo sul benessere del soggetto, a prescindere da una valutazione della vita in termini di dignità.
Don Meli ha ricordato che la Chiesa si è sempre posta dinnanzi al malato terminale in termini di tutela della vita in quanto tale, in conformità al Vangelo, senza tuttavia ammettere l’accanimento terapeutico ed aprendo alle cure palliative e alla terapia del dolore.