Sindaco-coraggio di Isola Capo Rizzuto (KR), da 7 anni e mezzo era nel tritacarne giudiziario. Ora la Cassazione l'ha assolta in via definitiva
Prosciolta. Definitivamente. La Cassazione ha cancellato l’incubo processuale in cui era stata fiondata Carolina “Carla” Girasole, già sindaco-coraggio di Isola Capo Rizzuto, in provincia di Crotone, in primissima linea contro il clan Arena, spietata ‘ndrina fra le più poderose dell’intera Calabria. Una guerra a distanza fatta di trasparenza, schiena dritta, rispetto delle regole, che l’aveva resa un simbolo di legalità a livello nazionale.
Poi,nel 2013 arrivarono intercettazioni “pesanti” e arresti domiciliari. Adesso però la Corte di Cassazione ha ritenuto inammissibile il ricorso della Procura della Repubblica di Catanzaro contro l’assoluzione dell’ex primo cittadino di Isola, che appunto quasi sette anni e mezzo addietro venne arrestata per voto di scambio e turbativa d’asta: secondo la Dda era scesa a patti proprio con la cosca Arena per farsi eleggere. Oggi è arrivato il verdetto definitivo che scagiona da ogni accusa la Girasole.
Era stata la Guardia di finanza di Crotone, con l’operazione ‘Insula’, a indagare sull’allora sindaco il cui arresto fece scalpore in quanto era indicata a livello nazionale come simbolo dell’antimafia per essersi messa contro la cosca Arena iniziando con il Comune e Libera l’attività di gestione dei terreni confiscati. Carolina Girasole, difesa dall’avvocato Marcello Bombardiere, era stata assolta già in primo e secondo grado, ma la Procura della Repubblica di Catanzaro aveva presentato ricorso in Cassazione contro la sentenza di appello del 27 maggio 2019. Ricorso ritenuto inammissibile insieme a quello presentato contro l’assoluzione del marito, Francesco Pugliese.
La Cassazione ha rigettato anche i ricorsi di Nicola Arena, Antonio Guarino e Antonio De Meco per i quali diventa definitiva la condanna in appello a 3 anni e sei mesi di reclusione per turbativa d’asta. Annullata la condanna a 4 anni per estorsione comminata a Francesco Ponissa. “Dopo 7 anni e 5 mesi – dice Carolina Girasole commentando l’assoluzione definitiva – il calvario è finito. Sono però ancora perplessa, esterrefatta, sconvolta per quanto è accaduto. Dopo questo tempo ancora mi chiedo i perché di questo delirio che è accaduto. Tralasciamo gli errori, le intercettazioni sbagliate, quelle inesistenti, la realtà travisata, ma c’erano atti chiari e determinati della mia amministrazione che contrastavano contro le accuse che mi sono state mosse. Ringrazio il mio avvocato che essendo all’epoca assessore conosceva la storia e grazie a lui abbiamo ricostruito ogni passaggio dimostrando che queste accuse erano basate sul nulla”.