Uno, due o tre passeggeri, al massimo cinque. A volte anche nessuno, ma il bus traghetta lo stesso per poi fare la sera il percorso inverso. Roma e Milano uniche destinazioni, mentre per raggiungere le 97 servite da Catania i collegamenti sono spesso carenti
Per l’unico passeggero che ne ha usufruito ieri mattina deve essere stato un servizio eccezionale. Parcheggio gratis al Cavallotti, un bus tutto per sé, pure questo gratis, traghettata gratis alla Caronte e arrivo all’aeroporto di Reggio in tempo per il volo per Roma delle 7.30. Tutto gratis. Per lui. Perché a pagare sono i Comuni di Messina e Reggio, tramite parte dei fondi Poc (Piano operativo complementare) Metro, 26 milioni, 13 per parte, da spendere per migliorare la mobilità nello Stretto.
Serviranno, tra le altre cose, ma non c’è ancora un cronoprogramma, a incrementare le corse degli aliscafi tra le due città. Oggi sono 16 al giorno, andata e ritorno, dal lunedì al venerdì (ultima da Messina alle 20.15 e da Reggio alle 20.55), che si riducono ad appena 6 il sabato e nei festivi (ultima da Messina alle 17 e da Reggio alle 17.40). In pratica passare una serata nell’altra città è impossibile, se non tramite Villa San Giovanni, ma solo affidandosi al servizio privato, perché anche in questo caso quello pubblico termina con l’ultima corsa da Messina alle 19.15 e l’ultima da Villa alle 20.20. Vuol dire, ad esempio, che chi arriva sull’altra sponda dello Stretto col Frecciargento delle 22, è costretto a percorrere a piedi la distanza che separa la stazione di Villa dagli imbarchi privati, sotto acqua e vento o, d'estate e in altri orari, sotto il sole cocente. Per le persone a mobilità ridotta è impossibile. Idem per il Frecciargento in partenza da Villa alle 16.25: impensabile l’aliscafo delle 14.20 (quello dopo è alle 16.50) né la Caronte delle 16, unica scelta, e solo per chi può camminare a piedi, la Caronte delle 15.20, ben un’ora e cinque minuti prima della partenza del treno.
E’ questa una delle priorità, più del bus per l’aeroporto che, per l’ennesima volta (e quante riprove servono ancora?), si è dimostrato un flop. Il servizio è partito lo scorso 2 ottobre, gratis in via sperimentale per sei mesi, quindi fino a quest’ultima settimana.
Il 27 settembre, in occasione della presentazione, ha accolto in un giorno più passeggeri (i rappresentanti dei Comuni di Messina e Reggio) di quanto non abbia mai fatto nei sei mesi successivi. Il segno di vittoria da parte del sindaco Accorinti rischia di diventare un boomerang se si guarda ai numeri del servizio. Non c’è un report ufficiale, com’era invece stato promesso quel giorno, ma gli operatori del Cavallotti e gli autisti del bus spiegano che i fruitori giornalieri si contano sulle dita di una mano. Al massimo cinque, quando va bene, la maggior parte delle volte uno (come ieri mattina), due o anche zero. E pure in quel caso il bus fornito dall’Atam (l’azienda trasporti di Reggio) parte lo stesso, vuoto, l’autista fa una “gita” in solitaria perché poi deve essere pronto ad accogliere gli eventuali passeggeri che atterrano col volo in arrivo alle 20.
Quel giorno il sindaco Falcomatà parlò di “percorso straordinario”, di “aeroporto dello Stretto non a caso” che “i cittadini messinesi devono sentire proprio”. Una speranza più che una realtà, che suona come una presa in giro, seppur involontaria, a fronte di decine di tentativi falliti.
Il servizio bus sarebbe anche comodo, ma il motivo di questi fallimenti è solo uno: l’aeroporto di Reggio ha otto voli giornalieri (due da e verso Roma e due da e verso Milano), che diventano dieci il lunedì e il venerdì (un volo in più per Roma) e il martedì e il giovedì (un volo per Torino). Il problema principale, quindi, non sono i collegamenti, che a questo punto funzionano. L’aeroporto dello Stretto potrebbe trovarsi anche sul viale San Martino di Messina ed essere raggiungibile in dieci minuti ma l’appeal sarebbe lo stesso perché mancano i voli. Il 2017 si è chiuso con 380mila passeggeri (superiore solo a Rimini, Perugia, Parma e Cuneo, su un totale di 32 aeroporti operativi), in ulteriore flessione del 15 % nei primi due mesi del 2018.
Numeri che stonano ancor di più se si considera che, a una distanza temporale simile, Messina ha la fortuna di poter contare sull’aeroporto di Catania, il sesto nazionale, quarto se si riunisce il sistema dei tre aeroporti milanesi. 9 milioni 120mila passeggeri nel 2017, + 10 % nei primi due mesi del 2018 e probabile “sfondamento” del muro dei 10 milioni a fine anno. 97 destinazioni dirette, di cui 77 estere (in 31 Paesi) e 20 italiane, 9 hub (Londra, Parigi, Francoforte, Monaco, Amsterdam, Madrid, Mosca, Istanbul e Dubai) su cui fare scalo per andare ovunque nel mondo.
L’unica possibilità di scelta tra Reggio e Catania riguarda Roma e Milano. Ma, anche in questo caso, l’eterna dicotomia ha poco senso. Ai messinesi non importa che sia Reggio, Catania o Vattelappesca. Importa poter usufruire di voli a una distanza temporale di un’ora/un’ora e mezza. Per Roma e Milano, quindi, sono disponibili 84 voli al giorno, dei quali 76 da Catania e 8 da Reggio. In questo quadro, è chiaro che l’eventuale perdita di 8 voli non è da stracciarsi le vesti. Come a dire che se quei 76 voli diventassero 68 non se ne accorgerebbe nessuno. Quando, invece, si è arrivati più volte vicini alla chiusura dell’aeroporto di Reggio, ecco che la politica messinese si è mossa forse ancor più di quella reggina, con viaggi a Roma e interlocuzioni ministeriali.
Bene, pur se misera, un'alternativa può risultare sempre utile. Ma, su altri fronti più importanti, la politica messinese non è altrettanto efficace. La maggior parte dei messinesi, per raggiungere la capitale, ad esempio, usa il Frecciargento, che impiega 4 ore e mezza, 5 se si considera l’aliscafo in coincidenza, quando c’è. Qualche decina di minuti in più rispetto al confronto con l'aereo, ma c'è il vantaggio di non dover cambiare più volte mezzo e non si corre il rischio di perdere una coincidenza. Senza dimenticare che, spesso, la scelta è dettata dal costo del biglietto.
Per tutte le altre destinazioni, bus per Fontanarossa, 11 corse quotidiane dirette verso l’aeroporto dal lunedì al venerdì, che si riducono a 10 il sabato e 8 la domenica e i festivi, alle quali se ne aggiungono altre 5 indirette (si impiega mezz’ora in più passando dal centro di Catania), che sono 4 il sabato e 3 la domenica e i festivi. Dall’aeroporto verso Messina, invece, 10 corse quotidiane dal lunedì al venerdì, 9 il sabato, 6 la domenica e i festivi, alle quali se ne aggiungono altre 4 indirette dal lunedì al venerdì, 2 il sabato e 6 la domenica.
Poche, soprattutto nel week end e nei festivi, quando si rischia di dover partire troppo presto o di dover aspettare anche due ore e mezza prima di poter salire su un bus per Messina. Né aiutano le coincidenze tra Alibus e Trenitalia visto che, ad esempio, nella fascia oraria tra le 11.30 e le 13.30, esattamente in coincidenza con un buco di corse Sais, solo due regionali con un’infinita serie di fermate collegano Catania con Messina in più di due ore. Per fare un esempio pratico, atterrando un sabato a Catania alle 11.30, si potrà arrivare a Messina solo alle 14.30 (soluzione Alibus delle 11.55 + Trenitalia delle 12.20, ma si rischia di perdere una delle due coincidenze) o alle 14.55 (soluzione bus Sais delle 13.30).
Un problema che sembra interessare a pochi, troppo impegnati ad occuparsi dell’aeroporto di Reggio, usato, per forza di cose, da una sparuta minoranza di messinesi. L'unica soluzione migliorativa prospettata a breve termine, ma anche per questa sono state spese tante parole a fronte di pochi fatti, è la fermata ferroviaria di Fontanarossa. L’ultimo atto ufficiale, dopo anni di promesse disattese, risale a luglio 2017, con la firma di un protocollo d’intesa tra Regione, Comune di Catania, Sac, Rfi e Enac. L’Enac si impegnava al più presto ad approvare i progetti, Rfi a finanziare la fermata (appena 5 milioni, cifra irrisoria per un’opera ferroviaria) e a concludere i lavori entro il 2019. Ma in questi otto mesi non è emersa alcuna novità.
I collegamenti contra Villa San Giovanni/Reggio sono davvero carenti soprattutto dopo le 20,00 e appare miope la scelta della Sais di ridurre le corse dall’Aeroporto di Catania proprio di Domenica giorno tradizionale dei rientri per chi fa il fine settimana fuori. Non a caso le corse sono sempre strapiene.