Messina non dimentica le vittime delle Foibe, deposta una corona nella piazza dedicata ai martiri istriani nel giorno del ricordo
E’ stato celebrato anche a Messina il “Giorno del Ricordo”, con la deposizione di una corona d’alloro donata dall’Amministrazione in memoria delle vittime delle foibe e dell’esodo giuliano dalmata. Alla cerimonia, organizzata in collaborazione con l’Associazione Nazionale Congiunti e Deportati in Jugoslavia, hanno preso parte in rappresentanza del Sindaco Cateno De Luca l’Assessore alla Cultura Enzo Caruso, autorità militari e civili e la professoressa Maria Cacciola Briguglio che ha letto il saluto dell’Associazione e recitato una preghiera in ricordo delle vittime.
L’evento si svolge annualmente nella piazza dei Martiri delle Foibe, così intitolata dal 2008 su proposta del Comitato 10 Febbraio e della V Municipalità, come momento rappresentativo per ricordare i Martiri delle Foibe e gli esuli istriani, fiumani e dalmati.
Evento commemorativo anche al Palazzo del Governo dove erano presenti il dottor Antonino Puglisi, in memoria del proprio congiunto Antonino Puglisi, il Sindaco del Comune di Villafranca Tirrena e la professoressa Briguglio.
Ai partecipanti è stato rivolto il messaggio di non dimenticare quanto è accaduto proprio per rinnovare la memoria attraverso la conoscenza critica dei fatti di storia al fine di evitare il ripetersi nel futuro.
La Prefetta Cosima Di Stani ha evidenziato “i drammatici eventi delle foibe e dell’esodo che hanno interessato numerosi civili di quelle zone di confine ed anche molti uomini appartenenti alle Forze di Polizia, riconosciute secondo quanto previsto dalla legge n. 92/2004 e pertanto destinatarie, nella giornata di oggi, di Medaglie d’Onore e Diplomi alla memoria, consegnate ai parenti in linea diretta”.
Significativa la testimonianza di vita della Presidente provinciale dell’Associazione Nazionale Congiunti dei Deportati Italiani Uccisi o Scomparsi in Jugoslavia, con cui ha trasmesso le emozioni di lei stessa, bambina, privata all’improvviso del proprio padre, appartenente all’Arma dei Carabinieri, vittima delle foibe, ed esule dalla propria terra.