Pene meno severe per i patron dell'Ancol, qualche prescrizione ma reggono tutte le condanne per i protagonisti della vicenda formazione professionale.
Quattro sconti di pena e la conferma di tutte le altre condanne, ma senza l’aggravamento delle pene sollecitate dalla Procura generale. Termina così il processo d’appello della così detta Corsi d’oro 1, la prima inchiesta sulla formazione professionale a Messina sfociata negli arresti del luglio 2013.
I giudici di secondo grado (presidente Tripodi) hanno ridotto la condanna per Elio Sauta, assolto da un capo di imputazione perché il fatto non sussiste. Per lui la condanna passa da 7 anni e mezzo a 5 anni. Ridotta a 2 anni e 2 mesi la condanna per la moglie Graziella Feliciotto, per la quale cade anche l’interdizione dai pubblici uffici, e riduzione anche per Chiara Schirò, moglie di Francantonio Genovese: 1 anno e 8 mesi e pena sospesa. Scende a 8 mesi la condanna di Carmelo Capone. Per lui e per Salvatore Giuffrè i giudici hanno dichiarato estinti per prescrizione due capi di imputazione. Tutte le altre condanne vengono confermate.
La Corte d’appello ha poi rigettato l’appello dell’Ancol, condannata alle spese processuali, e confermato la confisca di tutto il denaro e i beni sequestrati. I giudici hanno infine disposto altri “aggiustamenti” per quel che riguarda le parti civili. Ha rigettato la domanda di risarcimento presentata dal Codacons e confermati i risarcimenti civili disposti in primo grado che gli imputati dovranno pagare allo Stato e ai corsisti.
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