Francesco Rizzo è convinto che i piccoli comuni diventeranno periferia di Messina: “I finanziamenti vanno al centro; la gestione si preannuncia conflittuale a causa dei diversi interessi in gioco. Possiamo solo scegliere il male minore” , dichiara intervenendo al Forum di Tempostretto
“L'adesione alla Città Metropolitana per noi è una scelta obbligata, ma sono scettico sulle prospettive per i piccoli comuni come il nostro, condannati, a mio parere, a diventare periferia di Messina”. Così il sindaco di Venetico, Francesco Rizzo, riassume la sua posizione sul tema.
E spiega: “Le province sono state abolite politicamente, non nei fatti. Il personale tecnico andrà reintegrato, le competenze sono sospese in un limbo in attesa di essere assegnate. Perchè c'è bisogno di questi accorpamenti? Il problema non era la provincia in sé, ma piuttosto le sue funzionalità, che andavano ottimizzate; senza dimenticare che il vero problema della nazione intera è la pochezza di politici e amministratori nostrani”.
Rizzo, come molti colleghi, condivide la preoccupazione di ritrovarsi ai margini del progetto: “Ci illudono parlandoci della capacità che l'Area Metropolitana avrà nell'intercettare i finanziamenti europei e delle nuove possibilità di gestione che si apriranno per i comuni. Per quel che riguarda i finanziamenti, basta guardare come questi vengono normalmente distribuiti: dal centro, che ha priorità assoluta, alla periferia. E' quello che già accade, a Messina ma non solo; e perché non dovrebbe essere così anche nella nuova Area?
Sulla gestione, poi, la questione si complica: il punto di vista economico – la famosa ottimizzazione della nostra economia “in scala” grazie alla concentrazione dei servizi – rischia di mettere in secondo piano il processo decisionale che, visto il numero dei soggetti interessati, sarà inevitabilmente caotico e poco efficace. Faccio un esempio: se guardiamo a quel che è successo con l'esperienza ATO, noteremo che i limiti della gestione sovraterritoriale sono i limiti di molti amministratori, e dei loro progetti. Per i piccoli comuni periferici questo significherà disservizi e ulteriori difficoltà. A questo, aggiungiamoci che i consiglieri comunali non avranno più motivo di impegnarsi fattivamente per il bene del loro territorio, visto che il loro ruolo diventerà pressochè inutile”.
Il Libero Consorzio potrebbe essere un'alternativa? “No. Troppo alto il numero di abitanti richiesto, cambierebbe il comune capofila ma non la situazione. Sarei stato a favore del Consorzio se questo fosse stato di 30 mila abitanti al massimo: così potevamo valorizzare a dovere il nostro territorio. In realtà, il punto è che non c'è motivo di modificare la struttura istituzionale attuale: sono i sindaci e i consiglieri a conoscere il territorio, e la soluzione più efficace sarebbe dunque una federazione di sindaci. In passato c'era molta più compattezza tra i piccoli comuni. Ci si incontrava spesso per discutere, e questo facilitava il compito di tutti. Oggi ognuno pensa per sé; e, a breve, dovrà difendere il proprio orticello nell'arena metropolitana. Messina non può conoscere, né affrontare le esigenze locali”.
Quale potrebbe essere la soluzione? “Una programmazione seria tra i sindaci; uno sviluppo che valorizzi il territorio montano – oggi molto trascurato – oltre che quello marittimo delle grandi città; e infine un personale politico-amministrativo all'altezza. Perchè se c'è chi vuole davvero realizzare un progetto efficace, concreto, e vuole realizzarlo con onestà, anche la Città Metropolitana potrebbe funzionare. Ma, a mio parere, la situazione politica del nostro comprensorio è drammatica. Possiamo fidarci?”
Giovanni Passalacqua