Per il pubblico ministero va accolto il ricorso dell'ex esponente di minoranza Nino Bianca. Tra poco più di una settimana la sentenza del collegio per le cause elettorali del Tribunale di Messina
Può un sindaco rimanere in carica se il fratello è consigliere comunale (nel caso specifico di maggioranza ed anche capogruppo)? Ad avviso dell’ex consigliere di minoranza Nino Bianca no. Ed ha presentato ricorso. Il pubblico ministero ha dato parere positivo chiedendo di fatto al collegio per le cause elettorali del tribunale di Messina (presidente Minutoli, relatore Orifici) la decadenza del primo cittadino di Forza d’Agrò, Fabio Di Cara.
Bianca sostiene che si debba tornare alle urne essendo il Consiglio organo di controllo nei confronti dell’esecutivo, presieduto dal sindaco. I due fratelli, insomma, ad avviso del ricorrente, sarebbero controllore e controllato. Bianca è assistito dall’avvocato Antonio Saitta, mentre Di Cara dagli avvocati Antonio Gazzara e Salvatore Gentile. Saitta a Forza d’Agrò ha dei “precedenti” rilevanti. Ha già fatto decadere due predecessori dell’attuale primo cittadino: Carmelo Lombardo nel 2000 (in virtù di una lite pendente) e, sette anni dopo, Bruno Miliadò (in seguito ad una condanna). Come finirà questa volta? La risposta si dovrebbe avere tra poco più di una settimana, quando si pronuncerà il Collegio per le cause elettorali del Tribunale di Messina.
Il ricorso prende spunto da una norma voluta dall'ex assessore regionale Chinnici che sancisce l’incompatibilità tra componenti della Giunta che abbiano fratelli o cognati o figli in Consiglio. Secondo una circolare dell'assessorato però la norma si applicherebbe agli assessori ma non ai sindaci perché i primi sono nominati, mentre i secondi sono eletti. Ma ad avviso del ricorrente la norma questa differenza non la fa. Da qui il ricorso. E il parere positivo del pm.
Carmelo Caspanello