Others di Davide Bertuccio. Evasione dalla realtà e paura del confronto

Others di Davide Bertuccio. Evasione dalla realtà e paura del confronto

Laura Giacobbe

Others di Davide Bertuccio. Evasione dalla realtà e paura del confronto

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sabato 26 Novembre 2016 - 23:05

Una raccolta di scatti che intendono ritrarre la corrispondenza uomo-mondo nell’epoca contemporanea

Davide Bertuccio, giovane fotografo messinese trapiantato a Milano, dove vive e lavora, torna in terra natia per proporre una pungente riflessione sulla modernità. Dopo le due precedenti raccolte, Loneliness e Here, si chiude la serie dedicata a questo tema con una mostra intitolata Others. In esposizione, una serie di scatti che intendono ritrarre la corrispondenza uomo-mondo nell’epoca contemporanea.

La raccolta indaga sulla possibile realizzazione di tale rapporto in una società come quella attuale, in cui la tecnologia si impone prepotentemente nella realtà quotidiana, ed il cattivo uso che si tende a farne rischia di compromettere una forma autentica di comunicazione. Attraverso la collezione di scatti, Bertuccio mette a fuoco tale deviazione di comportamento, che condiziona l’uomo nel proprio essere parte di un tutto, in relazione con l’ambiente in cui vive e con gli altri individui. L’artista si scaglia contro i social network e contro il riflesso deformato di realtà nella quale subdolamente ci attraggano. Le immagini ritraggono luoghi pubblici di vario tipo (l’atrio di un palazzo, una strada, una piazza…), popolati da personaggi chiusi nella propria solitudine. L’incomunicabilità che emerge è palpabile, come se i soggetti ritratti non si accorgessero della reciproca presenza, o pur notandola cercassero di evitarla, distogliendo lo sguardo o cercando rifugio nello schermo di un cellulare.

Bertuccio racconta il disagio sociale di una generazione: la perdita di identità frutto delle mode devianti che l’abuso della tecnologia ha comportato, la tendenza spasmodica alla fuga dalla realtà, verso quei rassicuranti “non-luoghi” (così definiti dall’artista stesso) del mondo virtuale, dove è possibile fingere di essere qualcun altro e costruire ad hoc una nuova identità quando la propria non soddisfa, ci si sente inadatti,rifiutati o non all’altezza. Il risultato è la paura disarmante di esporsi, di mettersi in gioco, se solo viene a mancare l’illusoria protezione data dallo schermo.

Gli scatti sono tutti in notturno e rimandano un’atmosfera di gelida tensione. L’effetto straniante e la perdita del senso di realtà è tale che viene da chiedersi se i soggetti siano davvero persone comuni, ritratte nel loro vivere quotidiano, o modelli di una scena appositamente predisposta dall’artista.

Laura Giacobbe

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