Gli accertamenti hanno appurato come, per mascherare i propri traffici, il custode arrivasse anche a falsificare i registri cimiteriali nonché i verbali di estumulazione e tumulazione.
Sfruttava le sue conoscenze di custode del cimitero per individuare le tombe mai visitate, quelle in cui gli eredi dei defunti non si recavano praticamente mai o ancora quelle in cui non si sarebbe notata la cancellazione di nomi e cognomi dalle lapidi. Poi, sicuro che nessuno lo avrebbe colto in fallo, si faceva consegnare dai 3.500 ai 5.000 euro dagli eredi di altri defunti, faceva firmare altri documenti (sfruttando anche la buona fede delle persone) e poi disponeva delle tombe un po’ come voleva. In alcuni casi ampliava i loculi già esistenti, senza averne autorizzazioni, in altri casi rendeva disponibile una tomba già occupata da qualcuno, in altri ancora prendeva le ossa di un defunto, le metteva in un sacchettino e rendeva disponibile il loculo per qualcun altro.
Potrebbe sembrare la trama di un film horror l’operazione che i Finanzieri di Messina hanno portato a termine stamattina, coordinati dal Sostituto Procuratore Antonio Carchietti. Diciassette in tutto le persone finite nel calderone dell’inchiesta che ha smascherato un vero e proprio giro di corruzione per gli spazi cimiteriali del Cimitero Monumentale di Francavilla di Sicilia. Le accuse, a vario titolo, vanno da corruzione ed istigazione alla corruzione, abuso d’ufficio, violazione di sepolcro, vilipendio e sottrazione di cadavere, ricettazione, falso ideologico nonché esecuzione di lavori su area sottoposta a vincolo architettonico in difetto di autorizzazioni. I finanzieri hanno appurato come la figura centrale fosse il custode del cimitero, Tindaro Scirto, per cui il Gip ha deciso gli arresti domiciliari. Accanto a lui, però, ruotavano altre sedici persone tra cui due funzionari comunali (precedentemente addetti al servizio cimiteriale), un medico dell’ASP di Messina, operai edili nonché parenti di defunti.
Le indagini hanno fatto emergere episodi più che singolari, come ad esempio quello dei resti di un defunto messi in un sacchetto di plastica e riposti in un angolino della tomba, di modo che la stessa potesse poi essere utilizzata da qualcun altro. O ancora quello di un defunto spostato dal cimitero monumentale a quello di più recente costruzione, di modo da avere spazio da vendere ad altri. Gli accertamenti hanno appurato come, per mascherare i propri traffici, il custode arrivasse anche a falsificare i registri cimiteriali nonché i verbali di estumulazione e tumulazione. Per lui sono scattati i domiciliari, mentre per un dipendente comunale che aveva funzioni di vigilanza e controllo sulle operazioni connesse alla sepoltura, è scattata l’interdizione dai pubblici uffici. (Veronica Crocitti)