Funerali fratello del boss Sparacio a Messina, indagini della Questura

Funerali fratello del boss Sparacio a Messina, indagini della Questura

Alessandra Serio

Funerali fratello del boss Sparacio a Messina, indagini della Questura

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lunedì 13 Aprile 2020 - 19:50

La Squadra Mobile indaga sul caso del funerale di Sarino Sparacio, fratello del boss pentito Luigi, celebrato con un affollato corteo malgrado le restrizioni anti coronavirus

Tocca alla Questura di Messina verificare il caso dei funerali di Rosario Sparacio, fratello dell’ex boss pentito Luigi Sparacio, al centro delle polemiche per il corteo funebre malgrado le restrizioni imposte dall’emergenza Coronavirus. Tra social e media locali è stato sollevato il dubbio che il corteo, l’11 aprile scorso, sia stato “affollato” e che sia stata celebrata messa funebre.

La Squadra Mobile e la Digos hanno avviato tutte le verifiche necessarie. Si tratta di individuare e identificare chi ha partecipato al corteo e cosa è effettivamente avvenuto, al di là dei rimpalli sui social e sui media che si sono rincorsi in questi giorni, alimentando supposizioni di ogni genere.

Nel concreto gli investigatori della Questura di Messina acquisiranno le immagini delle videocamere di sorveglianza disponibili nella zona tra via del Santo e il Gran Camposanto, raccoglieranno ulteriori immagini disponibili poi sentiranno i parenti del defunto.

Proprio dalla famiglia, dopo i primi echi, è arrivato un primo chiarimento. I familiari hanno dichiarato tramite i profili social che il funerale non c’è stato, che il feretro è stato benedetto e accompagnato dai componenti del nucleo familiare al camposanto. “Qualche conoscente si è unito spontaneamente in auto, certo non potevamo vietarglielo”, hanno detto in sostanza.

Né la benedizione da parte del parroco tanto meno l’accompagnamento del feretro al cimitero sono vietati in sé, tanto meno sono richieste autorizzazioni preventive. Com’è noto le restrizioni “anti virus” vietano invece le celebrazioni religiose e gli assembramenti. Se ve ne sono stati, durante l’accompagnamento del feretro, chi sarà identificato rischia una sanzione amministrativa.

Rischiano dal punto di vista penale, invece, eventuali partecipanti che avrebbero dovuto essere in quarantena coatta, se ve n’erano tra i partecipanti, e il parroco e gli addetti delle pompe funebri, se non si sono attenuti alle regole.

Rosario Sparacio aveva poco più di ’70 anni, era malato da tempo. Negli anni i rapporti di “Sarino” col più noto fratello “Gino” non erano stati sempre sereni, arrivando anche ad accuse incrociate passate per i verbali rilasciati alla magistratura.

Luigi è stato per decenni il capo indiscusso della mala messinese. Dopo l’ascesa al clan di Giostra negli anni di fuoco della faida tra i clan cittadini, si guadagna un posto al sole negli affari attraverso l’usura, settore che a Messina ha sempre messo insieme la così detta “città bene” con la criminalità organizzata.

Dopo l’arresto decide di pentirsi e contribuisce a centinaia di arresti tra i suoi ex fedeli e non soltanto. Poi diventa protagonista del più eclatante caso della storia giudiziaria messinese. I tanti benefici di cui gode durante la collaborazione adombrano sospetti su chi gestisce il suo pentimento, magistrati e investigatori compresi, che finiscono sotto processo con l’accusa di aver pilotato false dichiarazioni di Sparacio.

Intanto negli anni gli affari del resto della sua famiglia, da quella acquisita a quella naturale, sono sempre andati avanti, sia a Messina che dall’altra parte dello Stretto.

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