Migliaia di persone sono state accanto alla famiglia per l'ultimo saluto a Francesco Filippo e Raniero Messina, i fratellini morti nell'incendio della loro abitazione venerdì scorso. FOTO GALLERY di Giovanni Isolino
Ci sono Fifì e Nanna nelle parole straziate dei compagni, dei familiari, degli amici. Ci sono Fifì e Nanna nelle poesie di chi li ama, nei racconti di chi li porterà sempre nel cuore, nei palloncini bianchi che a centinaia hanno riempito il cielo. Fifì e Nanna nelle magliette col numero 11 sulla schiena o coperte di hastag con le parole che sembrano codici e sono semplicemente le parole che fanno di una comunità una famiglia. E sembra di vederlo Fifì, Francesco Filippo, con quel numero 11 sulla schiena che ha fatto di lui il bomber nel campo di calcio e nella vita, il piccolo grande saggio eroe. Fifì, sempre attento a sistemare il ciuffo dei capelli, fermandosi a controllarlo anche negli specchietti delle auto, come lo ricordano gli amici, che già sognava di iscriversi al Seguenza, una vita da “grande”, i viaggi da solo, e che il giorno prima del suo ultimo giorno, per la prima volta aveva guidato la Vespa dello zio, emozionato. Sembra di vederlo Nanna, Raniero, con la sua straordinaria dolcezza e generosità, felice di poter giocare finalmente a fianco del fratellone. Raniero, talmente buono da “non sembrare fatto per questa terra”, pieno di umanità e di comprensione.
E’ stato un unico lungo straziante pianto quello che stamattina ha accompagnato i funerali dei fratellini Messina, 13 e 10 anni, morti nel rogo della loro casa in via dei Mille, venerdì scorso.
Un unico immenso pianto ha unito migliaia di persone, quelle all’interno della chiesa dell’Ignatianum e quelle nei due cortili attigui dove erano stati allestiti i maxi schermi e infine quelle a Piazza Duomo, dove c’era il terzo maxi schermo. E altre migliaia che da casa o dai computer o dai telefonini si sono uniti al dolore della famiglia.
La città si è fermata per l’ultimo saluto ai due cuccioli che sono diventati i nostri cuccioli e si è stretta ad i genitori, Chiara Battaglia e Gianmarco Messina, che in quell’incendio hanno perso il loro cuore, la ragione stessa della vita.
A celebrare i funerali, nella chiesa gremita di magliette bianche con i nomi di Fifì e Nanna, tra gli sguardi sgomenti di centinaia di compagnetti di scuola e amici, tra le lacrime di insegnanti, amici di famiglia, parenti, colleghi di lavoro dei genitori, è stato l’arcivescovo monsignor Accolla.
“Francesco e Raniero sono diventati la voce di un popolo- ha detto- Francesco col suo gesto del tornare indietro per aiutare il fratellino più piccolo è andato incontro alla morte, ha donato la vita ed in questa società così segnata dall’indifferenza, è stato da esempio. Non riusciamo a farci prossimo, non riusciamo ad accorgerci del prossimo, del malcapitato di Gerico. Francesco e Raniero hanno trovato la morte ma sono testimoni di vita. Non sarà facile cicatrizzare le ferite ma cari genitori il vostro dolore si trasformerà in orgoglio per questi figli che sono diventati testimoni di amore. Per loro le porte del Paradiso sono spalancate”.
E’ stato un lunghissimo pianto, le lacrime della chiesa si univano a quelle dei cortili esterni e di Piazza Duomo, mentre per dare l’ultimo saluto si sono susseguiti i ricordi, le lettere, le poesie.
Grazie allo zio, Emilio Fragale, che ci ha fatto conoscere il Francesco che si apprestava a fare gli esami di terza media con una tesina su Federico II “ Non invidio a Dio il Paradiso perché sono felice dove vivo” e con un piccolo sogno, un viaggio in Sicilia, magari in motocicletta “come Cairoli”. E Raniero che, armato di forbici e pazienza ha aiutato il fratello per preparare la tesina e i sogni. Il fratello grande “che impressionava per la sua saggezza” e il fratello più piccolo “che impressionava per la sua dolcezza”.
Nelle poesie dei compagni, nelle lettere, nelle brevi frasi di chi ha diviso con loro banchi di scuola e partite di calcetto, pomeriggi al Mac Donald’s e sogni di futuro, è emerso un bellissimo ritratto, quello di una famiglia meravigliosamente unita, semplice, ricca di valori e amore, composta da “principi belli come il sole”, dentro e fuori. Ed a Fifì è toccato il compito, da fratello maggiore, di essere il “saggio”, quello più maturo ma allo stesso tempo “irresistibilmente allegro”, ed a Nanna di essere l’anima dolce di casa, che incantava tutti con le sue parole e con gli sguardi.
Straziante l’amore del migliore amico di Francesco “dovevamo diventare grandi insieme, fare i fashion blogger, andare in giro con la vespa, giocare a calcio con te che come al solito non mi passi mai la palla, dovevamo andare insieme al Seguenza e farci rimproverare dai professori. Te ne sei andato da eroe, ma non è giusto a 13 anni….”
E l’amica di Raniero che lo ricorda “col tuo sorriso a 50 mila denti, sei il mio amo preferito, ti avrei voluto in prima fila al mio matrimonio. Scambiamoci una promessa, io ti ricorderò per sempre ma tu, quando puoi, vienimi a trovare in sogno”.
Tutti gli amici della 3 H, e poi la lettura del tema sui migranti, la prima prova scritta d’esami che Francesco ha sostenuto: “è un problema che riguarda tutta l’umanità- ha scritto FIFì, a 13 anni, dando anche in questo caso una lezione di vita- Ognuno di noi deve cambiare la propria mentalità se vogliamo cambiare il mondo. Siamo tutti uguali, non conta il colore della pelle”.
Poi le lacrime delle maestre, della preside dell’Ignatianum Olga Fortino, dei dirigenti scolastici che hanno consegnato alla famiglia il tema sui migranti e il certificato di licenza media e hanno annunciato che il ricordo di Francesco Filippo resterà tangibile attraverso l’intestazione dei locali. Infine i familiari.
E poi papà e mamma, con le parole che hanno oltrepassato il corpo per volare altissimo e far sentire ai loro due cuccioli quell’amore senza confini: “Miei adorati figli, Fifì che stavi diventando grande, avevi guidato la Vespa e ti sentivi Valentino Rossi, Nannino mio, eri il gigante della famiglia, non eri di questo mondo. Adorati figli miei è stato un onore essere vostri genitori, proteggete i vostri fratelli”, “siete stati l’unica ragione della nostra vita. Siamo ancora una famiglia, e lo saremo sempre, insieme a voi ed a Tancredi e Federico. Vogliamo ringraziare tutta la città che ha pianto sinceramente insieme a noi”.
Un lunghissimo applauso ha accompagnato l’addio ai fratellini, mentre centinaia di palloncini bianchi volavano in cielo e si sentivano i singhiozzi di migliaia di persone.
Davanti al corteo funebre due ceste con due palloni da calcio.
Chissà perché, Fifì e Nanna sembrava di vederli insieme, mano nella mano, come solo i fratelli sanno fare e come, con ogni probabilità, sono andati incontro alla terribile morte che li ha strappati al mondo.
Rosaria Brancato