La clinica Santa Rita riaprirà. Lieto fine per un'odissea durata due anni

La clinica Santa Rita riaprirà. Lieto fine per un’odissea durata due anni

Francesca Stornante

La clinica Santa Rita riaprirà. Lieto fine per un’odissea durata due anni

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mercoledì 16 Luglio 2014 - 23:28

Accordo siglato tra i proprietari della Casa di cura Carmona e quelli della Santa Rita, tutti i lavoratori verranno assunti. Dopo due anni di lotte finisce l'incubo, la segretaria della Fp Cgil Clara Crocè e una lavoratrice raccontano il dramma vissuto.

Finalmente il risveglio dall’incubo. Un’odissea durata due anni, un dramma occupazionale e soprattutto sociale che ha segnato profondamente la vita di 53 lavoratori. Tante lacrime, disperazione, amarezza, momenti di profondo scoramento, tante porte in faccia e tanti ostacoli. Oggi però la storia sembra destinata ad avere il lieto fine. La Clinica Santa Rita riaprirà le sue porte alla città e tornerà ad essere quel presidio sanitario che per tanti anni è stato punto di riferimento per i messinesi ma non solo. Chi lavorava alla Santa Rita riavrà il suo posto di lavoro dopo tante battaglie e dopo due anni di inferno. E’ stato siglato l’accordo tra i proprietari della Casa di cura Carmona, il gruppo Tigano, e quelli della Santa Rita, Picone e Reale. Un accordo fortemente voluto dai proprietari della clinica Santa Rita che hanno sempre creduto in quella struttura e che si sono spesi con forza per riuscire a restituire un futuro alla clinica e ai suoi lavoratori.

Per capire quanto sia stata importante l’intesa tra il gruppo Tigano e la società composta da Reale e Picone bisogna necessariamente fare un passo indietro e ripercorrere le tappe salienti di questa vicenda. A raccontare oggi questi due anni di lotta è la segretaria della Fp Cgil Clara Crocè che finalmente tira un sospiro di sollievo e pensa soprattutto a tutti quei lavoratori che in questi anni hanno sofferto, a chi non sapeva cosa dare da mangiare ai figli, pensa a quella lavoratrice che ha perso la casa per colpa del fallimento della struttura e che per mesi ha vissuto con la valigia sempre pronta per spostarsi da una posto all’altro, a seconda di dove trovava ospitalità per lei e per suo figlio. Le storie da raccontare sarebbero tante. Il filo conduttore che le unisce tutte però è uno e risale al maggio 2012, quando l’allora commissario dell’Asp Francesco Poli decretò la chiusura della clinica per gravi carenze igienico-sanitarie. All’epoca la struttura era gestita dall’Ati Hospital di Grazia Romano e Giovanni Pizzo. I dipendenti finirono in cassa integrazione, dopo quattro mesi però iniziò la gestione fallimentare dell’Ati Hospital e per i lavoratori non ci furono più sussidi e ammortizzatori sociali che potessero essere una forma di sostentamento.

Iniziarono le manifestazioni, le proteste, le richieste di incontro, i tavoli tecnici, gli appelli. La Fp Cgil e i lavoratori non volevano rassegnarsi. E così fu messa in campo una strategia forse inedita ma che oggi dovrebbe portare i risultati sperati. In pratica nessuno fu licenziato nel momento in cui furono avviate le procedure di liquidazione dell’Ati che gestiva la struttura, i lavoratori sono rimasti in una sorta di limbo perché sospesi e senza alcuna fonte di reddito. L’obiettivo del sindacato, spiega oggi Clara Crocè, era quello di non perdere l’unico appiglio che ancora legava i dipendenti alla clinica, perché se mai fosse arrivato il licenziamento oggi la storia sarebbe molto diversa e quei lavoratori quasi certamente non avrebbero più avuto diritto alla riassunzione.

Da un lato quindi la procedura fallimentare che doveva fare il suo corso, dall’altro l’inizio dell’attività sindacale destinata soprattutto alla Regione da cui dipendevano le sorti dell’intera vicenda. Il sindacato chiese immediatamente di bloccare l’aggregato di spesa destinato alla Santa Rita, cioè di non ripartire subito le risorse della struttura messinese a quelle di altre province, ma di lasciarle in stand-by, sperando di poterle riutilizzare proprio per rilanciare il servizio.

Gli incontri, le trasferte a Palermo dall’assessore Lucia Borsellino, l’intervento costante della Prefettura che si guadagna il plauso della Fp Cgil, sono però serviti. Adesso per poter davvero iniziare manca solo l’accreditamento da parte della Regione, un passaggio fondamentale e che in questi anni ha rappresentato uno dei nodi più difficili da sciogliere, soprattutto quando ad un certo punto, in sede di predisposizione dello stato fallimentare, il giudice aveva censito insieme ai beni mobili anche il diritto controverso dell’accreditamento. Esplose una querelle tra proprietà e gestione fallimentare sulla titolarità dell’accreditamento istituzionale, la caparbietà del sindacato e dei proprietari della clinica però ha avuto la meglio, oggi tocca solo alla Regione compiere l’ultimo passo.

“Insieme alla vertenza delle lavoratrici ex Futura, questa della clinica Santa Rita è stata una delle battaglie sindacali più dure e intense dal punto di vista emotivo. Una di quelle vertenze in cui chi perde il posto non riesce più a ritrovarlo. Sembrava una sfida impossibile, eppure tra mille difficoltà oggi ce l’abbiamo fatta. Abbiamo difeso con i denti quella struttura e l’occupazione che rappresenta, abbiamo trovato di fronte a noi Massimo Reale che voleva fortemente riaprire la clinica e che insieme al sindacato ha portato addosso il peso dei drammi personali dei lavoratori, adesso periamo che la burocrazia consenta di inaugurare prestissimo la Santa Rita, in barba a chi ha fatto di tutto per impedire che ciò accadesse” dichiara Clara Crocè.

I lavoratori erano 53, oggi però sono circa una trentina quelli che potranno brindare al nuovo posto di lavoro. Lo racconta Francesca Zimbaro, una delle infermiere della clinica, che ripercorre le istantanee di questi due anni e non riesce a trovare un momento in cui l’amarezza è stata più forte perché è stato un lungo infinito tunnel buio che sembrava non avere uscita. “In tanti non hanno potuto aspettare il lieto fine perché senza alcun sussidio non era possibile vivere e dunque sono stati obbligati a scegliere il licenziamento. Questo è il rammarico più grande perché la Santa Rita era una grande famiglia che oggi ha lasciato per strada tanti pezzi”. Francesca ricorda che i problemi erano iniziati già prima della chiusura, quando i lavoratori avevano già maturato 8 stipendi di arretrato. “Adesso speriamo di recuperare Tfr e parte di quegli stipendi che ognuno di noi si era guadagnato e ricominciare da capo. Hanno bloccato le nostre vite per due anni, sono andati in fumo tanti progetti, nessuno potrà mai risarcirci per ciò che abbiamo vissuto. Sorridiamo però perché finalmente siamo usciti da quel tunnel e chi ha avuto la possibilità di aspettare non vede l’ora di poter tornare a lavorare”.

Tra tante vertenze che finiscono male quella della Santa Rita è un esempio positivo e che restituisce speranza. A questo punto non resta che aspettare la riapertura della clinica.

Francesca Stornante

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