L'opera "Colapesce e i gabbiani dello stretto", realizzata dall'artista Achille Baratta e realizzata per onorare la memoria di Maria Grazia Cutuli, è stata rubata dal luogo dove provvisoriamente era stata collocata. La scultura infatti aspettava, da Palazzo Zanca, l'autorizzazione per essere posizionata alle spalle del Duomo
L'arte è l'unica traccia del passaggio dell'uomo sulla terra. Con una pennellata azzeccata o un colpo di martello al punto di giusto si può emozionare, riportare alla mente ricordi e sottolineare un determinato avvenimento che merita un certo tipo di memoria e rispetto.
Dopo l'alluvione del 2009, gli artisti messinesi hanno deciso, anche con installazioni immaginarie o con semplici costruzioni digitali, di riempire la città di opere varie, creando quasi un colpo d'occhio che potesse concentrare l'attenzione dello spettatore sulla bellezza "della tela naturale", centrando quindi il valore del territorio e l'importanza di chi ogni giorno lotta per valorizzarlo.
Non sono mancate quindi idee con riferimenti puri alla storia della città e alle sue tradizioni. Lo scultore Achille Baratta, in arte AldoBrando, aveva infatti realizzato seguendo questo spirito una raccolta di costruzioni digitali dove in varie zone di Messina venivano collocate diverse installazioni per arricchire i piazzali o le strade. Con un'opera dedicata a Maria Grazia Cutuli, la giornalista catanese inviata del Corriere della Sera, "Colapesce e i gabbiani dello Stretto", struttura suggestiva e dallo stile interessante, Baratta intendeva rendere omaggio a quella Sicilia che non si arrende, e, come si legge nel libretto dell'opera, dedicare tutto questo a Maria Grazia Cutuli è doveroso perchè "lei è l'espressione dell’impegno e della volontà della cultura e della professionalità siciliana che è costretta ad emigrare, a lasciare un segno così forte nella nazione fino a morire martire del giornalismo".
La scultura aspettava direttive direttamente da Palazzo Zanca (la richiesta è stata inoltrata il 31 Agosto del 2011 e veniva annunciato che l'impianto sarebbe stato totalmente donato da Baratta e lo spostamento della struttura era a suo carico, zero spese quindi per le casse comunali), dato che il suo autore era in attesa di conoscere i tempi secondo cui l'opera sarebbe stata posizionata nel luogo stabilito, con autorizzazione del Comune, alle spalle del Duomo. "Colapesce e i gabbiani dello Stretto" è stata però rubata, lasciando un segno abbastanza forte sia nelle speranze dell'artista sia nella reale possibilità di rendere omaggio ad una grande siciliana e dedicargli un ricordo doveroso.
Claudio Panebianco
MA COSA PENSATE CHE UN OPERA IN FERRO “DEPOSITATA” E NON CUSTODITA, IN UNA ZONA COSI POCO CONTROLLATA POTEVA RESISTERE COSI A LUNGO.
ORAMAI SARA FINITA ….TAGLIATA COME FERRO VECCHIO E VENDUTA A POCO PIU DI €0,15 AL KILO ….INFATTI COSI VALE LA NOSTRA AMMINISTRAZIONE COMUNALE
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