Il clima politico si è surriscaldato in questi ultimi giorni, la quesitone sfiducia dovrà arrivare in Consiglio entro il prossimo 18 febbraio. Ma quegli stessi consiglieri comunali hanno tra le mani il futuro dei rifiuti e di oltre 500 lavoratori tra Messinambiente e Ato3. Con un fallimento quasi conclamato e un quadro regionale confusionario.
Il clima è incandescente. La mozione di sfiducia, che entro un mese potrebbe portare alla fine dell'amministrazione Accorinti e di questa consiliatura che regge le sorti di Palazzo Zanca da giugno 2013, apre scenari politici e amministrativi da analizzare e valutare. Sul piano politico il dibattito in città si è acceso prepotentemente e adesso gli occhi sono puntati non solo sui 17 firmatari della sfiducia, ma soprattutto sui numeri che serviranno in aula per chiudere davvero l'esperienza accorintiana. Servono 27 voti e adesso bisognerà capire quali strategie si andranno a definire dentro e fuori dal palazzo. Intanto però quegli stessi consiglieri comunali saranno chiamati a concentrarsi su un tema che scotta forse ancor più della sfiducia: il futuro della gestione rifiuti. La scorsa settimana c'è stato il preludio di quello che si preannuncia come un periodo caldissimo, aperto dall'invasione dei dipendenti di Messinambiente nell'aula consiliare. Lavoratori e sindacati lo hanno detto a gran voce: "Non permetteremo che si sprechi anche solo un altro secondo". Puntando dritto ai consiglieri comunali hanno inchiodato i rappresentanti del civico consesso a responsabilità pesanti perché adesso il futuro degli oltre 500 lavoratori di Messinambiente e Ato3 è nelle loro mani. Da loro, infatti, dipende cosa ne sarà di Messinambiente e della Messina Servizi Bene Comune, in un clima appesantito dall'ombra della sfiducia e soprattutto dal rischio del fallimento che aleggia su Messinambiente. Il prossimo 8 febbraio è fissata la prima udienza presso il Tribunale fallimentare, i consiglieri nel frattempo hanno iniziato ad analizzare la delibera di costituzione della MessinaServizi. Insieme a questa non possono ignorare l'altro corposo provvedimento, quello che racchiude affidamento dei servizi di igiene ambientale e il contratto di servizio del comparto rifiuti. Un pacchetto di atti di centinaia di pagine da cui dipende il futuro a lungo termine del settore rifiuti, da sempre precario e inefficiente. Per l'amministrazione Accorinti è questa la soluzione che darà la svolta, per i consiglieri bisogna analizzare e andare con i piedi di piombo per non rischiare di creare solo l'ennesima società che avrà solo un nome diverso ma che non risolverà i problemi atavici che nel tempo hanno dato alla città solo un servizio insufficiente, tasse da capogiro e debiti milionari. I tempi per la costituzione della nuova società sono strettissimi e ovviamente non si può non tenere in considerazione la sfiducia che rischia di paralizzare tutto per un mese e, in base a quale sarà il voto finale, far naufragare il progetto della MessinaServizi. In questo quadro ci sono due scadenze da tenere a mente: il 31 gennaio scade la proroga per i 51 dipendenti dell'Ato3 e ovviamente si scoprirà solo l’ultimo giorno se la Regione continuerà a tenere in vita gli ambiti territoriali; per Messinambiente sulla carta c’è più tempo, scade infatti il 30 giugno l’affidamento che il Comune ha siglato nel penultimo giorno dello scorso anno. Ma c’è il fallimento che potrebbe ribaltare tutto. E c’è anche un contesto regionale confusionario con Crocetta che intima il commissariamento dei Comuni mentre continua a gestire i rifiuti siciliani a suon di ordinanze straordinarie e il Ministero all’Ambiente che tiene il fiato sul collo dell’intera Sicilia.
Una partita difficilissima da giocare in un momento politico così delicato. C’è chi rimprovera ad Accorinti e Ialacqua di avere insistito troppo con Messinambiente e di essersi bloccati sulla posizione ideologica della gestione “in house”, questione che ha spaccato in aula la stessa giunta, con la presa di posizione di Luca Eller Vainicher. C’è da considerare anche che sono stati spesi quasi tre anni appresso al progetto della Multiservizi che poi si era ridotto all’Amam acqua e rifiuti e che alla fine si è trasformato in un’altra società che si occuperà solo di igiene ambientale. Una catena di eventi che oggi costringe la sfiducia e la Messina Servizi Bene Comune a camminare sullo stesso binario.
Un altro passaggio da ricordare però è anche il famoso Piano Aro, quello strumento programmatico del settore rifiuti che detta le linee per i prossimi 9 anni e cristallizza azioni da mettere in campo, cifre da rispettare, strategie da individuare e attuare (VEDI QUI PER I DETTAGLI SUL PIANO). Un consiglio comunale striminzito lo approvò lo scorso 29 giugno. 17 consiglieri (VEDI QUI), tra i quali anche alcuni di quelli che oggi hanno firmato la mozione di sfiducia, hanno scelto quale dovrebbe essere il percorso da seguire nel comparto rifiuti, a cominciare dalla gestione in house dei servizi. La creazione di una nuova società doveva essere il naturale passo successivo. Almeno quei 17 consiglieri che votarono il Piano Aro oggi non dovrebbero batter ciglio. La discussione però promette scintille. E oggi si torna in aula in I commissione Bilancio e si ricomincia proprio dalla MessinaServizi Bene Comune.
Francesca Stornante