Confronto lampo con gli arrestati dai nomi "pesanti", intanto la Polizia lavora sul movente
MESSINA – Non parlano Salvatore Maiorana (31 anni) Natale Lo Duca (30) e Giuseppe Fisichella (19), arrestati per il ferimento di Marcello Nunnari sul viale Europa il 22 luglio scorso. Dopo l’arresto da parte della Polizia, i tre sono comparsi davanti al giudice per l’interrogatorio di garanzia ma hanno scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere. Il faccia a faccia col Giudice per le indagini preliminari è perciò durato poco e tutti e tre per il momento restano in carcere. Gli avvocati Salvatore Silvestro, Antonello Scordo e Giuseppe Bonavita valuteranno adesso i prossimi passi della strategia difensiva.
Intanto le indagini della Squadra Mobile vanno avanti per chiarire il movente dell’agguato, costato una lesione superficiale alla coscia destra al trentacinquenne Nunnari. L’uomo si trovata nei pressi del bar Hoops, all’angolo col mercato Zaera, quando è stato ferito di striscio da un colpo di pistola. A sparare, hanno chiarito gli investigatori grazie ai filmati delle video camere di sorveglianza e alle intercettazioni, è stato un minorenne ora in comunità, a bordo di una Honda Sh guidata da Fisichella, arrestato qualche giorno dopo dagli agenti per possesso di armi da fuoco.
C’entra la mafia?
Pochi dubbi che c’entrino dinamiche legate ai clan cittadini, in particolare quelli della zona centro sud. E non soltanto per il profilo dei quattro ragazzi arrestati che sono per gli investigatori, di là delle “macchie” sulla fedina penale, delle vecchie conoscenze malgrado la giovane età. Per parentele dirette o indirette, tutti e tre sono inseriti nella geografia criminale cittadina. La conferma è arrivata proprio dalle intercettazioni telefoniche che li hanno inchiodati, secondo gli investigatori: progettando l’agguato, diretto a distanza da Maiorana e Lo Duca, i giovani fanno infatti riferimento e alla possibilità di una ritorsione futura e alla necessità che intervenga qualcuno di “maggior peso”, negli sviluppi futuri.
Guerra tra clan o ritorsione?
Questo è almeno l’interpretazione degli inquirenti, cristallizzata nell’ordinanza del giudice Torre che ha autorizzato il l’arresto in carcere. Gli scenari sembrano però destinati a chiarirsi presto. Dal provvedimento d’arresto emerge infatti chiaramente che i poliziotti erano già sulle tracce del gruppetto che ha sparato, per una precedente indagine. E, se un possibile scontro tra gruppi criminali può fare da sfondo alla gambizzazione, l’intervento dello Stato non tarderà ad arrivare.